Basta melina, quale legge elettorale volete?

Il questionario di Link Tank

La riforma elettorale, da tempo indicata come una priorità dal governo e dalle forze politiche, è ormai ineludibile dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionali alcuni elementi del Porcellum, la legge con cui gli italiani hanno votato nel 2006, 2008 e 2013.

Secondo alcuni, in tempi di crisi, non è certo la legge elettorale a togliere il sonno agli italiani. Ma il disinteresse nasce piuttosto da una discussione che si ripropone all’infinito senza chiarezza. Sebbene se ne parli da anni, le preferenze delle forze politiche restano sfuggenti. Sembra di assistere a una partita di poker, più che a un dibattito franco sulle sorti delle nostre istituzioni.

Non è il tempo di disquisizioni accademiche. È il tempo delle scelte. Per questa ragione, durante le vacanze natalizie, Link Tank si stava facendo promotore di un piccolo questionario rivolto a partiti e singoli parlamentari affinché esplicitassero le proprie preferenze (si veda sotto il questionario allegato).

Matteo Renzi, dando prova ancora una volta di una leadership che – comunque la si giudichi – vuole marcare una netta discontinuità rispetto al passato, ha deciso di mettere le sue carte sul tavolo, rendendo in parte datata la nostra iniziativa. Restano, tuttavia, alcune domande inevase. E le preferenze delle altre forze politiche non sono ancora del tutto chiare. Rilanciamo quindi le nostre domande.

  • LE PROPOSTE IN CAMPO

Enumeriamo di seguito (in ordine casuale) le principali proposte discusse negli ultimi mesi.

1) Mattarellum. Tornare al sistema con cui abbiamo votato nel 1994, 1996 e 2001: con un 75% dei parlamentari eletti in collegi uninominali a turno unico, e con un 25% di eletti attraverso il proporzionale.

2) Mattarellum con premio di maggioranza. Rispetto alla proposta 1, si tratterebbe di modificare il 25% del vecchio Mattarellum: per esempio, usando un 15% dei seggi per assegnare un premio di maggioranza alla coalizione più votata nei collegi uninominali e lasciando il restante 10% proporzionale per garantire un diritto di tribuna ai partiti minori.

3) Sistema maggioritario a doppio turno. È il sistema francese: tutti i parlamentari sono eletti in collegi uninominali, dove viene eletto il candidato che prende più della metà dei voti validi al primo turno, o quello che prende più voti in un secondo turno cui può accedere solo chi ha preso più del 12,5% dei voti al primo.

4) Proporzionale con premio di maggioranza a doppio turno. È una versione modificata del Porcellum, il cosiddetto “sistema dei sindaci”, in cui la coalizione più votata si accaparra il 60% dei seggi se supera una certa soglia al primo turno (il 40% o il 50%) o se vince un secondo turno cui accedono le due coalizioni più votate al primo. Per il resto, la distribuzione dei seggi all’interno della coalizione di maggioranza e tra quelle di minoranza avviene col proporzionale. La scelta dei parlamentari può avvenire con liste bloccate, preferenze o un sistema misto.

5) Proporzionale corretto. I seggi sono assegnati a ogni partito con il proporzionale, senza premio di maggioranza. Per ridurre la frammentazione, si prevede una clausola di sbarramento che ogni partito deve superare (per esempio, 4% o 5%). Per ridurre la frammentazione, si possono prevedere circoscrizioni in cui non vengono eletti troppi parlamentari (per esempio, non più di sette) come avviene in Spagna. Anche qui, la scelta dei parlamentari può avvenire con liste bloccate, preferenze o un sistema misto.

Ognuna di queste proposte ha effetti diversi sugli obiettivi di garantire una maggioranza certa subito dopo il voto, di ridurre la frammentazione partitica e di migliorare la selezione della classe politica (temi su cui torneremo). Non esiste il sistema perfetto. A seconda degli obiettivi che ci si prefigge, si può preferire un’opzione o un’altra.

  • TRE SEMPLICI DOMANDE

Rispetto a queste proposte, ogni attore politico dovrebbe saper rispondere a tre domande.

A) Quale dei cinque sistemi preferisce?

B) Quali dei cinque sistemi sarebbe disposto ad accettare se emergesse come un compromesso credibile?

C) Quali dei cinque sistemi non voterebbe mai?

  • LE RISPOSTE (IMPLICITE) DI RENZI E DEGLI ALTRI PARTITI

Di fatto, con la sua iniziativa politica di questi giorni, Renzi ha risposto alla domanda B, elencando le proposte che il Pd valuta come un compromesso accettabile. Usando la nostra classificazione, Renzi accetterebbe le proposte 2 e 4, più una versione leggermente rivista della proposta 5 (un sistema spagnolo con clausola di sbarramento, che preveda però – e questa è l’innovazione renziana – anche un premio di maggioranza del 15%). Resta, al massimo, la curiosità di capire quale sia il sistema che Renzi preferirebbe in astratto, e come sia arrivato a ritenere che queste tre proposte possano rappresentare un compromesso realizzabile.

Adesso, la palla passa agli altri. Dalle indiscrezioni dei giornali, par di capire che Forza Italia preferisca la proposta 5 e che il Nuovo Centro Destra preferisca la proposta 4, ma siamo ancora a dichiarazioni frammentate e generiche. E continua a regnare il tatticismo, come la richiesta di decidere la data del voto insieme alla riforma elettorale. Il Movimento 5 Stelle, da parte sua, sta pensando a una consultazione online sul tema.

Per questo, ci sembra utile rinnovare il nostro appello affinché la discussione si sposti dai tatticismi che guardano solo all’interesse di bottega dei vari partiti a un’ottica di lungo periodo, incentrata sulla qualità delle nostre istituzioni. Ogni forza politica e, in principio, ogni singolo parlamentare dovrebbe saper rispondere a tre semplici domande come quelle elencate sopra, assumendosi la responsabilità delle proprie preferenze. Il tempo del poker è finito. Servono scelte chiare e – possibilmente – motivate.

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