Liste per la fine del mondo

Speciale L'Ultimo Uomo

Per prepararsi alla solita eventuale apocalisse, L’Ultimo Uomo ha chiesto ad alcuni collaboratori di meditare su tutte le cose mortali che si lasceranno alle spalle e loro si sono confessati classificando il meglio e il peggio del 2013. Hanno partecipato: Lorenzo Mapelli (head content di VICE), Fabio severo (consulente editoriale e giornalista, collabora con L’Ultimo Uomo, Linkiesta e cura il blog di fotografia Hippolyte Bayard), Dario Vismara (redattore della Rivista NBA), Camilla Spinelli (giornalista), Giulio D’Antona (giornalista de Linkiesta e autore a Topolino), Nicola Bozzi (scrittore), Cristiano De Majo (scrittore), Federico Bernocchi (scrittore e critico cinematografico), Valerio Mannucci (caporedattore di NERO Magazine), Davide Coppo (redattore di Rivista Studio), Matteo Gagliardi (caporedattore de L’Ultimo Uomo), Valerio Mattioli (giornalista), Fabrizio Gabrielli (scrittore e traduttore), Clara Miranda Scherffig (giornalista di VICE e Rivista Studio), Francesco Costa (giornalista del Post), Niccolò Contessa (voce de I Cani), Piotr Niespuj (fotografo), Valentina Barzaghi (giornalista), Cesare Alemanni (caporedattore di Rivista Studio e direttore di Berlin Quarterly), Daniele Manusia (collaboratore de Linkiesta e vice direttore de L’Ultimo Uomo), Simone Eterno (giornalista) e Tim Small (direttore de L’Ultimo Uomo). 

Ecco le liste:

Come ho consumato il 2013
di Cristiano De Majo (@cristianodemajo)

Nel 2013 ho letto molti libri, visto pochissimi film, ascoltato due dischi, guardato parecchia televisione, ma neanche una serie completa.
Insieme ai miei figli, ho sviluppato una insana passione per le perfette riproduzioni in plastica di animali della Schleich e ho letto un numero infinito di volte la serie di Cappuccetto (Bianco, Verde, Giallo) scritta e disegnata da Bruno Munari (Corraini). Sul finire del 2013 mi sono appassionato a certe questioni legate alla figura del lupo. Ho letto un bellissimo libro di Bruno Bettelheim, Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe (Feltrinelli), dove ho trovato un’interpretazione di Cappuccetto come fiaba eminentemente sessuale ed edipica che mi è sembrata illuminante.

Dell’inizio del 2013 ricordo poco o nulla. Ricordo invece che in primavera ho acquistato, dopo forse quindici anni, un paio di Vans e ho cambiato partito rinnegando il mio decennale legame con le Converse All Star basse e bianche. In quelle stesse settimane ascoltavamo in macchina Random Access Memories dei Daft Punk e io continuavo a rimettere Instant Crush, la traccia numero 5. In autunno, con grande disappunto di tutti, l’unico disco che volevo mettere in macchina era, invece, Gould che suona Beethoven, uscito da Repubblica. Ho provato una grande emozione percorrendo la tangenziale di Napoli, di sera, affacciato sulla distesa di luci della periferia orientale, mentre dalla casse uscivano le note della Sonata al chiaro di luna.

Nel corso del 2013 ho continuato i miei studi personali sul lupo e ho scaricato su kindle The Bloody Chamber (Penguin), raccolta di racconti di Angela Carter in cui in chiave erotica-gotica vengono reinterpretate le fiabe della tradizione europea. Mi sono comprato altre camicie a scacchi e altri calzini di spugna American Apparel e ho continuato a mettere la pasta d’acciughe Balena sull’insalata. Ho rivisto Tutti gli uomini del Presidente provando grossi rimpianti per non avere fatto il giornalista in una redazione e nostalgia per tutti gli open space in cui non ho lavorato. Facile vittima dell’estetica metà anni Settanta di film come Tutti gli uomini o I tre giorni del Condor o La conversazione ho acquistato una giacca di velluto a costine marrone chiaro apposta per quando voglio sentirmi Robert Redford. Nel 2013 ho visto le partite dell’Inter con sentimenti in bilico tra resa e disinteresse e, mentre si faceva sempre più forte la mancanza della cattiveria slava, erigevo idealmente busti di Stanković e Mihailović in bronzo. Sono stato, infine, sopraffatto dal calcio della spending review: molti gol, zero spettacolo.

