Famiglie separate, a Natale è boom di liti

Nel 60% dei casi non si trova un accordo

Le vacanze di Natale non sempre sono giornate di amore e serenità familiare. Soprattutto se si parla di coppie separate e divorziate. I lunghi pranzi e le cene accanto all’albero addobbato potrebbero non essere così divertenti se i due genitori non vivono sotto lo stesso tetto. Anzi. Proprio in questo periodo aumentano liti, conflitti e chiamate agli avvocati divorzisti. Il motivo del contendere, purtroppo, sono i figli. «Ma le pare che mio figlio deve andare in vacanza con la nuova fidanzata del padre? Io con quella con lo mando». Sono le telefonate classiche che Lorenzo Puglisi, avvocato e presidente dell’associazione Familylegal, si vede recapitare puntualmente in questi giorni dell’anno. «È nei periodi di festività, così come per le vacanze estive, che registriamo un acuirsi dei contrasti tra le coppie già separate», dice. «Nella maggioranza dei casi emergono disaccordi organizzativi che portano al litigio. E a farne le spese sono inevitabilmente i figli».

Dal 2006, la legge che regolamenta l’affido condiviso prevede espressamente il diritto dei figli minorenni di condividere i periodi di festa con entrambi i genitori con l’obiettivo di rendere meno dolorosa la disgregazione familiare. «Secondo i dati raccolti dal nostro osservatorio, il 35% delle richieste annuali di modifica dei provvedimenti di separazioni già in essere si registra a cavallo tra dicembre e gennaio proprio per motivi legati alla gestione dei figli», spiega Puglisi. Gli usi consolidati vogliono che la suddivisione delle giornate festive natalizie avvenga entro settembre. Ma nel 60% dei casi le coppie non riescono ad accordarsi fino all’ultimo sulla suddivisione dei giorni di festa. «Tre coppie su quattro si accordano solo dai dieci giorni a una settimana prima della sospensione scolastica. E questi disaccordi sono in aumento negli ultimi anni».

Di solito il periodo natalizio viene diviso dalle coppie separate in due settimane: dal 24 al 31 dicembre, e dal 1 al 6 gennaio. Per una metà i figli stanno con un genitore, per l’altra con l’altro genitore. E per i giorni festivi, «ci sono le coppie che si spartiscono la vigilia e il giorno di Natale. Alcuni regolamentano anche il 26 dicembre, il giorno di Santo Stefano».

Ma non tutti rispettano le decisioni prese dal giudice. Anche se, spiega l’avvocato, ci sono differenze tra le mancanze delle madri e quelle dei padri: «I padri tendono a non rispettare le scadenze legate agli orari. Magari riportano il figlio a casa con 3-4 ore di ritardo. Quando a non rispettare il provvedimento sono le madri, generalmente commettono delle violazioni più grandi, come il diniego per il padre di poter trascorrere del tempo con i propri figli. Questo accade nel caso di madri che hanno un atteggiamento possessivo o per vendetta nei confronti dell’ex marito».

E così mentre si tagliano pandori e panettoni e tutti dovremmo essere più buoni, «capita di ricevere molte chiamate», ammette l’avvocato. «Il Natale innesca una serie di conflittualità e difficoltà. Ma nei giorni di festa i tribunali non sono a pieno regime, così anche le richieste urgenti non sono risolte in tempi utili. Solitamente finisce che uno dei due genitori prevale; poi a gennaio uno dei due contesta il comportamento che l’altro ha avuto durante le ferie». Ma, precisa Puglisi, «è bene precisare che c’è una differenza fondamentale tra presentare una denuncia e presentare un esposto. Dalla denuncia potrebbe nascere un processo. L’iter dell’esposto prevede invece che le forze dell’ordine cerchino una soluzione bonaria con un tentativo di conciliazione. In questi casi può servire anche solo una chiamata dei carabinieri per trovare la soluzione». Il consiglio, quindi, «è di presentare denuncia solo nei casi più gravi, anche perché può sorgere una controdenuncia per calunnia e in molti casi il problema familiare non si risolve».

A far scoppiare le liti può essere soprattutto una novità: quando l’ex marito o l’ex moglie ha un nuovo compagno. «Mi chiamano dicendomi “avvocato io con quello-a i miei figli a Parigi non li mando”», racconta Puglisi. «Ma la Cassazione ha chiarito che per i minori è invece opportuno costruire un nuovo nucleo familiare. E nessuno può vietare all’altro di partire con la nuova fidanzata o fidanzato».

Ma ci sono anche genitori che di trascorrere le vacanze con i figli proprio non ne vogliono, o non ne possono, sapere. Quelli che nonostante la disponibilità economica non se la sentono di trascorrere del tempo con i figli, quelli che preferiscono riposarsi solo in compagnia di nuovi compagni o compagne, ma ci sono anche quelli che non vogliono trascorrere le vacanze con i propri figli perché non hanno la disponibilità economica per farlo. «E questi casi sono in aumento in un momento di crisi». Ma «l’egoismo genitoriale a volte oltrepassa ogni limite. Se in passato si è assistito all’uso indiscriminato di certificati medici di favore per impedire all’ex coniuge di portare con sé i bambini, oggi si assiste a una tendenza opposta: è il genitore stesso che si dà malato pur di essere esonerato dall’onere di portare i figli con sé in vacanza».

E non si tratta di un gesto qualsiasi. «Chi non rispetta quanto stabilito dal giudice non solo commette un illecito civile, ma anche un reato, come ha più volte precisato la Corte di Cassazione». Non a caso, dopo l’Epifania, i tribunali si vedono piombare una pioggia di denunce sulle proprie scrivanie, con un aumento del 30%, a seguito delle quali, almeno nel 50% di casi, ci saranno processi penali a carico di uno dei due genitore. È così che comincia il nuovo anno. 

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