Non solo la consegna veloce di Amazon. In un futuro non lontano potremmo vedere piccoli droni che ci consegnano la pizza a domicilio, ci servono a tavola quando andiamo al ristorante e ci tengono compagnia mentre facciamo jogging. Sperimentazioni del genere sono state fatte in Paesi come Gran Bretagna e Cina e altre, ancora più fantascientifiche, se ne faranno nei prossimi mesi.Al momento però lo scenario reale degli Uav (Unmanned aerial vehicle, definiti in italiano “mezzi aerei a pilotaggio remoto”) è molto meno visionario. Ma un fatto è certo: l’idea che i velivoli telecomandati servano solo per fini militari è già tramontata da un pezzo. I droni “buoni” destinati a scopi civili esistono, stanno alimentando un business in continua crescita e sono richiesti con sempre maggiore frequenza. Non ultima la proposta della Regione Sardegna per la mappatura dei danni post-alluvione e quella della Regione Campania per individuare i rifiuti nascosti nella Terra dei Fuochi.
Negli Stati Uniti, dove c’è già chi sventola stime e cifre, il settore avrebbe creato solo nel 2013 100mila nuovi posti di lavoro ed è destinato a generare entro il 2025 un giro di affari di oltre 82 miliardi di dollari (fonte: Association for unmanned vehicle systems). C’è di più: l’ente federale americano per l’aviazione civile ha stilato un piano che, se approvato, porterebbe entro cinque anni nei cieli degli Usa circa 7.500 aerei ed elicotteri senza pilota con compiti di sorveglianza.
In Italia invece è più difficile reperire numeri che restituiscano le dimensioni del mercato dei droni non militari, i light Rpas (Remotely piloted aircraft systems, uno dei tanti acronimi con cui vengono identificati questi sistemi). Il problema è che, a differenza di realtà come Francia e Gran Bretagna, non è presente ancora una regolamentazione per il settore con tanto di brevetti e autorizzazioni. «Non essendoci ancora una normativa da parte dell’Enac (Ente nazionale aviazione civile, ndr) che stabilisca se e come questi aeromobili debbano volare, non esistono ancora cifre ufficiali relative al numero di imprese attive nel settore e al fatturato complessivo», dice Paolo Marras, presidente di Assorpas, l’Associazione che riunisce le aziende italiane che operano nella filiera dei mini-droni a scopo civile.
«Le società iscritte all’associazione sono una cinquantina – aggiunge Marras, che è anche presidente dell’azienda lombarda Aermatica, che progetta, realizza e commercializza i droni – ma si può stimare che in Italia operino diverse centinaia di compagnie, tutte ad alto tasso di innovazione: c’è chi produce i sistemi di volo, chi progetta i sensori installati sui droni, chi eroga i vari servizi che possono essere forniti dai velivoli e chi vende i dati. E poi ci sono aziende che offrono più servizi contemporaneamente».
L’economia di questo comparto è in parte sommersa, perché oggi l’attività dei light Rpas è consentita solo a livello sperimentale. In altre parole, si è liberi di produrre e vendere dispositivi, che però non dispongono dell’autorizzazione per volare. L’Ente nazionale per l’aviazione civile ha promesso che il regolamento per questi velivoli sarà pronto nel giro di pochi mesi. Parallelamente, oltre al via libera dell’Enac, il settore dovrà risolvere una serie di questioni non da poco, tra cui la sicurezza e la tutela della privacy delle persone eventualmente fotografate o riprese dai droni.
Nel frattempo però gli operatori non stanno con le mani in mano e realizzano velivoli per le applicazioni civili più svariate. Come spiega Igor Barin di FlightTech, startup di Ponte nelle Alpi (Belluno) che produce sistemi di volo senza pilota e componentistica, il principio di base è che gli Uav possono sostituire gli esseri umani in alcuni compiti particolarmente impegnativi: «È un lavoro sporco? Facciamolo fare ai droni». Ma in quanti modi si possono usare i light Rpas, ovvero i mini-droni destinati a scopi pacifici? Ecco gli utilizzi più comuni.
Foto e riprese video
La maggior parte delle applicazioni dei velivoli telecomandati si basa sul fatto che questi apparecchi possono essere dotati di sensori di vario tipo, a cominciare da quelli per catturare le immagini. Tra i servizi più richiesti nell’ambito di aerei ed elicotteri senza pilota ci sono infatti le foto e le riprese video, fatte da prospettive “alternative”. Montando fotocamere o videocamere sui mini-droni c’è la possibilità, con le tecnologie attuali, di realizzare immagini stabili e nitide che possono essere sfruttate per film, documentari, news, videoclip, filmati aziendali, video promozionali. «Non è un caso che fra i maggiori acquirenti di droni ci siano i fotografi e i videomaker», nota il co-fondatore di FlightTech, azienda che dal distribuire prodotti di modellismo si è lanciata nel mercato degli Uav proprio ascoltando chi chiedeva se fosse possibile montare una fotocamera su un velivolo del genere.
