Solo negli ultimi 12 mesi Matthew McConaughey ha avuto una piccola ma meravigliosa parte in in The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, un ruolo da protagonista in Dallas Buyers Club, ha vinto un Golden Globe, un premio della Screen Actors Guild e un altro della Broadcast Film Critics Association, è stato candidato all’Oscar come miglior attore ed è uno dei due personaggi principali di True Detective, una delle migliori serie tv del 2014. Ha anche già una parte confermata nel prossimo filmone di Christopher Nolan, Interstellar, e un’altra in Sea of Trees di Gus Van Sant.
Per chi segue un certo tipo di cinema e di televisione — impegnato, di qualità, d’autore — l’impressione è di aver scoperto un nuovo grande attore. Un talento di cui prima non si sapeva nulla ma che adesso si è imposto ovunque con la sua bravura. Ma sarebbe un pensiero sbagliato.
Matthew McConaughey è in giro davvero da parecchio, solo che il pubblico dei film d’autore non si era mai accorto di lui. L’attore, che oggi ha 44 anni, ha iniziato a lavorare seriamente nel cinema nel 1996, con un ruolo da protagonista nel film di Joel Schumacher Il momento di uccidere. Al suo fianco c’erano attori come Sandra Bullock, Samuel L. Jackson e Kevin Spacey. E McConaughey era solo un esordiente che ha dovuto rimboccarsi le maniche e tenere il ritmo dei giganti con cui si era ritrovato a recitare.
Dopo questo primo ruolo, la carriera dell’attore è stata guidata soprattutto dal suo aspetto. McConaughey è l’interprete ideale di ogni commedia romantica: è belloccio e ha la faccia pulita da fidanzato perfetto. E infatti, per quasi dieci anni, la filmografia di McConaughey è zeppa di titoli come: Prima o poi mi sposo, Come farsi lasciare in 10 giorni, A casa con i suoi, La rivolta delle ex, Tutti pazzi per l’oro. Storie d’amore in cui ha il ruolo dello scapolo d’oro, dell’uomo da conquistare, del donnaiolo che alla fine si redime.
Sapendo questo, si potrebbe pensare che McConaughey abbia fatto un percorso di maturazione professionale che l’ha portato, attraverso una lunga gavetta fatta di film di cassetta, verso lavori più importanti. Ma anche questa sarebbe un’idea sbagliata.
Nella carriera di McConaughey c’è un buco, un salto. È tra La rivolta delle ex del 2009 e Killer Joe del 2011. In entrambi i film, McConaughey è il protagonista ma basta guardare i poster promozionali dei due film per capire che c’è un abisso che li separa. Nel poster del primo, McConaughey guarda dritto in camera, sorride, ha i capelli tirati indietro con il gel e una delicatissima abbronzatura. Nel poster del secondo ha un cappello da cowboy calato sulla testa, una pistola in mano, gli occhiali scuri e guarda verso il basso.
In una lunga intervista a Variety, McConaughey racconta cosa è cambiato tra La rivolta delle ex e Killer Joe. «[Nel 2009] sono andato da mia moglie e dal mio agente e ho detto “Mi fermo per un po’” […]. Sto andando verso i 40, un periodo fantastico per un uomo. Ho una famiglia, voglio prendermi del tempo per ridere, amare e godermi queste cose».
McConaughey, insomma, fa un passo indietro. Inizia a rifiutare lavori su lavori «mi mandavano le proposte, i cachet erano ottimi e io dicevo di no». Poi, un giorno, le offerte per le commedie romantiche e i film che McConaughey era solito fare semplicemente smettono di arrivare.
Nel frattempo, però, succede una cosa strana: autori che prima non avrebbero preso in considerazione McConaughey neanche come terza o quarta scelta iniziano a proporgli delle parti nei loro film. Il regista de L’esorcista, William Friedkin, gli chiede di essere il protagonista del suo Killer Joe e Steven Soderbergh gli offre uno dei ruoli principali nel suo Magic Mike. E a queste offerte, McConaughey, risponde di sì.
Da lì McConaughey cambia. Si reinventa come attore, mettendosi alla prova e mostrando quello che sa fare. Come perdere più di 20 chili per trasformarsi nello scheletrico protagonista di Dallas Buyers Club. O chiedere per sé il ruolo dell’introverso e pessimista Rust Cole in True Detective invece di quello del detective e padre di famiglia Martin Hart per cui era stato scelto, un personaggio che sarebbe stato molto più vicino al McConaughey del primo periodo. Christopher Nolan, che sta lavorando con l’attore per il suo nuovo film Interstellar, elogia le doti di McConaughey: «Matthew lavora dall’interno verso l’esterno. Si avvicina ai personaggi con una profonda comprensione umana, rifiutandosi di prendere scorciatoie per creare legami emozionali con gli spettatori, senza mai perdere di vista l’arco narrativo in cui si sta muovendo».
Matthew McConaughey non è né sbucato dal nulla, non è un bruco che è diventato farfalla e nemmeno un talento che piano piano è cresciuto verso ruoli sempre migliori. È un attore che ha fatto una cosa ancora più difficile: si è reinventato. Ha lasciato andare una carriera di successo in un settore dell’industria del cinema ed è riuscito a ricostruirne un’altra — ancora più di successo — altrove.
Nell’intervista a Variety, McConaughey a un certo punto racconta come si è convinto ad accettare la parte di Mark Hanna in The Wolf of Wall Steet. Sono parole che potrebbero tranquillamente valere per tutta la sua recente scelta di carriera: «Mi sono detto: “Stiamo partendo per un viaggio, McConaughey. Questa è una storia che vuoi raccontare. Quelle avventure di cui parli sempre? Adesso ci sei in mezzo”».