Secondo appuntamento con la nostra rubrica preferita. Pensate che per avere una rubrica che la pensa come noi abbiamo dovuto scrivercela da soli.
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Avete mai letto Concrete di Paul Chadwick? (Attualmente esce per la Panini Comics).
SE NON HAI VOGLIA DI LEGGERE PER INTERO QUESTO ARTICOLO SAPPI SOLO CHE CONTIENE:
ALIENI-UN SENATORE-UNA PASSEGGIATA SOTTO L’OCEANO-SOLITUDINE-AVVENTURA-CEMENTO-UN FILO D’ERBA
Parlare di Concrete vuol dire sprecare parole. Pochi sono i fumetti che riescono a trasformarsi in vocabolario del mezzo stesso. Un libretto di istruzioni del linguaggio che adoperano. Concrete andrebbe consigliato in tutte le scuole di comics del mondo. Come testo.
Ronald Lithgow scrive discorsi. Per un senatore. Questo è il suo mestiere. Poi va in montagna con un amico. Entra in una caverna. Viene catturato dagli alieni. Gli trapiantano il cervello in un corpo di roccia. Ronald Lithgow diventa Concrete.
Questa è la storia.
Paul Chadwick sembra chiedersi che vita possa avere avuto la Cosa dei Fantastici 4 se fosse realmente esistita. Come avrebbe pianto senza lacrime. Come avrebbe amato senza niente tra le gambe. Se avesse potuto accarezzare un cane. Se avesse potuto esistere persino.
Ma.
Concrete è soprattutto un fumetto di solitudine.
Ronald era solo già prima di essere trasformato in un mostro. Questo si legge subito. Ma ora il suo goffo corpo di cemento diviene simbolo stesso della sua inadeguatezza. Paul Chadwick decide di rovesciare il personaggio. Prende le sue pene interiori e le rivolta in pene esteriori. Così facendo Ronald deve fare i conti solo con i suoi sentimenti, le sue sensazioni e i suoi sogni. Fuori per tutti era un vincente. Ora deve esserlo dentro di lui.
Concrete però non è solo un mutilato. Un abominio. Un carcere su due gambe.
Concrete ha acquisito una forza sovrumana. Quindi scala le montagne.
Concrete può non respirare per ore. Quindi passeggia sotto l’oceano.
Concrete può vedere un filo d’erba crescere a 3 km di distanza. Quindi scruta le stelle.
Ma
Concrete è soprattutto un fumetto d’avventura.
In ogni ciclo di racconti l’autore cambia registro. Arrivando a gestire persino dei road-movie veri e propri.
Concrete riesce a vivere avventure persino nel giardino di casa. Pensate che in un episodio gli spuntano addirittura le corna. In un altro è messo sotto scacco da degli agricoltori. Caspita!
Ma.
Concrete è soprattutto un fumetto meravigliosamente raccontato.
Ogni tavola, Ogni vignetta. Ogni taglio. Tutto è invenzione. Creazione. Nuovi punti di vista sempre nuovi. Persino Paul Chadwick — l’autore — sembra vivere avventure disegnando le gesta di Concrete in maniera così eroica.
Ma.
Concrete è soprattutto un fumetto di un’avventurosa solitudine magistralmente raccontata da un avventuroso autore di fumetti.
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Avete mai letto Doll di Guy Colwell (In Italia uscì tanti anni fa per BlueBOOK).
SE NON HAI VOGLIA DI LEGGERE PER INTERO QUESTO ARTICOLO SAPPI SOLO CHE CONTIENE:
EVERGOOD CREPSPOK-UNA BAMBOLA-DELLE CREPE-SOLITUDINE-PAPERINO-CATTIVIK-BOH
Se comprate questo libro. Se leggete questo libro. I vostri amici potrebbero non riconoscervi più.
Doll parla di bellezza. Per questo il protagonista è un mostro.
Doll parla di amore. Per questo il protagonista è solo.
Guy Colwell ci racconta la vita di Evergood Crepspok. Un uomo bello dentro ma orribile fuori. Che nel libro si relazionerà con uomini belli dentro e belli fuori e con uomini orribili dentro e brutti fuori.
Evergood non ha mai avuto una donna. La natura non ha voluto. Quindi chiede ad un noto artista di costruirgli una bambola. Una bambola che sembri vera. Da amare. La bambola viene costruita. Ma la natura decide che Evergood è troppo brutto anche per una bambola inanimata.
L’autore sembra un Robert Crumb satanico. Capace di infilarci in un mondo folle e terrificante a bordo della 313 di Paperino. Lo stile Cartoon-Hippy dell’autore sembra esistere solo per inchiodarci ad una storia che non avremmo mai voluto conoscere. Una storia di solitudine così tangibile da essere l’unica vera massa oscura in queste tavole di linea chiara.
MA LA COSA PIÙ INCREDIBILE È CHE TUTTO TERMINA CON UNA VIGNETTA ALLA BUGS BUNNY. Un finale forse alla Cattivik. Un’ulteriore stratagemma narrativo per umiliare il povero Evergood. Umiliazione in una storia che però —tra le crepe — lascia intravedere un bene e una bellezza possibili.
Si. Perché noi che stimiamo questo autore e adoriamo questo libro non siamo riusciti a capirne il verso. L’autore sembra essere sempre dalla parte di Evergood, nonostante le sventure che lo costringe a vivere.
La soluzione c’è. Ma tra le crepe.
Boh.
Un libro sconvolgente.
Giuriamo.