L’Europarlamento rottama la troika: “fuori controllo”

Il sistema Bce, Fmi, Commissione europea

Troppe decisioni, non di rado sbagliate, imposte a paesi senza alcun controllo democratico: il sistema di salvataggio degli stati in crisi deve cambiare. A quattro anni dall’avvio del primo programma di aiuti alla Grecia, il Parlamento Europeo ha deciso di partire lancia in resta – complice l’incipiente campagna elettorale per le europee di maggio – contro il sistema «troika», e cioè il trio di Commissione Europea, Bce e Fondo Monetario Internazionale che ha dettato legge in Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro. Il fronte è bipartisan, visto che conta sia i popolari, sia i socialisti e sinistra. Non a caso bipartisan è anche il duo che ha redatto un “Rapporto indagine sull’attività sul ruolo e le operazioni della Troika per quanto riguarda i paesi dell’eurozona sotto programma” (di aiuti): si tratta del popolare austriaco Othmar Karas e del socialista francese Liem Hoang Ngoc. «Tutti gli strumenti non basati sul diritto comunitario – ha spiegato Karas – sono provvisori. Gli strumenti Ue dovrebbero esser basati sul metodo comunitario, con il Parlamento Europeo che agisce come legittimazione democratica e come organo di controllo». 

Negli ultimi giorni sono stati sottoposti a fuoco di fila, in intense audizioni europarlamentari, esponenti (passati o attuali) degli organismi coinvolti nella troika, tra cui il commissario agli affari economici, l’ex presidente Bce Jean-Claude Trichet e il responsabile dei fondi salva-stati Efsf ed Esm Klaus Regling. Il tutto con visite di una delegazione del Parlamento Europeo in Portogallo, Cipro (proprio in questi giorni), in Irlanda e a fine mese in Grecia.

«Smantellare la troika durante l’attuale presidenza greca dell’Ue sarebbe una vera vittoria»

ha tuonato il presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici all’Europarlamento, l’austriaco Hannes Swoboda. Chiosa l’eurodeputato Pd Gianni Pittella, relatore per conto del Parlamento Europeo sul rapporto annuale 2012 della Bce: «la troika non è tenuta a rendere conto democraticamente e sta facendo un cattivo lavoro imponendo drastiche misure di austerity che hanno colpito i più deboli ed esacerbato i problemi debitori», per questo occorre che al posto della troika subenti «un sistema in cui la Commissione sia posta al cuore del meccanismo e sia responsabile di fronte al Parlamento (Europeo, ndr)». 

Nel rapporto si esprime «rammarico per la mancanza di trasparenza per i negoziati per i memorandum d’intesa (tra i paesi sotto programma di aiuti e la troika, ndr)»; si 

«deplora il fatto che dal 2008 la diseguaglianza della distribuzione del reddito sia crescita al di sopra della media nei paesi (sotto programma, ndr) e che tagli nello Stato sociale e l’impennata della disoccupazione stiano aumentando i livelli di povertà».
Allo stesso modo si «deplorano le previsioni a volte eccessivamente ottimistiche da parte della troika, specialmente per quanto riguarda la crescita, ma anche l’insufficiente comprensione della resistenza politica ai cambiamenti in alcuni stati membri», così come il fatto «che la riduzione dei deficit strutturali in tutti i paesi sotto programma dall’inizio dei rispettivi programmi non ha portato a una riduzione dei tassi di debito pubblico verso il pil», che invece «è fortemente aumentato in tutti i paesi sotto programma». Infine, «troppa poca attenzione è stata data alla necessità di alleviare l’impatto negativo delle strategie di aggiustamento nei paesi sotto programma»

Un duro atto d’accusa contro la troika, dunque, combinato con l’osservazione che «per via della sua natura ad hoc, non vi era fondamento giuridico per creare la troika sulla base del diritto primario Ue. Il tutto con pesanti rischi di conflitti di interesse, avverte ancora il documento.Per la Commissione, in quanto sia membro della troika, sia, allo stesso tempo guardiana dei trattati; per la Bce, in quanto da una parte “advisor tecnico” della troika, dall’altra creditrice nei confronti dei quattro stato e oltretutto legata al mandato monetario. Per il Parlamento Europeo, insomma, si tratta di cambiare l’impianto – anche se nessuno in realtà crede che si possa smantellare in quattro e quattr’otto la troika, in assenza di uno strumento alternativo – visto oltretutto che per ora solo l’Irlanda è uscita dai programmi di aiuti

Le idee, però, ci sono: anzitutto, il rappresentante della Commissione dovrebbe «essere ascoltati dal Parlamento Europeo prima di assumere le proprie funzioni nonché rendere conto regolarmente». Soprattutto, si tratterà di porre fine alla presenza del Fmi – inizialmente coinvolto per la totale mancanza di inesperienza dell’Ue in materia di default sovrani. Un punto essenziale visto che, come ha osservato da Huang Ngoc, «liti tra la Commissione e il Fmi su come usare il consolidamento di bilancio (su cui ha insistito Bruxelles, ndr) o la svalutazione interna (chiesta a gran voce dal Fmi, ndr) hanno spinto ad applicarli tutti e due, creando enormi danni». L’idea del Parlamento è presto detta: bisogna ipotizzare la «creazione di un Fondo Monetario Europeo nel quadro giuridico comunitario». Per fare questo, con uno strumento nuovo e oltretutto responsabile di fronte al Parlamento Europeo, occorrerebbe un cambiamento dei trattati Ue, come ammettono gli stessi europarlamentari. Un’impresa davvero ardua, visto che ci vuole l’unanimità di tutti e 28 gli stati membri. Difficilmente, insomma, potrà essere già la presidenza greca dell’Ue (che finisce il 30 giugno) a «smantellare» la troika, come sogna Swoboda. Almeno, però, la discussione è avviata.

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