Usare il poker come metafora per il mondo degli affari non è proprio un’idea originalissima. Si possono trovare decine di articoli su “Come il poker mi ha insegnato a fare affari” o sulle startup “che funzionano come una mano di poker”. Questo però, è un po’ meglio degli altri. Si concentra sui punti in comune che le due cose hanno (il poker e il business), e non è necessario che un buon imprenditore sia anche un gran pokerista, o viceversa.
Entrambi si concentrano sulle probabilità
Uno dei più grandi amanti del poker è Nate Silver, famoso per riuscire a prevedere i risultati delle elezioni americani. I bravi giocatori sono come lui: eccellono nel pensiero probabilistico. Non puntano su un risultato che sperano esca, ma si preparano per un’ampia gamma di possibilità. E a ognuna di loro danno un peso ponderato. Le persone “normali” tendono, invece, a dare molto peso a risultati grandiosi ma molto rari. Un metodo sicuro per non durare a lungo, nel poker. E, tutto sommato, anche nel mondo degli affari: non si può sperare di imbroccarla subito, creando dal nulla il nuovo Instagram o il nuovo Twitter.
Entrambi capiscono la differenza tra fortuna e bravura
I bravi capitani d’azienda, i leader, gli strateghi hanno tutti una grande qualità: non attribuiscono in modo automatico il risultato positivo di una scelta alla loro intelligenza. Sanno che possono essere stati soltanto fortunati. Il rischio è lo stesso in una partita a poker: rimanere ipnotizzati dalle proprie vittorie e montarsi la testa.
I bravi giocatori (e i bravi imprenditori) sanno che, se c’è spazio per il caso, anche una decisione buona può dare risultati negativi, e viceversa. L’importante è sapersi focalizzare su ciò che si riesce a controllare: un bravo imprenditore dovrà premiare chi prende decisioni con il metodo giusto, più che il risultato che da queste deriva.
Entrambi puntano a vincere nel lungo periodo
A tutti i giocatori di poker capita di perdere delle mani. Succede, non è un problema. I più bravi sanno che occorre puntare in una prospettiva più ampia. Bisogna vedere, piuttosto, se si è riusciti a sfruttare in modo saggio un eventuale vantaggio sugli altri giocatori.
Lo stesso vale anche per il mondo degli imprenditori: capita di fare errori o di perdere dei soldi, soprattutto all’inizio (ma anche dopo: si pensi ai vari e continui flop di Google), ma bisogna saper dare valore alle cose che gli altri non hanno, o non sanno sfruttare al meglio.
Entrambi entrano nella testa degli altri
I bravi negoziatori, i buoni imprenditori, quelli in grado di convincere gli altri hanno tutti un carattere comune: pensano di più a quello che ha in testa la controparte piuttosto che a quello che hanno in mente loro. Lo stesso avviene per i bravi giocatori di poker. Nelle lunghe partite gran parte dell’impegno del pokerista è nello studio dell’avversario: le sue mosse, certo, ma soprattutto i suoi tic, le espressioni, le mosse. Si mettono nei loro panni, immaginano le loro mosse.
Entrambi rifiutano di buttare soldi se la situazione non è rosea
Secondo alcuni studi, quando si continua a vincere si perde il senso del limite delle proprie possibilità, con un desiderio di vincere a ogni costo. Ma se proprio in quel momento la mano non è buona, la cosa migliore è stare prudenti. È quello che riescono a fare i bravi giocatori, senza nessun sentimento di rimpianto.
Allo stesso modo, anche i grandi imprenditori sanno che non si deve stravincere in ogni momento. Se sbagli, continua. Sapendo che non si sbaglia sempre.
Nessuno dei due, infine, prende sul serio la metafora del poker
Funziona, certo, ma ha i suoi limiti. Nel mondo degli affari non si scopre in così poco tempo, e in modo così chiaro, se una decisione è giusta o no. Inoltre, non si può ri-giocare subito dopo. Le occasioni non arrivano subito, oppure non arrivano mai. Le regole non sono fisse, gli schemi fluidi, le situazioni varie. Ma in entrambe le situazioni, sia i giocatori che i leader, sono ben consapevoli di non conoscere quale sarà la carta che verrà giocata subito dopo. E si preparano di conseguenza.