Conquistano anche più della metà dei posti in palio nei concorsi pubblici, ma le donne agli apici della pubblica amministrazione sono ancora molto poche. Tra i 32 nuovi magistrati referendari dei Tar vincitori di concorso, 19 sono donne; e nelle ultime selezioni per la magistratura contabile, 10 su 21 sono donne. Ma nessuna donna in Italia è Procuratore generale in una Corte d’appello e nessuna è presidente di un Tar. Lo dicono i dati dell’ultimo rapporto della Rete Armida sulle donne ai vertici del settore pubblico. E, nonostante la nomina di sette donne ministro per la prima volta nella storia della Repubblica, su 79 posizioni di vertice per la stretta collaborazione con i ministri, solo 14 sono donne (il 18% del totale).
Presidenza del Consiglio e ministeri
Su un totale di 360 dirigenti generali, le donne sono 138 (il 38%), mentre delle 44 posizioni dirigenziali apicali 13 sono ricoperte da donne (il 30%), registrando un incremento rispetto alla percentuale del 2012 (le donne dirigenti generali si attestavano intorno al 36% e le donne della dirigenza apicale intorno al 23%). Una novità di rilevo è la presenza di una donna tra i tre Vice segretari generali della presidenza del consiglio, nominata nel 2013.
In molti ministeri, la percentuale di donne nei ruoli apicali resta ancora molto bassa. È donna solo un segretario generale al ministero dei Beni culturali, ad esempio. Al contrario, ci si avvicina alla soglia del 40% di donne in ruoli apicali alla Presidenza del consiglio dei ministri, e si raggiunge la soglia di parità del 50% al ministero dell’Economia e delle Finanze. Anche al ministreo dell’interno i numeri salgono: 50% di donne nella dirigenza generale, più del 60% in quella apicale. Buone anche le percentuali del ministero della Salute e del ministero dello Sviluppo economico, dove una donna è diventata capo dipartimento.
La percentuale di dirigenti generali e apicali è invece ben al di sotto della media al ministero degli Esteri, al ministero dell’Agricoltura e al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Al ministero del lavoro e delle Politiche sociali il segretario generale non è più una donna. Al ministero dell’Ambiente nessun dirigente generale è donna, anche se sono donne sia il Capo di gabinetto sia il Capo dell’Ufficio legislativo.
Agenzie
La presenza femminile nella dirigenza generale delle agenzie varia dalla percentuale del 19% nell’agenzia del Demanio a quella del 10% nell’agenzia delle Entrate, di recente accorpata con l’agenzia del Territorio. La donna direttore dell’agenzia del Territorio, in seguito all’accorpamento, è passata al ruolo di vice. Per quanto riguarda invece gli enti di ricerca vigilati dal ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, in nessuno dei 12 esaminati il presidente o il direttore è donna. C’è un unico vicepresidente donna, all’Istituto nazionale di Alta matematica, e anche nei Consigli di amministrazione le donne sono pochissime (8 in tutto); mentre la componente femminile è maggiormente presente nei Collegi dei revisori (all’Istituto Nazionale di Astrofisica una donna è presidente del Collegio dei Revisori) e leggermente in aumento rispetto al 2012 (22 donne nei Collegi dei Revisori rispetto alle 20 rilevate nel precedente rapporto).
Magistratura
I magistrati ordinari in servizio sono 9.133, di cui il 48% sono donne. Negli uffici giudicanti le donne magistrato sfiorano la perfetta parità: sono il 49,9%, ma la situazione cambia radicalmente quando si considerano gli incarichi direttivi e semidirettivi. Tra i semidirettivi giudicanti le donne sono il 28 per cento e tra i direttivi soltanto il 17 per cento. La situazione è peggiore negli uffici requirenti, dove le donne complessivamente sono meno presenti (il 39% del totale) e le percentuali di quelle che ricoprono incarichi semidirettivi e direttivi è rispettivamente del 14% e dell’11 per cento. Nessuna donna, inoltre, è Procuratore Generale in una Corte d’appello.
Dopo l’introduzione delle quote di genere “di risultato” del 30% per le elezioni del comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), le donne magistrato nel direttivo centrale sono ora il 33% del totale (12 su 36 membri della giunta) e ben il 56 % dei componenti della giunta esecutiva (5 dei 9 componenti), che viene eletta dai membri del direttivo, senza quote di genere, tra i propri componenti. Nel Csm (Consiglio superiore della magistratura), invece, su 24 membri elettivi, le donne sono soltanto due.