Sono stato a Bruxelles, dove ho fatto shopping da Hema (uno strano e utilissimo incrocio olandese tra Muji e l’Upim), mangiato indimenticabili crocchette di gamberi e pensato che Ixelles sia un bel quartiere dove vivere. Vizi: nel 2013 non ho smesso di fumare tabacco Lucky Strike e ho bevuto discrete quantità di birra (Peroni o Budweiser) e vino rosso per lo più altoatesino, e ho fumato poche canne e visto sempre meno pornografia: sarà vero che sto diventando adulto? Ma ricordo bene questo sito che mi è piaciuto per l’equilibrio perfetto tra feticismo, realismo amatoriale e attenzione ai dettagli. Restando in tema pornografia, qualcuno mi ha consigliato di vedere quella che mi è sembrata la migliore pubblicità di un libro mai vista e cioè il video della pornostar Stoya che prova un orgasmo mentre legge il libro pubblicizzato.

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Nel 2013 ho scoperto che un ragazzo di vent’anni di oggi, con buone letture e una triennale in lettere in tasca, non sa cosa siano i paninari. Ma sono stato nel più piccolo spazio espositivo d’Italia e forse del mondo, il Museo Apparente, che è una galleria napoletana che ospita giovani artisti italiani ed europei e consiste in un capanno prefabbricato in legno tipo quelli che si trovano da Leroy Merlin.

Nel 2013, ho finalmente letto un libro di Zecharia Sitchin. La Bibbia degli Dei (Piemme), dove senza alcun rigore scientifico eppure con apparenze incontrovertibili ci viene spiegato che, attraverso un’interpretazione corretta dei testi Sumeri, sarebbe provata la discendenza dell’uomo da demiurghi extraterrestri, gli Annunaki, che bisognosi di forza lavoro crearono con l’ingegneria genetica l’uomo attraverso un’ibridazione tra ominidi e Annunaki stessi. Mentre leggevo, completamente persuaso da questa teoria, usciva la dichiarazione di Eugene McCarthy, ricercatore americano esperto di ibridazione animale, che affermava di avere le prove che gli esseri umani sarebbero degli ibridi: «Un incrocio tra un maiale e la femmina di uno scimpanzé».

Credo, infine, di non essermi mai perso nel 2013 una puntata di Chi l’ha visto?

I 10 singoli del 2013 che non dovrebbero piacermi e invece so a memoria

di Federico Bernocchi (@FedeBBQ)

Da folle ascoltatore radiofonico quale sono, ecco a voi l’utilissima classifica delle canzoni che non dovrebbero piacermi, ma che invece canto di nascosto quando sono in macchina. Ovviamente poi a casa ascolto solo il vinile dei Factory Flow in cuffia, ma ho un cervello particolarmente permeabile a tutto quello che sento, che volete che vi dica. Ecco a voi, senza vergogna alcuna, la mia classifica dell’orrore.

10. Icona Pop – I Love It

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La passione per questo singolo delle Icona Pop, che abbiamo scoperto non essere quelle bombe sexy che speravamo dopo averle viste a X Factor Italia, è durato meno di cinque ascolti ma, lo ammetto, è durato. Il beat arrogante è l’efficacia del ritornello sono abbastanza indiscutibili. Peccato che oltre a questo non ci sia veramente nulla e che la noia sia dietro l’angolo.

9. Lana Del Rey – Young and Beautiful

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Tratto dalla colonna sonora de Il Grande Gatsby, ovvero uno dei film che più mi ha deluso quest’anno, arriva questo lentone tutto sentimento di Lana Del Rey, la modella di H&M più irritante di sempre. Ma l’arrangiamento cafonissimo con tanto di archi e fiati senza ritegno, mi emoziona come una scolaretta.

8. P!nk feat. Fun – Just Give Me A Reason

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Il fatto che P!ink sia sempre stata presentata come la punk del mazzo, quella che faceva i video con la linguaccia di fuori e si faceva vedere mezza nuda, ma con un filo di pancetta per fare quella “una di noi!”, mi ha sempre innervosito non poco. Sarà per la voce altissima del tipo dei Fun o per il fatto che l’ultimo ritornello cantato solo sopra dei battiti di mano è fatto di colla per le orecchie, ma il risultato è che la so a memoria.

