Si sta dirandando il caos relativo alle imposte sulle abitazioni, sebbene delle modifiche siano ancora possibili.
I punti caldi sono due: la cosiddetta mini-Imu, da versare entro il 24 gennaio 2014, e le nuove aliquote fissate per la Tasi, la Tassa sui servizi indivisibili municipali che andrà a sostituire l’Imu sulla prima casa a partire da quest’anno.
Mini-Imu: entro il 24 gennaio paga chi vive nei comuni dove l’aliquota è stata fissata sopra il 4 per mille
La mini-Imu è una tassa che dovrà essere pagata da chi ha una prima casa in uno dei 2.400 comuni italiani che hanno fissato un’aliquota superiore al 4 per mille. Fino a tale aliquota-standard, infatti, lo Stato ha abolito il pagamento. Al di sopra di tale quota, bisognerà pagare il 40% della differenza tra l’Imu dovuta a tali comuni e l’Imu che si sarebbe dovuto versare in caso di aliquota standard al 4 per mille. Di seguito si riporta una scheda realizzata dal Sole 24 Ore che riepiloga tutti i passaggi da effettuare per capire se pagare e quanto pagare.
Questo è l’elenco dei comuni in cui si dovrà pagare la mini-Imu a gennaio.
Come si calcola la mini Imu (scheda tratta da Il Sole 24 Ore di giovedì 9 gennaio 2014)
1 –LA VERIFICA
Per sapere se è necessario versare la quota Imu sull’abitazione principale rimasta a carico dei contribuenti, sono necessari diversi passaggi. In primo luogo, si deve verificare se si risiede in un Comune che nel 2013 ha deciso un’aliquota Imu prima casa superiore al 4 per mille. Questa situazione si è verificata in circa 2.400 Comuni, cioè quasi un terzo dei Comuni italiani. L’elenco dei Comuni che hanno deciso innalzamenti di aliquota è disponibile sul sito www.ilsole24ore.com. È comunque consigliabile controllare sui siti internet dei Comuni stessi (il link per la ricerca
dei siti è ugualmente disponibile dall’elenco dei Comuni riportato su www.ilsole24ore.com)
2.400: Circa 2400 Comuni hanno deliberato un’aliquota Imu sull’abitazione principale superiore al 4 per mille
2 – IL PERCORSO
Se si risiede in uno dei Comuni che hanno deliberato un’aliquota superiore del 4 per mille è necessario:
A) effettuare il calcolo dell’Imu dovuta – si vedano i punti successivi – con l’aliquota decisa dal Comune, tenendo conto delle detrazioni;
B) effettuare il calcolo dell’Imu dovuta con l’aliquota al 4 per mille sempre tenendo conto delle detrazioni;
C) sottrarre B da A (calcolo con aliquota del Comune meno calcolo con aliquota standard 4 per mille):
D) calcolare il 40% di C
40%: La percentuale da versare per la mini Imu in scadenza il 24 gennaio
3 – I CALCOLI
Il primo calcolo da effettuare è quello della rendita. Immaginiamo un contribuente, senza figli a carico, che risiede e dimora nel Comune di Augusta (Siracusa). Rispetto all’aliquota Imu 2012 del 4 per mille per l’abitazione principale, nel 2013 il Comune ha deliberato un aumento dell’aliquota, che diventa del 6 per mille. La rendita catastale dell’immobile, categoria A/3, è di 761 euro.
Per calcolare l’imposta Imu dovuta, bisogna partire dal valore catastale dell’immobile posseduto, ossia dalla rendita catastale che viene trascritta nell’atto notarile di compravendita e che può essere individuata anche attraverso una visura catastale.
La rendita catastale – che nell’esempio del contribuente residente ad Augusta è pari a 761 euro – deve essere rivalutata del 5% (761 + 5% = 799,05 euro). La rendita così rivalutata va poi moltiplicata per il coefficiente, che per le abitazioni è pari a 160 (799,05 x 160 = 127.848 euro)
127.848: Il valore della rendita rivalutata e moltiplicata per il coefficiente
4 – L’IMU CON L’ALIQUOTA DEL COMUNE
Una volta ottenuto il valore della rendita rivalutata e moltiplicata per il coefficiente, è possibile calcolare l’imposta relativa all’aliquota deliberata dal singolo Comune.
Nel nostro esempio, il Comune di Augusta ha alzato l’aliquota per l’abitazione principale al 6 per mille. Bisogna, quindi, moltiplicare il valore della rendita rivalutata per 6 per mille (127.848 x 6 / 1.000 = 767,09 euro).
