Una pensione non fa la felicità. Soprattutto se non è di quelle d’oro, ma di “latta” (come qualcuno ha già ribattezzato le basse pensioni). Con un portafogli in tasca sempre più smilzo, per gli anziani risparmiare diventa la parola d’ordine. E se alle medicine non si può certo rinunciare, l’unica scelta è mangiare di meno o peggio. Lo dicono i risultati di un sondaggio realizzato da Ipsos per Cgil Spi (Sindacato pensionati italiani), secondo i quali il 22% dei pensionati rasenta la povertà. Ma nonostante le condizioni precarie di alcuni, nonni e nonne rappresentano ancora un pilastro fondamentale per integrare il welfare statale sia per la cura e l’assistenza dei nipoti sia in termini economici.
Negli ultimi tre anni i consumi alimentari tra chi è andato in pensione sono diminuiti del 33 per cento, a fronte di una crescita simile negli acquisti di prodotti farmaceutici. Restrizioni nello stile di vita che però fanno emergere un quadro frammentato, così come è frammentato il mondo dei pensionati italiani. Poco meno del 30% dei pensionati dichiara di non avere nessun problema ad arrivare a fine mese, mettendo addirittura qualcosina da parte; una percentuale identica si destreggia invece tra spese e bollette, rimandando i pagamenti quando necessario; circa un quarto dice di non avere difficoltà pur spendendo tutta la pensione entro la fine del mese; un 12% è in crisi netta, costretto a usare i risparmi o a ricorrere a prestiti; il 4% infine non riesce a sopravvivere senza l’aiuto di parenti, amici e servizi sociali. Più della metà, in pratica, non presenta problemi particolari. Gli altri, si muovono tra calcolatrici e buoni spesa.
Se si guarda ai consumi, però, il quadro appare meno felice. Solo il 20% dichiara di non aver dovuto ridurre le proprie spese nel corso dell’ultimo anno, mentre un terzo ha dovuto ricorrere a tagli nelle spese (anche se solo riducendo il superfluo). Più di un quarto ha ridotto invece consumi importanti e un quinto si è dovuto privare del necessario.
La contraddizione, spiegano da Ipsos, si spiega grazie al fatto che anche la maggioranza di chi dichiara di riuscire a risparmiare lo ha fatto grazie a un taglio nelle spese: il 24% ha tagliato consumi “necessari”, il 37% ha solo sfoltito le spese “superflue”, mentre solo meno del 40% dei pensioni intervistati riesce a mettere qualcosa da parte senza intervenire pesantemente sui consumi.
Se poi si vanno a guardare quelli che a fine mese non ci arrivano, si scopre che quasi la metà di chi attinge a risparmi o prestiti rinuncia a consumi importanti come il cibo, e che più della metà di chi ricorre all’aiuto di amici e parenti ha tagliato spese necessarie. Possiamo quindi dire, spiega Ipsos, che almeno il 22% dei pensionati vive il dramma della povertà vera, con quasi l’8% ridotto alla fame.
A guardare gli ultimi dati Istat sul sistema previdenziale italiano, in effetti, l’importo medio delle pensioni e dei redditi pensionistici (cioè il totale di trattamenti pensionistici diversi) si muove poco sopra o poco sotto i mille euro al mese. Per le pensioni, si va dai 12.420 euro del Nord Ovest ai 9.961 del Sud. Per i trattamenti pensionistici, dai 17.456 del Nord Ovest ai 14.352 del Mezzogiorno.
Nello stesso tempo, però, in un Paese come l’Italia non attento al welfare familiare, nonne e nonni rappresentano ancora un sostegno per i figli, qualche volta sacrificando anche il bene più prezioso, cioè la casa, con la vendita della nuda proprietà per sostenere i propri cari. Da un lato infatti l’11% dei pensionati – quasi due milioni di persone – ha bisogno di essere sostenuto in termini di cura, assistenza, pulizia e manutenzione della casa; dall’altro il 40% circa fornisce aiuto a figli e nipoti sia per attività di cura e sostegno sia in termini economici. Se il 16% dei pensionati riceve, magari saltuariamente, aiuti esterni, quasi la metà dei pensionati invece sostiene economicamente, magari sporadicamente, i propri familiari. Quasi il 15% dichiara che negli ultimi tre anni ha dovuto spesso prodigarsi in aiuti economici, il 26% lo ha fatto almeno qualche volta, l’8% lo ha fatto raramente.
Per quanto in evidente difficoltà, i pensionati mantengono ancora un ruolo strategico nella famiglia italiana. L’allungamento dell’età lavorativa e la progressiva riduzione dell’importo medio delle pensioni renderanno loro difficile mantenere questo ruolo.