Pizza ConnectionNasce Stamina: subito aperte le porte della politica

Inchiesta

Vale la pena riavvolgere il nastro dell’iter che ha portato Davide Vannoni a essere riconosciuto dall’opinione pubblica e della strada che ha percorso fino a entrare in nosocomi come gli Spedali Civili di Brescia e scomodare giudici di mezza Italia per autorizzare la terapia Stamina. I primi due incarichi per Vannoni con Regione Piemonte arrivano a cavallo tra il 2002 e il 2003: il primo riguarda una ricerca quantitativa per Experimenta, una mostra dedicata alla comunicazione scientifica, mentre il secondo riguarda «valutazione di efficacia dell’iniziativa di Comunicazione, marketing sociale e formazione in ambito Promozione Salute Piemonte (P.S.P.)». Fin qui nulla di strano per un esperto di marketing e comunicazione che lavora con l’ente regionale, anzi, anche in ambiente accademico c’è chi ricorda Vannoni come «uno studente brillante e al tempo stesso ribelle». Infatti già nel 2000 Regione Piemonte gli affida anche la comunicazione delle mostre di Palazzo Cavour. Incarichi che lo portano a fare conoscenze e amicizie nell’ambiente politico. In quei primi anni del 2000 inizia a collaborare col Politecnico di Torino e firma il suo “Manuale di psicologia della comunicazione persuasiva”, edito da UTET. E nella mediaticità della vicenda Stamina gli assiomi delineati da Vannoni in quel manuale non mancano.

Sono sempre da far risalire agli ambienti torinesi le conoscenze del professor Vannoni, perché da Torino parte e si chiude il cerchio delle società e delle persone nate e gravitate attorno a Stamina Foundation. Nei primi anni ’90 entra in contatto con un altro personaggio che è parte integrante del pasticcio Stamina, è Luigi Bistagnino, che tornerà come socio della società Re-Gene. Nel 2000 accanto allo stesso Vannoni nel comitato di Experimenta c’è anche l’altro socio di Re-Gene, Marcello La Rosa, direttore dell’Ires, istituto regionale di ricerche economiche e sociali, dal 1997.

Con la sua società “Cognition” intanto Vannoni si occupa di ricerche quantitative, cioè quelle tramite call center per importanti società come Iren, il partito Forza Italia, la stessa Experimenta, Teatro Stabile di Torino e Aprilia.

Reduce dal viaggio in Ucraina il professore fonda con i vecchi colleghi e i biologi russi Re-Gene, oltre all’Associazione per la Medicina Rigenerativa che nel 2007 si vede concedere, grazie a una delibera della Regione Piemonte, allora guidata dalla giunta di Mercedes Bresso del Partito democratico, un finanziamento di 500mila euro per la «realizzazione di un laboratorio con prerogative certificabile AIFA per lo sviluppo di tecnologie biomediche applicabili nell’ambito della medicina rigenerativa con l’utilizzo di cellule mesenchimali adulte autologhe».  Finanziamento che verrà poi bloccato in extremis dall’ allora assessore alla Ricerca e Innovazione di Regione Piemonte Andrea Bairati: «Il dossier fu affidato a me» ricorda Bairati a L’Espresso «e, come di prassi, lo inviai a valutatori internazionali. I pareri degli scienziati, però, furono unanimi e negativi. Scrissi quindi che, per quanto ci riguardava, il progetto non era finanziabile e l’erogazione venne bloccata. Il problema principale era la mancanza di letteratura».

Vannoni, secondo quanto riportato sempre da L’Espresso sostiene di aver presentato il suo piano di ricerca al centro Trapianti regionale con cui aveva collaborato un anno prima come responsabile di un corso d’aggiornamento. Ebbene, su quei 500mila euro si concentrano per prime le attenzioni della procura di Torino che lo indaga per tentata truffa ai danni della Regione: secondo le ipotesi dell’indagine Vannoni, grazie alle sue entrature con alcuni politici, avrebbe convinto i rappresentanti regionali a stanziare il denaro. Questo è il primo atto ufficiale a portare Vannoni davanti a un tribunale: l’udienza preliminare è prevista per il 6 febbraio 2014.

Ma chi sono i protagonisti della vicenda del finanziamento? Secondo le indagini del pm Giancarlo Avenati Bassi fu Riccardo Nicotra, consigliere del Nuovo PSI a presentare in Consiglio Regionale l’emendamento in favore del laboratorio di Vannoni, che prevedeva appunto un assestamento di bilancio 500mila euro da destinare, in generale, alla ricerca per le staminali. Dietro Nicotra, come ricostruito dalle cronache di questi mesi, c’è Angelo Burzi, decano di Forza Italia in Piemonte, praticamente uno dei fondatori del partito in Regione nel 1994. E la società “Cognition” di Vannoni, come detto, proprio per Forza Italia curò anche una ricerca di mercato. Lo stesso Burzi figurava in Società Futura con Marcello La Rosa, socio a sua volta di Vannoni nella Re-Gene: Società Futura vedeva al suo interno anche esponenti della sanità regionale, anche se Burzi, interpellato da L’Espresso sulla coincidenza, dirà che «non c’è nessun legame tra Società Futura e Stamina». Società Futura nel 2002 finì impigliata in una vicenda di appalti poco chiari sulla sanità, mentre solo tre anni prima, nel ’99 viveva il suo periodo di massimo splendore con la partecipazione di personaggi politici del calibro di Giuliano Urbani e Giulio Tremonti. Anche Burzi, ex assessore al bilancio, finì nell’inchiesta per tangenti con altri manager della sanità regionale nel 2002. Si dimise e i reati finirono poi prescritti.

C’è anche Gaetano Peveraro, ex assessore al bilancio della stessa giunta Bresso, che oggi non riveste più incarichi politici, che rivela a L’Espresso: «ho incontrato Vannoni in un corridoio del Consiglio regionale, durante una pausa dei lavori. Era venuto a presentarmi il progetto, mi aveva spiegato brevemente gli studi e mi aveva mostrato un filmato abbastanza impressionante. Se fosse tutta fuffa, ovviamente, non potrei dirlo, ma aveva certamente un grande impatto emotivo. Soprattutto per chi, come me, aveva in famiglia dei malati. Furono stanziati in un assestamento di bilancio 500mila euro da destinare, in generale, alla ricerca per le staminali. Ma nessuno avrebbe potuto, in quella sede e fase, indicare anche l’associazione a cui destinarli».

Così interviene alla fine Bairati e quei 500mila euro non vedranno mai le tasche di Vannoni, ma gli varranno il processo con l’accusa di tentata truffa alla Regione. La giunta Cota ora dovrà valutare se costituirsi parte civile.

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