7. Katy Perry – Unconditionally

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Katy Perry mi fa piuttosto simpatia. Ha dimostrato negli anni un senso dell’ironia (sicuramente finto, ma non è quello il punto) che la distacca dalle sue colleghe e il suo video nel cui finale comparivano Kenny G e Corey Feldman mi ha sempre fatto molto ridere. L’ultimo singolo Unconditionally è insostenibile, ma ha un ritornello che mi ricorda quel periodo buio in cui mi piacevano i Thursday. Il senso di colpa è il medesimo.

6. Bruno Mars – When I Was Your Man

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Due anni fa nella mia macchina andava molto forte L’Ultima Notte al Mondo di Tiziano Ferro. Un lento del genere però non esce tutti i giorni. Ci ha pensato il cotonatissimo Bruno Mars a colmare questo vuoto, con un plagio wanna be Elton John da ritiro della patente, ma che mi risulta impossibile non cantare. Mi sarebbe piaciuto mettere il singolo precedente, Locked Out of Heaven, il plagio wanna be Police, ma è uscito nel 2012.

5. John Legend – Made To Love

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John Legend ha una bella voce, ma spesso fa delle canzoni deludenti. Un po’ come quando il vostro amico sfortunato insisteva nel dire che Alex Britti è un chitarrista blues che levati, ma poi tu ascoltavi La Vasca e piangevi dal nervoso. Made To Love ha invece una produzione stellare e un beat che fa saltellare e muovere le mani a tempo. Tanto basta.

4. Justin Timberlake – Mirrors

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C’era grossa attesa per l’uscita del nuovo disco di Justin. Quando uscì il primo singolo di 20/20, Suit & Tie non nascosi una certa delusione. Ma il nostro s’è ripreso alla grandissima con Mirrors, una canzoncina che dopo averla sentita, sei iscritto a una High School americana di Riverdale e stai andando a prendere Brandy a bordo della tua Mustang. E poi la limoni. Al Drive-In.

3. Jason Derulo Feat. 2 Chainz – Talk Dirty

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Una canzone zarra come poche, di quelle che vorresti ascoltare alle giostre di domenica pomeriggio con i tuoi amici disadattati tra una rissa e l’altra. Tutto qui? Sì, certo, ma la produzione di questo pezzo mi ricorda quella di Teddy Riley per No Diggity dei Blackstreet. Peccato che lì eravamo nel 1996, ma quell’accenno orientaleggiante ci sta a pennello. Occhio alle liriche di 2 Chainz, che raggiungono livelli di ignoranza piuttosto alti.

2. Miley Cyrus – Wrecking Ball

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Mentre trovo pochissimo sexy, se non raccapricciante, l’aspetto da battona della Paullese sfuggita a una retata che ha reso la figlia di Billy Ray Cyrus quello che è oggi, trovo particolarmente orecchiabile il suo singolo. Nel cui video, vale la pena di ricordare, piange mentre lecca un martello.

1. Bastille – Laura Palmer

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Mentre Pompeii, il singolone con il coro da stadio che ce li ha fatti conoscere mi risultava indigesto come poche altre cose al mondo, la melodrammaticissima Laura Palmer mi sembra un singolo pop quasi perfetto. E quando la canto al semaforo, quasi non me ne vergogno. Quasi.

Le 7 classifiche che nessuno vi farà leggere

di Niccolò Contessa

(7) I dodici mesi più interessanti del 2013

12. Aprile

11. Febbraio

10. Marzo

9. Gennaio

8. Maggio

7. Giugno

6. Dicembre

5. Luglio

4. Agosto

3. Novembre

2. Ottobre

1. Settembre

(6) Le sette morti più social dell’anno

7. Giulio Andreotti

6. Paul Walker

5. Franco Califano

4. Nelson Mandela

3. Tonino Accolla

2. Lou Reed

1. Zuzzurro

(5) Le cinque cose da comprare dopo essere diventati ricchi grazie ai BitCoin

5. Un omicidio

4. L’opera omnia di Philip K. Dick

3. Droga

2. Animali in via di estinzione

1. Il cofanetto in vinile di 69 Love Songs

(4) I due Papi più cliccati del 2013

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(3) I quattro linciaggi nei confronti di Miley Cyrus più riusciti

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3. Quando è uscito il disco

2. Quando si è esibita ai VMA

1. Quando è uscito il secondo video

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6. La quinta

5. La prima

4. La terza

3. La seconda

2. La sesta

1. La quarta