Ma chi decide chi merita un Oscar?

Una piccola elite di hollywood

Gli Oscar, le statuette con cui ogni anno vengono premiati i migliori film, non si chiamano veramente Oscar. Leggenda vuole che a dare il nome ai premi sia stata l’impiegata dell’Academy (l’organizzazione che sceglie chi vince gli Oscar) Margaret Herrick. Pare che nel 1931, passando a fianco di un tavolo coperto delle statuette pronte per essere consegnate, Margaret abbia commentato: «assomiglia tantissimo a mio zio Oscar». E che da allora il nome sia rimasto, prima come scherzo e poi — dal 1939 — come nome ufficiale.

Il vero nome delle statuette è molto più noioso e banale: Academy Award of Merit. Fondata nel 1927, l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences è un’organizzazione di professionisti del cinema che ha l’obiettivo di «sostenere e sviluppare l’arte e la scienza del cinema». E la parte più famosa e popolare del lavoro che svolge è proprio assegnare i premi Oscar.

Più di 6000 professionisti fanno parte dell’Academy, tra registi, attori, sceneggiatori, tecnici e produttori. L’organizzazione è di tipo onorario: non c’è modo di iscriversi, bisogna per forza essere invitati. Ricevere una nomination (o vincere) all’Oscar non è un modo certo per ricevere l’invito ad entrare nell’Academy, ma è uno dei migliori. Il 33% dei membri dell’Academy sono vincitori o nominati. Gli altri sono stati invitati da altri membri o scelti per meriti particolari. Queste 6000 persone, decidendo ogni anno i migliori film da premiare, spostano le sorti dell’industria del cinema.

Ma, e questa è la domanda più importante, chi sono esattamente?

Sul sito degli Oscar vengono citati una manciata di membri: Peter Dinklage, Jennifer Hudson, Pedro Almodóvar, Christopher Nolan, Bono e qualche altro. Ma la lista completa dei membri dell’Academy è un segreto ben custodito. Nel 2012, però, Los Angeles Times ha contattato direttamente più di 5000 membri dell’Academy e ha stilato un identikit del membro medio dell’organizzazione: un maschio bianco di più di 62 anni.

Le percentuali fanno ancora più impressione. Il 94% dei membri dell’Academy sono bianchi, il 2% sono di colore e meno del 2% sono ispanoamericani. E soltanto il 14% ha meno di 50 anni. Solo il 50% degli attori che fanno parte dell’Academy sono apparsi in un film negli ultimi anni. E, visto che l’iscrizione all’Academy è vitalizia e che l’organizzazione è stata fondata quasi 100 anni fa, centinaia di membri che continuano a scegliere i film da premiare non lavorano nemmeno più nel cinema (L.A. Times ne cita alcuni: una suora, un proprietario di una libreria e un reclutatore dei Peace Corps). Insomma, l’Academy è un’organizzazione che, pur dovendo premiare i migliori film tra tutti quelli prodotti nel mondo, rappresenta un genere, un etnia e un’età di spettatori ben definita.

L’Academy si difende dicendo di essere specchio del mondo che rappresenta: Hollywood. «Ci rendiamo conto che dovremmo fare di meglio», ha detto l’autore e regista Alden Robinson al Los Angeles Times, ma «abbiamo le mani legate dietro la schiena. Se l’industria del cinema in generale è composta in questo modo, per noi è molto difficile diversificare i membri dell’Academy».

Intanto, dopo la ricerca del Los Angeles Times, un primo importante passo è stato fatto: lo scorso luglio Cheryl Boone Isaacs è stata eletta presidentessa Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Su trentatré presidenti dell’Academy, è la terza donna a prendere questo ruolo e la prima la afroamericana in assoluto.

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