Il grafico qui sotto, tratto dal blog di Ben Evans, illustra in modo molto chiaro l’ascesa e il declino di alcui social network prima di Facebook. MySpace ha dovuto convertirsi in social per gruppi musicali, Bebo è quasi scomparso, così Orkut e Tuenti (?) e anche Friendster.
Credevano di avere fidelizzato i loro utenti, pensavano di aver messo in piedi delle barriere efficaci per disincentivare l’abbandono, erano convinti che le persone non avrebbero lasciato tutta la loro storia fatta di immagini, video, status. Quando il momento è arrivato, però, niente ha impedito alla gente di andarsene via, trascurando tutta la “vita” accumulata sulla loro pagina.
(Vedi tutto il report su Google Trends)
La cosa merita una certa attenzione, perché lo stesso fenomeno accade anche per gli indirizzi mail. Si cambiano, si passa da un provider a un altro (l’ultimo in ordine di tempo, per molti, è stato Gmail) e spesso molti vengono chiusi. Eppure anche lì è racchiusa una parte importante della storia (anche lavorativa) di una persona.
Quello che sembra emergere (e lo puntualizza anche Benedict Evans) è che alla base del successo di una piattaforma social è il valore della relazione che si instaura con essa, o per meglio dire, delle relazioni che si hanno al suo interno. Se tutti i tuoi amici lasciano Facebook, è molto probabile che lo lascerai anche tu, con buona pace di tutte le fotografie, le taggature e i gruppi del tuo profilo.
Niente può impedirlo, e Facebook (sospettiamo) lo sa bene, tanto è vero che sta cercando di modificare nel tempo le sue prerogative, per evitare di far allontanare i suoi utenti. Ma non è facile. Riuscirà a non fare la fine di MySpace, e restare inchiodato in un grafico di social finiti?