Per le 26 Corti d’appello, sono cinquantadue i membri di diritto, dei quali sono soltanto due le donne (il 4%): la Presidente della Corte d’appello di Brescia e la Presidente della Corte d’appello di Cagliari. Ci sono inoltre differenze territoriali: i distretti a maggior presenza rappresentativa femminile sono quelli di Ancona (82%) e Venezia (59%), mentre sono fanalino di coda proprio la stessa Brescia (ove, al netto dei membri di diritto, sono state elette solo l’8% di donne) e una serie di distretti prevalentemente meridionali (Cagliari, L’Aquila, Lecce, Messina), dove la percentuale delle elette non supera il 28 per cento.
Tra i magistrati amministrativi su 428 82 sono donne (il 19% del totale). Le donne magistrato di Tar sono il 23% (72 su un totale di 313), mentre le donne Consigliere di Stato sono 10 (il 9% del totale). Nessuna donna è Presidente di un Tar o Presidente, Presidente aggiunto o di sezione del Consiglio di Stato. Solo 5 donne con qualifica di Consigliere di Tar hanno incarichi semidirettivi.
Per i magistrati contabili, su 453 138 sono donne. La presenza femminile in posizione direttiva è in lieve aumento rispetto al 2012, ma sono ancora poche le donne procuratore regionale (3 su un totale di 22), mentre sono 4 (su 8 totali) le donne alle quali è attribuita la delicata funzione di consigliere delegato al controllo sui ministeri, raggiungendo il 50 per cento. È donna solo un Procuratore regionale aggiunto. Nel Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti è presente un componente togato elettivo donna (su un totale di quattro) e due componenti laici donna (su un totale di quattro). Inoltre, è stata nominata una componente laica donna: il vice presidente del Consiglio di presidenza.
Carriera diplomatica
Ai vertici della carriera diplomatica la presenza femminile è esigua: su 923 diplomatici di carriera, le donne sono soltanto 178 e tra queste le donne ambasciatore sono solo 2, a fronte di 29 ambasciatori di sesso maschile.
Carriera prefettizia
Su 1.275 impiegati nelle Prefetture, le donne sono più della metà (707 contro 568 uomini); le percentuali sono simili nel grado di viceprefetto e viceprefetto aggiunto (le donne sono mediamente il 58% del totale). La situazione muta però quando si considera il grado di prefetto: 71 donne su 114 (il 38%). Le donne titolari di prefettura sono 34, su un totale di 97 e rappresentano circa il 35 per cento. Il governo in carica, nel Consiglio dei ministri del 17 dicembre 2013, ha nominato 21 nuovi prefetti, di cui 9 donne (il 43% del totale).
Parlamento
Alla Camera dei deputati, le posizioni apicali sono tutte appannaggio maschile: sia il segretario senerale che i 2 vicesegretari generali sono uomini. Le posizioni direttive di capo servizio e quelle di capo ufficio della segreteria generale o di titolare di incarichi individuali sono 30 e le donne sono soltanto 4 (circa il 13% del totale). Anche l’incarico di capo di segreteria della Presidente è affidato ad un uomo. Al Sentao, invece, il segretario generale è donna, ma i ruoli di vice sono ancora tutti ricoperti da uomini.
Banca d’Italia
Nel direttorio della Banca d’Italia la presenza femminile si attesta al 20% (una donna è vicedirettore generale), tra i dirigenti apicali dell’amministrazione centrale (funzionari generali, condirettori centrali e direttori superiori) le donne sono l’11 per cento. Tra i dirigenti, le donne a fine 2012 erano il 23%, in crescita dal 15% di fine 2002. A livello di amministrazione periferica i direttori di filiale donna sono 18 su 67 (il 27%).
Authority e Commissioni indipendenti
Alla fine del 2013, tra i componenti degli organi deliberanti delle autorità e delle commissioni indipendenti, su un totale di 37 membri le donne sono solo sette. L’unica ad avere un presidente donna è la Commissione indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (Civit). Sono ancora quattro, invece, le autorità che non hanno alcuna presenza femminile nel board: Consob, Agcm, Agcom e Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici.
Università
Mentre per le donne si osserva una tradizionale struttura “a piramide” – con al vertice le donne ordinario (14,6%), seguite dalle associate (27,1%) e alla base le ricercatrici (58,3%) – , al contrario per gli uomini la struttura assume una forma a “clessidra” – con la percentuale più consistente rappresentata dagli ordinari (39,9%), seguiti dai ricercatori (31,4%) e infine dagli associati (28,7%). La difficoltà delle donne a raggiungere i livelli apicali anche nell’Università è un fenomeno che si presenta allo stesso modo in tutta Europa. Le donne rettore in Italia, intanto, sono solo 5. Su 78.