Promozione turistica e culturale
Potendo fare fotografie dall’alto e riprese panoramiche di città, paesaggi, località, opere d’arte e architettoniche, i droni possono essere impiegati come strumenti per rendere più attrattivo il materiale di promozione turistica e culturale di un territorio e aumentare le potenzialità del marketing.
Eventi
Stesso discorso per gli eventi. La possibilità di effettuare videoriprese “a volo di uccello” può rivelarsi utile per chi organizza eventi in diretta come concerti, manifestazioni sportive, rappresentazioni teatrali, kermesse, cerimonie religiose.
Edilizia, ingegneria e infrastrutture
Gli aeromobili a pilotaggio remoto possono essere sfruttati in vari modi nell’ambito delle costruzioni e delle infrastrutture. Si può controllare lo stato di manutenzione di un edificio o senza impiegare risorse umane, fare operazioni di fotogrammetria e rilevamento di dati, monitorare la condizione di ponti e ferrovie, soprattutto nei punti più difficili da raggiungere con altri mezzi.
Salvaguardia del patrimonio artistico
Le medesime rilevazioni possono essere compiute a tutela del patrimonio artistico e culturale. Stabilire se un affresco o una costruzione di interesse storico necessita di un intervento di manutenzione e restauro diventa più facile se c’è un apparecchio che fotografa a distanza ravvicinata l’oggetto da salvaguardare.
Ispezioni in ambito industriale
Meglio un eventuale danno a un elicotterino telecomandato che a un essere umano. Ecco perché in ambito industriale, i light Uav possono essere impiegati per fare ispezioni in ambienti in cui l’intervento umano potrebbe essere rischioso, come per esempio le linee dell’alta tensione e le aree contaminate con sostanze tossiche o inquinanti. E l’utilità può essere alta anche quando c’è da ispezionare luoghi che, pur non presentando alti profili di rischio, risultano impraticabili per gli esseri umani. Basta pensare alle condotte o, in genere, alle zone impervie.
Rilevazioni ambientali
Sempre puntando sulla possibilità di arrivare in aree pericolose senza mettere a rischio esseri umani, soggetti pubblici e privati possono servirsi dei droni per monitorare i livelli di inquinamento di un determinato territorio, misurarne la radioattività o il grado di contaminazione.
Controllo del territorio
Le rilevazioni fotografiche e i sopralluoghi in ambito agricolo sono attualmente, secondo Barin, il «vero mercato per i droni». In pratica, aziende e consorzi richiedono velivoli su misura oppure pagano gli operatori per osservare costantemente piante e terreni con lo scopo di raccogliere dati e informazioni utili per ottimizzare la gestione delle colture. Parallelamente, i light Uav sono adatti anche per l’uso in ambito forestale e geologico in quanto possono monitorare l’attività delle aree vulcaniche, mappare territori in vista di frane e terremoti, fare attività di prevenzione del dissesto idrogeologico, effettuare esplorazioni minerarie. Un esempio di applicazione è nella Terra dei fuochi, dove la Regione Campania ha pensato di impiegare questi sistemi per contrastare l’eco-criminalità e individuare i rifiuti nascosti.
Gestione di emergenze
Oltre che per la prevenzione, le fotocamere e i sensori installati sui mezzi aerei senza pilota possono essere utili per il monitoraggio dello sviluppo di calamità naturali e incendi e per la perlustrazione di aree non semplici da raggiungere come quelle colpite da smottamenti, alluvioni, valanghe ed eventi simili. Una volta studiata la situazione e individuate le vittime e le persone in pericolo, per protezione civile e vigili del fuoco diventa più agevole capire come intervenire e organizzare i soccorsi. «Abbiamo un cliente che ci ha chiesto di realizzare un elicottero per cercare dispersi in montagna», testimonia Barin.
Sorveglianza e ricerca di persone scomparse
La sorveglianza è l’utilizzo che più avvicina i light Rpas pacifici ai droni usati in ambito militare. Ma probabilmente è e sarà una delle applicazioni di maggior successo. Sì, perché tenere sotto controllo “dall’alto” una città o un territorio, deserto o affollato che sia, diventa accessibile a costi molto più bassi che in precedenza. Per le forze di polizia ci sarebbe quindi l’opportunità di fare interventi tempestivi quando si verificano certi atti illegali ed effettuare, in alcuni casi, anche attività di prevenzione. I mini-droni possono essere inoltre un efficace strumento di supporto nella ricerca di persone scomparse.
Sorveglianza privata e consegne a domicilio
Al pari delle forze dell’ordine, anche aziende e privati hanno la possibilità di acquistare Rpas per sorvegliare edifici, stabilimenti produttivi o altre aree di interesse. In prospettiva, oltre alla rilevazione tramite sensori, gli Uav potranno essere utilizzati nei trasporti e nella logistica. I droni cargo sono già sperimentati in ambito militare e probabilmente non passerà molto tempo prima che l’idea verrà adottata anche per fini civili. Se domani un mini-elicottero dovesse bussare alla vostra porta non spaventatevi: probabilmente vi sta solo consegnando la spesa.