La storiaIo, badante ucraina, tornata a Kiev per protestare

La storia di Mariya Muts, 65 anni

FIRENZE – Ieri badante, oggi rivoluzionaria. Mariya Muts ha lasciato tutto, ha lasciato la certezza del suo lavoro in Italia per unirsi alle proteste che in queste ore stanno sconvolgendo il suo Paese, l’Ucraina. È partita a novembre da Firenze, dove ha lavorato per 13 anni come assistenza domestica agli anziani. Direzione Kiev, in prima linea giorno e notte al fianco dei manifestanti per cambiare il Governo. Vive da giorni in Maidan Nezalezhnosti, piazza dell’indipendenza. Mangia e dorme nei palazzi occupati dai manifestanti, ministeri e sale congressi, dove quotidianamente arrivano aiuti alimentari e vestiti. Tanti anziani insieme a lei, tanti intellettuali e tanti medici, imprenditori, operai, veterani dell’Afghanistan, uomini e donne. 

Non ha paura Mariya, è «pronta a morire» per la patria. «Qui nessuno ha paura», dice al telefono da Kiev. Ha coraggio da vendere, nonostante i suoi 65 anni, nonostante i venti gradi sotto zero sulle strade della capitale, quel freddo polare che le ha procurato un po’ di influenza. In piazza per cambiare, nonostante «i morti ammazzati dalla polizia», nonostante «gli arresti e il sangue che scorre», nonostante «i lacrimogeni e le sirene», nonostante «le persone che vengono arrestate e quelle che scompaiono misteriosamente».

Ha grinta da vendere, quella grinta che forse nasce dagli anni di sacrifici al fianco dei nostri anziani, 24 ore su 24 a imboccare, cucinare, lavare, cambiare pannoloni, spingere carrozzine, tra notti insonni e mortificazioni. Eppure in patria era direttrice di una compagnia d’assicurazioni, ma quando crollò l’Unione Sovietica tutto divenne difficile. Quella grinta ritorna dopo trent’anni, quando Maria scendeva in strada per sgretolare la cortina di ferro. È consapevole che questi giorni possono cambiare per sempre il suo Paese: «C’è bisogno del popolo, è il momento di cambiare la storia e non possiamo stare a guardare». Tra le mura domestiche dei nostri ultraottantenni, Mariya non ha mai dimenticato la politica, non ha mai smesso di sognare un futuro diverso per l’Ucraina: «Basta corruzione, basta mafia, vogliamo libertà». 

Mariya ha lasciato sua figlia in Italia, Yuliya, che lavora come avvocato a Firenze. Yuliya piange per sua madre, le implora di non andare in piazza, magari di tornare in Italia, ma lei niente. Ostinata e contraria a quella che definisce «dittatura». Con la figlia si sentono tre volte al giorno, almeno quando il furore della piazza lo permette, quando non c’è il frastuono delle molotov e il rimbombo degli spari, quando non ci sono assemblee o comizi, quei comizi da cui passa il futuro dell’Ucraina. (Jacopo Storni)

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