Inizia oggi una rubrica a noi molto cara. Una rubrica per noi estremamente interessante e di buon gusto in quanto pienamente condivisa da noi stessi. Che ne siamo i compiaciuti autori.
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Avete mai letto L’attacco dei giganti di Hajime Isayama (Panini comics-Planet)?
SE NON HAI VOGLIA DI LEGGERE TUTTO QUESTO LUNGO ARTICOLO SAPPI SOLO CHE CONTIENE:
MORTE-GIGANTI-PITTURA FIAMMINGA-ESTINZIONE-CRISTO CROCIFISSO-FOLLIA-NASCONDINO
L’attacco dei giganti (lo ripetiamo perché vi si scolpisca in testa) è uno dei manga visivamente più devastanti della storia del fumetto.
La razza umana, calata in un ipotetico presente medioevale, si trova sull’orlo dell’estinzione. Minacciata da orde di giganti si ritrova arroccata in un’unica città fortificata. Chi sono questi giganti? Da dove vengono? Riusciranno i nostri eroi a debellarli? Tutto qui. Anzi no.
Parliamo un attimo della narrazione (che i disegni li teniamo dulcis in fundo).
Il ritmo è lentissimo, addirittura per lunghi tratti noioso e ripetitivo. Scandito solamente da incredibili sequenze di attacchi da parte dei giganteschi nemici. Hajime ci cala infatti nel mondo degli assediati. Sembra di essere bambini nascosti dietro un albero in attesa di essere tanati a nascondino.
Oh ma un nascondino terrificante eh? La morte è l’unico deus ex machina, non esiste attimo in cui non si palesi. In uno sguardo terrorizzato, in una goccia di sudore freddo, in un muro alto come una montagna, in uno stemma sulla divisa delle mille guardie volontarie. In questa storia le madri esistono solo per essere divorate dinanzi agli occhi dei figli. Ecco. Così ci siamo capiti.
Ed ora il disegno!
I giganti sono veri e propri quadri strappati alla più oscura pittura fiamminga. Corpi nudi alti decine di metri – apparentemente tratteggiati da Hieronymus Bosch o Brueghel il Vecchio in persona – scorrazzano all’improvviso per le pagine di quest’incredibile opera. Sono esseri folli, privi addirittura di organi genitali, incapaci di parlare, con un’andatura di un Cristo crocefisso schiodato dalla croce di una pala d’altare del tedesco Matthias Grünewald. Sono la follia. Alta e invincibile. Sono i veri protagonisti del fumetto.
Si. Perché gli altri protagonisti, quelli che dovrebbero essere gli eroi, la razza umana, sono invece figure di secondo piano. Tratteggiati con velocità, appena accennati, con un tratto da manga scolastico di quart’ordine. Le ombre degli umani sono praticamente inesistenti, le inquadrature sono banali, insipide, noiose. Gli umani esistono solo nei loro occhi terrorizzati.
Questa spaesante e completamente nuova dicotomia grafica inserisce L’attacco dei giganti nei libri di storia del fumetto non solo contemporaneo. Una nuova rappresentazione grafica molto vicina a quella medievale che voleva ritratto il re gigante e il contadino minuscolo. Una sorta di prospettiva “di stomaco”.
Un ultimo appunto: i giganti appaiono sempre come giganti. In ogni singola vignetta è graficamente sottolineata la loro abnorme altezza. L’autore tramite prospettive, punti di vista e meravigliosi trick grafici ci ricorda costantemente l’enorme imponenza dei nemici. A volte basta un cavallo calciato in aria. Altre un bosco trasformato in cespuglio. Altri una capanna come sedia. Incredibile.
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Avete mai letto il gigante GRISSINO di autori vari?
SE NON HAI VOGLIA DI LEGGERE UN ARTICOLO TANTO LUNGO SAPPI SOLO CHE CONTIENE:
BABBO NATALE – UN ALIENO – EPICURO – IL MALE – IL DOLORE – UN’AQUILA – GLI ESSERI UMANI
Grissino è un gigante con la testa piccola. Ha un cappello e vive su di un’isoletta. Da solo.
Noi come tanti della nostra età l’abbiamo conosciuto come comprimario sulle pagine di Braccio di Ferro delle Edizioni Bianconi. Wikipedia ci fa spietatamente sapere che nella versione americana del collerico marinaio esisteva già e si chiamava George the Giant. Ma Wikipedia è un robot e non può capire la gigantesca differenza che esiste tra le due versioni di questo meraviglioso personaggio.
Le avventure di Grissino sono intrise di una visone epicurea del mondo. Egli vive in un apparente eremitaggio. Solo soletto su di un’isoletta. Le sue preoccupazioni sono semplici preoccupazioni: una nuova pipa, come smacchiare una camicia, come addobbare l’albero di Natale, un pisolino, un raffreddore. Problemi semplici e quotidiani però su scala enorme. L’alberello diventa una sequoia, la pipa un camino, la camicia una vela, il raffreddore un tornado.
L’umanità è sullo sfondo. Sopita. Si risveglia solo per gli occhi dei lettori, per una breve avventura. Un ladro in fuga in barca che cerca un posto isolato per nascondere la refurtiva. Babbo Natale che cerca un’isoletta in mezzo al mare per far riposare le sue renne. Un satellite spedito in orbita da scienziati che precipita tra le gambe del gigante. Altre volte l’umanità non serve nemmeno all’avventura. Basta un’aquila alla ricerca di un caldo nido per i suoi aquilotti. Basta un alieno in vacanza sulla terra.
Come nella filosofia epicurea il male è sordo, ci si può convivere. E quando è acuto passa presto. In un battito di ciglia. Seppur ciglia giganti.
Come in Epicuro il piacere è accessibile. A portata di mano. Seppur mano enorme. Basta un cappello nuovo, un focherello, un pisolino.
Grissino è così grande da bastare a se stesso. Ad avanzarsi addirittura.
È padrone di un’isola e della sua felicità. Gli umani sono benvenuti ma non necessari. A parte i suoi incredibili autori. Che sono autori giganti. Chiaro.
Quest’articolo è dedicato a tutta la nobile e ardita Squadra Bianconi.
Quindi a Dossi, Motta, Colantuoni, Del Principe, Sangalli. Autori giganteschi come la loro sterminata produzione.