MILANO – «Qui è tutto a basso prezzo», dice allargando le braccia Franco, barbiere pugliese trapiantato da quarant’anni alle spalle di Porta Venezia, a Milano. «Non alziamo i prezzi da tre, quattro anni. Dall’inizio della crisi è tutto bloccato. Un taglio costa ancora tredici euro. Altrimenti qui i capelli non se li taglia più nessuno e la gente va dai cinesi». Niente aumenti, come vuole il senso comune. Ma nemmeno ribassi, per essere più concorrenziali. «Se no qui le spese chi le paga più». I prezzi bloccati, a Milano, li trovi dal macellaio, al lavasecco, dal calzolaio e pure in farmacia, su parafarmaci e prodotti di cosmetica.
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La logica è semplice: i prezzi non seguono l’inflazione, nonostante il tasso medio annuo per il 2013 sia pari all’1,2%, in netta decelerazione rispetto al 3% del 2012. A crescere, in particolare, sono i prodotti alimentari, con un +1,7% rispetto al 2012. Ma anche se il costo della materia prima sale di qualche centesimo, meglio non spaventare i clienti con un aumento del prezzo sui cartellini. «Mi vergogno di alzare i prezzi», dice un macellaio in centro. «Qualche volta troviamo uno/due centesimi in più sul pollo o sul manzo. Roba di centesimi, eh, ma mettili insieme uno dopo l’altro e hai un vero aumento. Ma finché ce la facciamo cerchiamo di tenere i prezzi invariati. Al massimo li alziamo di pochissimo, proprio quando non ce la facciamo. Anche perché qui le tasse continuano ad aumentare e noi guadagniamo sempre di meno». La concorrenza sulla carne, la fanno i supermercati. «Ma quando la gente cerca la qualità, viene qui in macelleria». Certo, spiega il signor Luigi, che lavora dietro il bancone della sua carne da 44 anni, «ora la gente chiede la lonza o il petto di pollo, che costano di meno. La fiorentina o il roastbeef ormai li comprano in pochi». Tra pollerie, salumerie e macelleria, la risposta è sempre la stessa: «I prezzi sono fermi da tre-quattro anni». Nonostante l’aumento dell’Iva in autunno dal 21 al 22 per cento, «non abbiamo spaventato i clienti con un rincaro, i cartellini sono rimasti invariati». Al massimo c’è qualcuno che ogni tanto si ingegna con cartelli segnaletici di grandi dimensioni e fa qualche offerta per le famiglie: «La settimana scorsa abbiam fatto un chilo di polpa e un chilo di petto di pollo a 14 euro».
Anche dal calzolaio e in lavanderia il mantra è sempre lo stesso. La lista dei prezzi appesa al muro «è sempre la stessa da quattro/cinque anni», dicono. «Non cambio i prezzi da quando è arrivato l’euro». Perché anche qui la concorrenza cinese al ribasso è forte. E tra la riparazione di un tacco e una suola nuova di zecca, «la clientela non manca. Di gente ce n’è. Perché si preferisce fare la riparazione, anziché comprare un paio di scarpe nuove». E persino il gommista ha mantenuto i prezzi identici negli ultimi anni. Con qualche variazione minima: «Magari le case produttrici hanno di poco abbassato il prezzo, ma fanno meno sconti rispetto al passato. E lo stesso facciamo noi. Ma il prezzo per l’utente finale è sempre lo stesso di quattro o cinque anni fa. Meglio non spaventare i clienti, perché la concorrenza è molto forte».