Vademecum antitruffa contro le “cure miracolose”

Le regole dell’Aifa

“Non ho nulla da perdere a provarlo” è il titolo del vademecum stilato da Aifa, Agenzia italiana del farmaco, contro chi propone ai pazienti cure miracolose. Dopo il caso Stamina, contro la quale Aifa si è sempre scagliata non riconoscendo alla cura di Vannoni alcuna valenza scientifica, è stato pubblicato un documento di 20 pagine. Ecco i punti principali:

1. Attenzione alle informazioni in Rete. Esistono molti siti web che pubblicizzano terapie non sperimentate come trattamenti o cure e nelle chat prendono piede voci infondate. In alcuni casi sostengono di basarsi sulle ultime scoperte scientifiche, mentre in altri affermano di rifarsi alla tradizione o alla saggezza antica. Solo raramente sono fondati su prove scientifiche che attestino la loro reale efficacia. Come smascherarli? Molti siti contengono un disclaimer legale scritto in piccolo che dice che il trattamento offre pochi o nessun beneficio. Ad alcuni pazienti vengono riconosciuti sconti sui trattamenti in cambio di una testimonianza positiva: ecco spiegata la presenza di video di convincimento. E poi, cosa importante, se il trattamento è disponibile solo su Internet e non è prescrivibile da un medico, bisogna mettersi in guardia. 

Quando si leggono articoli giornalistici sulle ricerche scientifiche, poi, verificare sempre che sia citata la rivista in cui la ricerca è stata pubblicata. È già un buon segno. 

2. Costi finanziari. Il costo di terapie non sperimentate può essere contenuto, come nel caso di una dieta, o raggiungere diverse migliaia di euro. L’Aifa scrive: «Può sembrare rassicurante spendere molto per un trattamento – in base al principio “se è caro sarà anche buono”. Tuttavia, alcuni dei farmaci più efficaci e diffusi, sono in commercio da così tanto tempo da essere divenuti molto economici, perché ormai privi di tutela brevettuale». 

3. Rischi per la salute. I trattamenti alternativi sono potenzialmente nocivi, per questo è importante discutere dei rischi con il proprio medico. Possono interferire con i farmaci che già si assumono o indurre a non assumere farmaci che invece sono vitali. Anche perché «alcuni prodotti che vengono venduti come “naturali” o erboristici, sono spesso considerati più sicuri dei cosiddetti prodotti “chimici”. In realtà, tutto è composto da sostanze chimiche, qualunque nome gli venga dato». 

4. Costi emotivi. «Provare trattamenti non sperimentati implica un costo in termini di tempo, stress ed energie. Uno dei costi emotivi maggiori è la delusione nello scoprire che ti è stata venduta una falsa speranza. Piuttosto che farsi convincere a provare qualsiasi cosa è meglio porsi, con spirito critico, alcune domande su cosa realmente viene offerto». 

5. Cercare le prove. «Ci sono domande utili da porsi per scoprire se dietro certe affermazioni ci sono delle prove: 1. I risultati sono frutto di una ricerca indipendente e sono stati verificati? 2. Lo studio è stato pubblicato su una rivista scientifica? 3. Cosa dicono gli altri esperti del settore? 4. Si è svolto un trial clinico? 5. Il trattamento è autorizzato? Per quale indicazione terapeutica?».Il modo migliore per scoprire se un trattamento è sicuro ed efficace è testarlo scientificamente. Per i trattamenti ciò avviene attraverso rigorosi trial clinici, che spesso coinvolgono un ingente numero di persone. Per cercare le prove, si legge, si può anche partecipare alle sperimentazioni cliniche, entrare nei comitati, raccogliere fondi per la ricerca e fare rete con gruppi di pazienti con la stessa patologia. 

Il documento completo dell’Aifa

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