A questo valore va poi applicata la detrazione fissa di 200 euro concessa per la prima casa (767,09 – 200 = 567,09 euro). Nel caso del contribuente di Augusta, non ci sono ulteriori detrazioni perché non ci sono figli (ognuno dei quali darebbe diritto a 50 euro di detrazione)
567,09: L’imposta dovuta con l’aliquota effettiva deliberata dal Comune
5 – L’IMU CON L’ALIQUOTA STANDARD
Per proseguire nella procedura di calcolo dell’imposta dovuta è, poi, necessario calcolare l’Imu standard, ossia l’imposta con aliquota del 4 per mille applicata nel 2012 alle prime case.
Il valore catastale rivalutato va quindi moltiplicato per 4 e diviso per mille (127.848 x 4 / 1.000 = 511,39 euro).
Al risultato così ottenuto si devono poi sottrarre 200 euro di detrazioni standard per la prima casa:
511,39 – 200 = 311,39 euro.
Nel caso dell’esempio, il contribuente residente ad Augusta non ha diritto a ulteriori detrazioni perché non ha figli a carico
311,39: L’imposta calcolata con l’aliquota standard
6 – LA DIFFERENZA TRA LE DUE ALIQUOTE
A questo punto, è necessario calcolare la differenza tra i risultati dei due passaggi precedenti. Ovvero, sottrarre:
dall’imposta municipale ottenuta applicando l’aliquota deliberata dal Comune (6 per mille nel caso del Comune di Augusta) l’Imu che sarebbe invece stata dovuta utilizzando l’aliquota standard per le abitazioni principali, pari al 4 per mille.
Proseguendo nell’esempio relativo al contribuente di Augusta, la differenza sarà così calcolata: 567,09 – 311,39 = 255,70 euro.
255,70: La differenza tra l’Imu ad aliquota effettiva e l’Imu standard
7 – ALLA CASSA
Per conoscere finalmente l’importo della mini Imu da versare entro venerdì 24 gennaio il contribuente deve calcolare il 40% della differenza ottenuta
al punto precedente, fra l’imposta Imu 2013 vigente (calcolata con l’aliquota decisa dal Comune) e l’Imu standard (cioè quella calcolata con l’aliquota del 4 per mille).
Nell’esempio del contribuente di Augusta, quindi, l’imposta dovuta sarà pari a 255,70 x 40 / 100 = 102,28 euro
102,28: L’importo che il contribuente deve pagare entro il 24 gennaio
Tasi: i comuni possono alzare le aliquote, destinando le entrate alle detrazioni
Per quanto riguarda la Tasi, il punto principale è la possibilità data ai comuni di alzare l’aliquota della Tasi di un valore tra lo 0,1 e lo 0,8 per mille. Tale quota dovrà però essere destinata solamente alle detrazioni (previste obbligatoriamente per l’Imu e non previste finora per la Tasi). L’aliquota massima per la prima casa potrà passare, quindi, dal 2,5 per mille al 3,3 per mille. Per gli altri immobili, compresa la seconda casa, si potrà invece arrivare fino all’11,4 per mille.
Tali modifiche sono state proposte dal governo come emendamento al decreto legge Enti locali, approvato l’8 sera dall’Aula del Senato, dopo la bocciatura nel pomeriggio da parte della Commissione Affari costituzionali.
I sindaci, secondo tale proposta, potranno decidere in autonomia sia di quanto alzare l’aliquota (fino al limite dello 0,8 per mille) sia come concedere le detrazioni. Potranno parametrarle al numero dei figli a carico (come prevedeva l’Imu) oppure al reddito dichiarato ai fine Irpef o calcolato in base all’Isee. È l’unica forma di detrazione prevista.
La Tasi è stata introdotta dalla Legge di Stabilità 2014. Si applica solo all’abitazione principale. Chi possiede altre abitazioni, oltre a quella principale, quindi seconde case, oppure abitazioni di lusso ed immobili adibiti ad attività commerciali, pagherà oltre alla Tasi e la Tari, anche l’Imu (la somma di queste tre imposte si chiama Iuc). Per chi è soggetto al pagamento dell’Imu, le scadenze rimangono invariate: entro il 16 giugno (la prima) e poi entro il 16 dicembre (la seconda). Le scadenze per il pagamento della Tari e della Tasi devono ancora essere stabilite dai Comuni.
L’aliquota Tasi sulle prime case, secondo la legge di Stabilità 2014, non avrebbe potuto superare la soglia del 2,5 per mille. Invece, la somma della Tasi e dell’Imu sulle seconde case non avrebbe potuto superare il 10,6 per mille. La tassa dovrà essere corrisposta sia dai proprietari che dagli inquilini, in base ad una percentuale che varierà dal 10% al 30% a discrezione del Comune di riferimento.
Per la prima casa l’Imu prevedeva un’aliquota standard del 4 per mille, con una detrazione di 200 euro, più 50 euro per ogni figlio a carico. Tale aliquota poteva essere più alta o bassa del 2 per mille, a discrezione dei comuni.