Se per Confcommercio l’illegalità è solo abusivismo

Legalità, la giornata di mobilitazione

«Quattro imprese su cinque (l’82,4%) si ritengono danneggiate dall’azione dell’illegalità e dai meccanismi commerciali fuori dalle regole, fenomeni che sono più accentuati nel centro e nel sud Italia. Oltre un terzo delle imprese (il 34,9%) segnala l’acuirsi dei fenomeni illegali rispetto a tre anni fa nel territorio in cui opera; per il 75,3% degli imprenditori del terziario l’azione dell’illegalità, in tutte le sue forme, in primo luogo genera concorrenza sleale o riduce i ricavi e il fatturato per mancate vendite; il 66,4% delle imprese che la crisi economica stia favorendo l’acquisto di prodotti e servizi illegali». 

Comincia così il comunicato di Confcommercio su un’indagine realizzata con Format Ricerche, sotto la testatina “Legalità mi piace!“. Dati preoccupanti, che fanno subito pensare a fenomeni gravi come il pizzo, l’usura, i furti, le rapine. Invece di questi temi nello studio non c’è alcuna traccia. Per capire qualli siano “tutte le forme” dell’illegalità denunciata, bisogna scendere allla terza pagina del comunicato. Dove si legge che «tra i meccanismi commerciali “fuori dalla regole” ritenuti in qualche modo più gravi e pericolosi le imprese del terziario indicano soprattutto la concorrenza sleale di coloro che vendono prodotti o servizi senza le necessarie autorizzazioni».

Più nello specifico le aziende dei vari settori (autotrasporto, servizi, turismo e commercio) denunciano problemi particolari, dagli autotrasportatori che si schierano contro chi esercita la professione senza essere iscritto all’albo ai commercianti che si lamentano della concorrenza sleale di venditori abusivi su strada o in appartamento. 

Conseguentemente si individuano le azioni ritenute più efficaci da parte delle imprese del terziario per combattere tutti quei fenomeni che alterano la concorrenza e inquinano il mercato: il lancio di campagne di comunicazione e sensibilizzazione verso i consumatori (64,2%), l’attivazione di iniziative che coinvolgano tutti i soggetti interessati dal fenomeno, cioè le imprese, i consumatori, lo Stato, le forze dell’ordine (61,8%), l’effettuazione di interventi sul territorio da parte delle forze dell’ordine e degli enti amministrativi nelle aree più colpite dalla illegalità (47,1%), la realizzazione di azioni e di iniziative di sensibilizzazione e formazione nelle scuole (26,7%), lo svolgimento di seminari di approfondimento sul fenomeno (21,7%).

Tutte risposte a un fenomeno che, per i commercianti, è gravissimo, dato che produce un danno di 17,2 miliardi di euro all’anno. 

Per l’83,2% delle imprese del terziario ritiene insufficienti (“poco” o “per nulla” efficaci) i controlli attualmente in atto per la repressione dei fenomeni illegali e per quattro imprese su cinque le sanzioni previste sia contro coloro che producono/vendono prodotti o servizi illegali che contro coloro che acquistano prodotti o servizi illegali sono insufficienti.

Tutto giusto, e siamo sicuri che anche altri problemi siano sentiti. Ma siamo sicuri che, nella “Giornata di mobilitazione di Confcommercio sulla legalità” i comercianti non si stiano dimenticando qualcosa?

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