PARIGI – «Sarkò, reviens, je t’en prie, vient nous sauver la vie!» Josh Stanley, questo il suo nome d’arte, è un liceale monegasco di 16 anni. In un buio vendemmiaio di pieno regime hollandiano – il 4 Ottobre dell’anno scorso – ha pubblicato in rete una canzone nostalgica in onore dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy. Fin qui tutto normale se non fosse per il fatto che dal giorno in cui il video è stato caricato su You Tube la canzone ha totalizzato in pochi mesi più di un milione di click.
Ma non è tanto questo dato folkloristico a colpire, quanto l’esplosione, da oramai diversi mesi, della “sarkonostalgia”, un fenomeno sociale e politico curioso che ha colpito a destra e a manca e che sprona per un ritorno in campo dell’uomo politico Sarkozy. Quest’ultimo, come l’augusta fenice, sembra resuscitato dalle ceneri del 6 Maggio 2012 e pronto a ricondurre il gregge dell’Ump e della Francia oltre il periodo più buio dell’interregno di Hollande (e della V Repubblica). Un periodo segnato da scioperi a ripetizione, austerity, disoccupazione.
Nel vuoto creato dalla pochezza dell’alleanza socialista – che ha dovuto piegarsi ai diktat di Unione europea e Germania, alla recessione e ai dolorosi e impopolari provvedimenti – è tornato di moda il linguaggio anti-sistema, il populismo, la “rupture”, l’anti-europeismo. Al di là del Front national, che malgrado tutto spaventa il francese medio, chi meglio di Nicolas Sarkozy può cavalcare l’onda del malcontento generale?
È passato circa un anno e mezzo dal buen retiro autoimpostoin cui Sarkò s’era docilmente eclissato, al 77 rue de Miromesnil, nel XVII arrondissement di Parigi. In mezzo, molti ricorderanno quella famosa copertina di Libération all’indomani della schiacciante vittoria di Hollande con una vignetta del neo-presidente socialista che infilava la testa di Sarkozy nel tritacarne dal titolo: “Prima foto ufficiale”.
Oggi siamo anni luce da quella Francia e da quella presidenza iniziata, peraltro, sotto i migliori auspici; così, approfittando anche delle lotte intestine tra colonnelli dell’Ump (Copé e Fillon hanno fatto esplodere il partito un anno fa inaugurando una grottesca presidenza “doppia”), Nicolas Sarkozy, da buon stratega, prepara il suo ritorno in pompa magna per le elezioni del 2017. È infatti chiaro che, nello scombussolamento generale della destra francese e nonostante i proclami altisonanti del Front National di Marie Le Pen (che cerca disperatamente di camuffarsi in ciò che non é) Sarkozy sembra il solo ed unico ad avere la forza politica e mediatica di presentare un progetto alternativo a quello di Hollande e di federare attorno a sé un’adesione cospicua o quantomeno una maggioranza di francesi.
E i numeri, tra l’altro, sono dalla sua parte. Non solo l’ex presidente francese supera nettamente i suoi concorrenti all’Ump Alain Juppé e François Fillon, troppo deboli, incerti e non abbastanza carismatici. Ma si prende ugualmente una rivincita sul rivale di sempre François Hollande. Secondo infatti un sondaggio Ifop per il quotidiano Le Figaro, il 46% dei francesi preferirebbe avere Nicolas Sarkozy come presidente della Repubblica mentre solo il 27% vorrebbe ancora François Hollande. Addirittura tra gli elettori di Hollande, s’evince nel sondaggio, c’è un 11% che preferisce Sarkozy ad Hollande. Insomma questo la dice lunga sul vuoto politico creatosi in questi ultimi mesi, vuoto per ora sfruttato soprattutto dal Front National, capace di fare discorsi alla pancia della società farncese e di cavalcare il malcontento delle categorie di lavoratori più esposte e più colpite dalla politica fiscale di Hollande, in testa gli autotrasportatori, gli agricoltori ed il movimento trasversale dei Bonnets Rouges (una specie di ’forconi’ di Bretagna che il Front National ha cercato, senza risultato, d’infiltrare).
Del resto l’esplosione del Front National non è un mistero. Anzi, secondo un sondaggio del settimanale Le Nouvel Observateur, è dato come primo partito francese alle elezioni europee del 2014 con ben due punti di vantaggio percentuali sull’Ump e addirittura cinque sui socialisti. Ma non è certo questo a preoccupare Sarkozy che invece ragiona sul lungo termine. Come ricordato in questi ultimi giorni dall’ex primo ministro francese Jean-Pierre Raffarin, ora è troppo presto per uscire allo scoperto, l’orizzonte ideale per Sarkozy è quello del 2015. Anche di fronte ad un possibile scenario catastrofico alle elezioni europee, con il Front National che diviene primo partito, Nicolas Sarkozy avrebbe tutto il margine per riprendersi la scena nel 2015 e preparare una lunga campagna fino al 2017.
Anche in questo la tradizionale tenuta democratica della Francia è di buon auspicio. Molti ricorderanno la sconfitta elettorale al primo turno di Lionel Jospin nel 2002 e la vittoria eclatante con conseguente passaggio al secondo turno dell’allora leader del Front National Jean-Marie Le Pen. Di fronte al pericolo Fn, ci fu un vero e proprio plebiscito per Jacques Chirac (anche a sinistra) per scongiurare il pericolo che il fondatore di un partito xenofobo e antisemita potesse accedere alla presidenza della Repubblica. Dato per spacciato al primo turno, il vecchio Chirac divenne in poche ore il garante della tenuta democratica del paese. Insomma Nicolas Sarkozy non ha fretta, la bolla del Front National, come già accaduto in passato, prima o poi può scoppiare e malgrado pressioni, anche forti, che vengono dalla base dei militanti dell’UMP, l’ex presidente sembra voler mettere in atto la strategia di un famoso proverbio cinese. Ovvero quella di non agire e attendere invece sull’altra sponda che il fiume porti le salme oramai prive di vita dei suoi nemici e rivali, a destra e a sinistra.