Pizza ConnectionLe indagini in procura a Torino e le società offshore

Inchiesta

Su Vannoni e il dottor Marino Andolina, fino al 2011 direttore del Dipartimento trapianti dell’ospedale Burlo Garofolo, di Trieste, incombe anche un’indagine penale aperta dal pubblico ministero di Torino Raffaele Guariniello, lo stesso pm della vicenda Eternit. La vicenda giudiziaria per Vannoni e altre undici persone inizia nel 2009, quando a Torino Raffaele Guariniello apre un fascicolo contestando i reati di associazione a delinquere, commercio e somministrazione di “medicinali guasti”, come definiti dalla legge, e truffa. La terapia (non autorizzata) è stata praticata a 68 persone, tra cui 3 minori tra il 2007 e il 2009. Le indagini preliminari si chiudono nel 2011.

L’avviso di chiusura delle indagini preliminari a carico di Vannoni e altri 12 indagati da parte della procura di Torino

Coinvolte sono quattro società, di cui due con sede nella Repubblica di San Marino che, come si vedrà, sarà il primo e frequente approdo dei pazienti che decidono di sottoporsi al trattamento a base di infusioni di staminali mesenchimali.

Ricostruendo la vita delle società coinvolte si ha un quadro più chiaro dell’inchiesta: ci sono la Re-Gene costituita nel 2006 da Davide Vannoni, Luigi Bistagnino, Marcello La Rosa e i due scienziati russi Vyacheslav Klimenko e Olena Schegelskaya, l’Associazione per la Medicina rigenarativa Onlus, la Stamina Foundation Onlus, L’Istituto di Medicina del Benessere e la Re-Wind Biotech. Queste ultime due con sede a San Marino. All’apertura del fascicolo gli indagati sono dodici.

È il prologo di una querelle giudiziaria, mediatica e politica. Ai tempi dell’avvio dell’inchiesta della magistratura non si discuteva di cura compassionevole (come sarà poi), e Guariniello nel 2011 metterà nero su bianco che gli indagati «agivano nell’esercizio di un’attività dichiarata “senza fini di lucro”, “umanitaria” e “compassionevole”, ma di fatto volta a pretendere e ottenere da ciascun paziente e/o familiare elevate somme di denaro (di vario importo sino anche a 50mila euro).

«Se avessi potuto dare le cure gratuitamente» si è difeso Vannoni nel corso di una intervista al Corriere della Sera «fin da allora l’avrei fatto. Chiaramente adesso lo posso fare. Eravamo in emergenza continua. I finanziamenti deliberati dalla Regione Piemonte per il progetto di un laboratorio all’avanguardia non arrivavano e sei pazienti erano già in trattamento. E lì c’è stato, se vuole, il “peccato originale” di dire: abbiamo bisogno di sopravvivere. Alla fine da questa attività ho avuto grandi perdite, ma non perché ci ha bloccato Guariniello. Il motivo vero è che i pazienti trattati a mille euro quando preparare le loro cellule ne costava 15mila, quelli che non pagavano un euro e quelli che pagavano giusto il costo, erano più di quelli che pagavano le cifre che sono state scritte (fino a 50mila euro secondo l’indagine della Procura di Torino,ndr). Con loro però compensavamo quelli che venivano curati gratis. I pazienti che potevano permetterselo donarono intorno ai 20mila euro a testa». In precedenza era stata presentata anche alla Regione Piemonte una richiesta di finanziamento, che fu prima concesso e poi revocato in extremis in quanto la documentazione presentata si è poi rivelata scarsa. Secondo le indagini le cellule staminali trattate «erano sprovviste delle caratteristiche di efficacia, sicurezza e qualità».

Cominciarono a comparire anche depliant divulgativi e un video (acquisito dalla procura) dove si vede un ballerino russo affetto da Parkinson sulla carrozzella che a seguito del trattamento con le cellule staminali ballava e danzava. Secondo la procura le promesse di Vannoni e degli altri indagati prospettavano ai pazienti«la guarigione o quantomeno il miglioramento della qualità della vita a pazienti e/o familiari disperati per le condizione di salute dei pazienti stessi», asserendo che «si trattava di una terapia vincente e che il paziente avrebbe potuto recuperare la propria funzionalità fisiologica anche in misura elevata». Fu infatti una delle prime denunce indirizzate alla società di Vannoni a portare alla luce quel video. A presentarla fu la figlia di Claudio Font, residente a Caselle, morto il 17 dicembre del 2009 all’età di 73 anni: «Dopo il secondo trattamento si è aggravato di colpo. Nel viaggio di ritorno delirava. La sua malattia è durata tre anni, mentre solitamente ha un decorso superiore ai venticinque», raccontava a La Stampa. «Un amico di Roma gli ha fatto il nome di un neurologo che poteva aiutarlo. Si chiama Leonardo Scarzella, torinese, studio in corso Moncalieri». Scarzella finisce indagato da Guariniello. I Font arrivano a bonificare a Stamina oltre 40mila euro e a viaggiare tra Torino, San Marino e il centro trapianti dell’ospedale di Trieste.

Le procedure che seguono i laboratori di Vannoni però in Italia erano vietate e nei bonifici richiesti per la cura la causale veniva fatta passare in sostanza come una donazione, e i pazienti invitati a non fare pubblicità. Per non parlare poi delle procedure di prelievo e conservazione dei prelievi effettuati sui pazienti: tra le carte dell’inchiesta finisce anche il caso di un paziente sentitosi male in seguito a una puntura lombare, praticata dallo specialista Luciano Ettore Fungi. Il paziente in seguito era stato invitato a firmare una dichiarazione con la quale, secondo i pm, «avrebbe dovuto ritrattare quanto aveva riferito ai medici dell’Ospedale di Stato di San Marino, negare di essere stato sottoposto a una terapia cellulare e affermare di essersi sbagliato nel parlare con tali medici di terapia cellulare in quanto in stato confusionale».

