Facebook, Microsoft, Yahoo e Google hanno iniziato lo scorso lunedì 3 febbraio a pubblicare i dettagli relativi al numero di richieste segrete di dati ricevute dal governo Usa, nella speranza di dimostrare un coinvolgimento limitato nella controversa operazione di sorveglianza.
L’industria tecnologica ha spinto in direzione di una maggiore trasparenza sulla richiesta di dati da parte del governo, mirando a scrollarsi di dosso le preoccupazioni suscitate dal loro coinvolgimento nel controverso programma di sorveglianza rivelato la scorsa estate dall’ex contractor Edward Snowden.
Il governo ha dichiarato lo scorso mese che avrebbe alleggerito le regole che limitano il tipo di informazioni che le aziende possono rivelare circa gli ordini ricevuti dal Fisa court (la corte incaricata della sorveglianza dal Foreign Intelligence Surveillance Act, ndr) affinché rilasciassero informazioni sugli utenti.
Diverse aziende, comprese Google e Microsoft, hanno fatto causa al governo lo scorso anno, chiedendo l’opportunità di poter rivelare di più sulle richieste di dati ricevute dal governo.
Il consigliere generale di Microsoft Brad Smith ha detto lunedì che gli ultimi dati dimostrano che le informazione che il governo ha chiesto alle aziende non sono stati così abbondanto come molti temevano.
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Molte aziende web hanno in precedenza svelato un numero approssimativo di numeri di lettere della National security, che generalmente cerca i dati dei clienti senza l’approvazione di un tribunale. Ora esse hanno un margine maggiore per rivelare i dettagli relativi agli ordini ricevuti dalla Fisa court.
Google ha dichiarato che tra 9.000 e 9.999 account dei suoi utenti sono stati oggetto di queste richieste, mentre Facebook ha dichiarato di aver ricevuto le richieste dei contenuti di 5.000-5.999 account Facebook.
Yahoo ha affermato di aver ricevuto richieste dalla Fisa court sui contenuti di 30.000-30.999 account, comprendenti le parole delle mail, messaggi, foto pubblicate sul suo servizio di foto-sharing Flickr, rubriche degli indirizzi o calendari.
Le aziende hanno rilasciato queste informazioni sui rispettivi blog (Qui: Google, Facebook, Yahoo).