Possiamo chiamarlo “cambio merce” o, se vogliamo, bartering. È un meccanismo sempre più diffuso nel mercato della pubblicità perché in tempi di liquidità limitata ha i suoi vantaggi. I meccanismo si basa su un concetto semplice: un’azienda che vuole investire in pubblicità vende i propri prodotti a un intermediario, che in cambio pianifica e acquista pubblicità per pari valore della merce ceduta. Gli importi delle fatture si compensano reciprocamente senza esborsi finanziari, e quindi con vantaggi fiscali.
A Torino c’è chi per anni ha masticato questi meccanismi e ha deciso di andare oltre il settore delle pubblicità, permettendo alle aziende di scambiarsi una vasta gamma di prodotti senza mettere mano al portafoglio, grazie a una piattaforma online. L’ideatore del sistema si chiama Paolo Arnello ed è managing director della società iBarter. Da vent’anni si occupa di baratto multilaterale per le aziende, avendo cominciato a metà anni ’90 con multinazionali americane nel campo.
Paolo Arnello, managing director di iBarter
iBarter è invece stata fondata nel 2011, dall’idea e dalla collaborazione di tre imprenditori che avevano esperienza in ambiti diversi: marketing, organizzazione e gestione aziendale e il già citato scambio merci tra società. «In poco più di un anno di attività abbiamo coinvolto circa 500 aziende in tutte le categorie merceologiche – dice Arnello -: da Groupon alla filiera della piccola impresa edile, alle aziende dei settori dei trasporti, imballaggi, forniture industriali, fino al grosso produttore di cemento, come la multinazionale quotata in borsa Buzzi Unicem».
Il sistema prevede uno scambio dei propri prodotti o servizi con altri membri del circuito senza movimentazione di denaro. La start-up torineseguadagna dall’iscrizione delle aziende nella piattaforma (a cui si accede dal portale www.ibarter.it); queste ultime, dopo la registrazione, entrano nel “sistema” inserendo un’offerta o più offerte da rivolgere agli associati. All’inizio possono usufruire di una disponibilità massima garantita di crediti, anche senza aver intrapreso alcuna azione di vendita. In altre parole, possono cominciare a “comprare” anche senza aver ceduto alcun oggetto. Per ogni cessione il venditore matura un credito (che corrisponde ad 1 euro); tale credito potrà essere usato per acquistare prodotti o servizi da un altro membro del circuito. iBarter fattura una commissione su tutto il movimentato mensile che le aziende fanno in crediti. «Se un’azienda ha movimentato 1.000 euro di acquisto e 500 in uscita, ad esempio, a fine mese emettiamo una fattura che è nell’ordine del 5% dell’importo totale; in questo consiste il ricavo di iBarter. Il credito transato al 2013 dovrebbe attestarsi intorno ai 2 milioni di euro», precisa Marco Gschwentner, socio di Arnello in iBarter.
Il fatturato dell’azienda, a detta dei soci (il bilancio è fermo al 2011, ndr), cresce dal 2011 al 2012 di circa il 50%, attestandosi intorno ai 250 mila euro, specifica Gschwentner. Nel 2011, anno dell’avvio dell’attività, i ricavi erano stati di 117mila euro, con un risultato netto di poco negativo, per 5mila euro. Gli scambi, allora, si attestavano «sui 50 mila euro/mese che generano ricavi a iBarter sulla base di percentuali variabili tra il 5% e il 10% e sei agenzie esclusive di vendita sul territorio per il cui mandato ogni agenzia paga tra i 10mila e i 20 mila euro», si legge nel bilancio.
La sede di iBarter, a Torino
Come fanno ad interagire settori merceologici diversi all’interno del portale? «Se sono un produttore di bicchieri ed ho un costo di produzione di 50 centesimi del bicchiere, quando lo devo commercializzare lo rivendo a 1 euro – afferma Arnello -; quando devo acquistare qualcosa per la mia azienda e ho di fronte due o tre fornitori alternativi ed equivalenti, se uno mi propone di essere pagato con i miei bicchieri evidentemente mi conviene, perché mi costa la metà e non ho dubbi su che fornitore scegliere». Il ruolo di iBarter è quello di rendere facile e trasparente l’utilizzo di questa forma “di pagamento”, che ha una valenza economica e di marketing.
«Permettiamo a chi ha acquistato di pagare consegnando il proprio prodotto ad altri associati che ne fanno richiesta, fino al valore totale della fornitura ricevuta – precisa Arnello – e permettiamo a chi ha venduto di recuperare il controvalore totale andando ad acquistare ciò che gli serve dagli altri associati, quindi stimolando le transazioni tra associati». Il servizio clienti è pensato come un vero sistema di tutoraggio aziendale. La struttura di vendita di iBarter, che nel 2011 contava le già citate sei agenzie esclusive di vendita sul territorio, si sta strutturando con un sistema di reti commerciali anche in altre regioni. La società si espande anche all’estero, con la firma del primo accordo di partnership in Spagna.