Indizi Fungi

Un passaggio dell’avviso di conclusione delle indagini della Procura di Torino

Il 19 gennaio scorso le indagini si sono chiuse: sarebbero 20 gli indagati, fra cui lo stesso Vannoni, in un’inchiesta portata avanti dalla procura piemontese. Altri 12 indagati avevano già ricevuto la notifica di chiusura delle indagini ad agosto del 2012. Oltre al presidente di Stamina Foundation, sarebbero indagati anche manager e medici che avrebbero aiutato il metodo Stamina ad essere applicato all’interno degli Spedali Civili di Brescia, ospedale pubblico d’eccellenza. Fra i manager lombardi, fra gli indagati ci sarebbe anche Luca Merlino, dirigente di Regione Lombardia e una delle prime persone a sperimentare il “metodo”, oltre a dirigenti degli Spedali Civili come Ermanna Derelli, direttrice sanitaria, Arnalda Lanfranchi, responsabile laboratorio, Carmen Terraroli, responsabile segreteria scientifica comitato etico, Gabriele Tomasoni, responsabile anestesia rianimazione, Fulvio Porta, oncologo pediatra, stando a quanto ha anticipato La Repubblica. Indagata anche la madre di una bambina malata, per la diffusione di un video che avrebbe violato la privacy della figlia.

STAMINA FOUNDATION, QUELLE SOCIETA’ SVIZZERE E I BREVETTI

Il fascicolo della procura di Torino è aperto da un anno, e nel 2010 Vannoni scioglie la Re-Gene, la società aperta con i biologi russi, Bistagnino e La Rosa. Nel 2009 fonda Stamina e nel 2010 per la prima volta si accredita per la possibilità di ricevere le donazione del 5X1000, e riceverà poco più di dieci euro. Lo statuto è inattaccabile: la fondazione opera senza scopo di lucro. E questo principio viene ribadito da Mister Stamina ovunque sia possibile, tuttavia però non può sfuggire che la nuvola di società coinvolte nell’affaire stamina superi i confini e arrivi in Svizzera.

Nello sviluppo della vicenda Vannoni ha intanto trovato un finanziatore, e non è un nome da poco: è l’imprenditore farmaceutico Gianfranco Merizzi, proprietario del gruppo Medestea di Torino. L’Espresso riporta che «è proprio nel bilancio di una sua società, la Medestea Stemcells, che è emersa per la prima volta l’architettura delle società predisposte ad hoc in Svizzera per sfruttare i diritti del metodo Stamina. E qui fioccano le sorprese: Medestea Stemcells ha pagato a Vannoni 440.302 euro per rilevare una partecipazione in una delle due società, la Biogenesis Tech. E nei consigli di entrambe siedono due persone che, a vario titolo, hanno animato il dibattito pro Stamina, Luigi Bonavita e Mario Tetti».

I soci della Biogenesis Tech in cui compare anche Merizzi di Medestea

Oltre alla Biogenesis Tech c’è anche un’altra società, la Biogenesis Research, «detentrice del “know how Vannoni” e di tutti i diritti esclusivi mondiali» si legge nel bilancio di Medestea Stemcell. In Biogenesis Tech oltre ai soci Merizzi, Bonavita e Tetti, c’è un quarto socio: Nello Pedrazzi, che di Biogenesis Tech risulta essere presidente al luglio 2013. Pedrazzi è legato anche a un’altra società svizzera: è la Sipex Insurance, che nell’oggetto sociale, oltre alla « rappresentanza di compagnie assicurative o brokers che operano nel campo dei trasporti marittimi, aerei e terrestri, nonché in altri rami assicurativi ivi compresa la rappresentanza di associazioni protettive armatoriali (P&I Clubs); l’acquisto, la vendita, la gestione, l’amministrazione, così come il noleggio di navi, di parti delle stesse, di containers e accessori vari; l’intermediazione ed il commercio di prodotti petroliferi», annovera anche «lo sfruttamento di brevetti, licenze e di altri diritti d’uso in relazione allo scopo sociale; la partecipazione finanziaria ad altre società». Quei brevetti tanto cari allo psicologo della comunicazione Davide Vannoni, che per il metodo Stamina prova a depositarne addirittura quattro.

In uno dei servizi che “Le Iene” ha dedicato al “metodo” Vannoni, lo stesso fa sapere che «i processi di estrazione e trattamento delle cellule staminali sono pubblicamente disponibili ricercando su Google “Davide Vannoni e brevetti”». Insomma, i brevetti sono pubblici, afferma con sicurezza Mister Stamina. C’è un problema: che di depositato all’ufficio brevetti statunitense, uffici presso cui Vannoni assicura di aver iscritto il metodo, non ci sono brevetti ma domande di brevetto, per giunta tutte respinte. Due domande sono italiane, due statunitensi, e la risposta dell’ufficio brevetti a stelle e strisce è inequivocabile: le richieste sono rigettate per «indefinitezza del contenuto che costituirebbe l’invenzione e mancanza di altezza inventiva». Anche perché le relazioni che Vannoni fornisce sono scarne e “insufficienti” per un giudizio. Sul tema brevetti interessante è la lettura del blog specializzato MedBunker e Prometeus Magazine.

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