Ma il vinile sta tornando davvero?

ANALOGICO VS DIGITALE

Il vinile sta tornando. Gli appassionati di musica e gli audiofili lo dicono spesso. Ne sono convinti. Ci vogliono credere. Perché in un mondo dove il digitale sta diventando lo standard per la fruizione della musica, il vinile è un oggetto che non è solo nostalgico. Ha anche una fisicità e una qualità sonora che il digitale non ha e non può avere. Ma sta tornando davvero?

Una cosa è innegabile: è in crescita. Da sei anni a questa parte le vendite dei dischi in vinile non hanno fatto che aumentare. Nel 2007 c’è stata un’inversione di tendenza e il formato, invece di andare giù e sparire nei negozi di antiquariato, ha ricominciato a vendere. Se nel 2007 i dischi in vinile avevano un mercato globale di 55 milioni di dollari, nel 2010 erano già 89 e nel 2012 siamo arrivati a 171 milioni di dollari. In pochi anni, insomma, il mercato è più che triplicato. Non male, per un formato che ha più di 60 anni.

Per il 2013, al momento, abbiamo a disposizione solo i dati del mercato statunitense che però sono indicativi del trend mondiale. Nell’ultimo anno le vendite di vinile sono cresciute del 33% rispetto al 2012, passando da 4,55 milioni di dollari a 6,1 milioni. Interessante notare che il 64% di questi vinili sia stato venduto non online ma in negozi di dischi indipendenti. Parte del risultato è ottenuto grazie al Record Store Day, un giorno a inizio di aprile in cui si festeggiano i negozi di dischi. E che molti artisti sfruttano per il lancio di riedizioni in vinile dei loro album o per le nuove uscite. Solo negli Stati Uniti, nella settimana del Record Store Day sono stati venduti 244.000 dischi in vinile.

I numeri, sia chiaro, sono ancora piccolissimi. E molto probabilmente sono destinati a rimanere piccolissimi. Quando si parla di «ritorno del vinile» si parla sempre di una nicchia che, più che erodere il consumo digitale di musica, va a intaccare le vendite del suo fratello maggiore (o è minore in questo caso?): il CD. In corrispondenza della crescita del vinile, infatti, c’è un calo dei Compact Disc che, dopo aver dominato il mercato per tutti gli anni Novanta, sta lentamente perdendo terrendo. Nel 2013 è calato del 14,5%, passando da un mercato di 193,4 milioni di dollari a 165,4 milioni. Va detto, però, che il CD rimane ancora il supporto dominante per la vendita di musica: nel 2013 i dischi venduti in CD sono stati il 57% del totale, gli album digitali il 41%, il vinile il 2%. Una nicchia, appunto.

I vinili più venduti del 2013
I numeri sono tanto piccoli che tra le cifre dei dischi più venduti in generale negli Stati Uniti e quelli più venduti in vinile ci sono due ordini di grandezza. L’album più venduto in generale è 20/20 Experience di Justin Timberlanke con 2 milioni e mezzo di copie, il più venduto in vinile è Random Access Memories dei Daft Punk con 49mila copie.

Interessante notare come, tra i 10 vinili più venduti del 2013, ce ne siano 3 che non sono per niente del 2013. Al quarto e al quinto posto troviamo due dischi del gruppo inglese Mumford & Sons, uno del 2009 e uno del 2012. Il motivo delle vendite potrebbe essere legato all’annuncio fatto dalla band lo scorso settembre di voler prendere una pausa per una «notevole quantità di tempo». L’altro disco non del 2013 è al settimo posto: For Emma Forever Ago di Bon Iver è uscito nel 2008 e non è nemmeno l’ultimo disco del gruppo.

La classifica completa

1. Daft punk – Random Access Memories (49,000 copie) 

2. Vampire weekend – Modern Vampires of the City (34,000 copie)

3. Arcade fire – Reflektor (31,000 copie)

4. Mumford & sons – Babel (27,000 copie)

5. Mumford & sons – Sigh no more (27,000 copie)

6. Queens of the stone age – …Like Clockwork (27,000 copie)

7. Bon iver – For Emma Forever Ago (23,000 copie)

8. Lumineers – Lumineers (22,000 copie)

9. The national – Trouble Will Find Me (22,000 copie)

10. Justin timberlake – 20/20 Experience (21,000 copie)

Dati Nielsen & Billboard

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