«In Russia gli Lgbt affrontano stigma, molestie, e violenza quotidianamente», scrive Human rights watch a poche ore dall’inizio dei Giochi olimpici di Sochi 2014, quelli dominati dalla propaganda anti gay dell’oste Vladimir Putin, firmatario nel giugno 2013 di una legge che punisce la promozione di «orientamenti sessuali non tradizionali» verso i minori di 18 anni (approvata all’unanimità dalla Duma, con un solo astenuto).
Nelle settimane precedenti alle Olimpiadi, il Presidente russo si era premurato di ricordare agli atleti ospiti che la Russia non ha nulla contro i gay, purché «lascino perdere i bambini». La propaganda anti gay ha raggiunto limiti tali che lo stesso Ban ki-Moon, Segretario generale delle Nazioni unite, ha sentito il dovere di intervenire con un appello ad «alzare la voce contro gli attacchi alle lesbiche, ai gay, ai bisessuali, ai transgender o gli intersessuali». «Molti atleti professionisti gay ed eterosessuali sono contro i pregiudizi. Dobbiamo tutti alzare la nostra voce contro gli attacchi alla comunità Lgbt», ha affermato Ban Ki-Moon. «Dobbiamo opporci agli arresti, agli imprigionamenti e alle restrizioni discriminatorie che si trovano a fronteggiare i gay», ha proseguito, ammonendo che «l’odio sotto qualsiasi forma non trova posto nel XXI secolo».
È in questo contesto che Human rights watch ha pubblicato il 4 febbraio un video shock che mostra le umiliazioni e la violenza da parte di estremisti cui sono sottoposti gli omosessuali in Russia. Un collage di filmati amatoriali registrati dagli stessi aggressori e postati su Internet per compiere un’ulteriore aggressione: il pubblico linciaggio.
Gli attivisti per i diritti umani intervistati sostengono che il vero obiettivo della legge anti propaganda gay è vietare ogni manifestazione a sostegno dei diritti degli omosessuali, e di fatto rendere non punibili le aggressioni omofobe.
«Le vittime, scrive Hrw, si trovano nelle città di Mosca, San Pietroburgo, Novosibirsk», e vengono attaccate in spazi pubblici, sequestrate, picchiate, molestate, minacciate e violentate psicologicamente». E, denunciano i testimoni nel video, le vittime hanno sempre paura di riferire le violenze subite alla polizia, perché sono convinti che non farà nulla per cercare gli aggressori e anzi temono di subire ulteriori violenze.
L’assenza di dati rilevanti rende impossibile quantificare il fenomeno. Ma tutte le vittime e i gruppi Lgbt che hanno parlato con Human rights watch riferiscono di aver sperimentato una escalation di attacchi omofobi nel 2013.
«Il network russo Lgbt, con base a San Pietroburgo, ha fatto una ricerca anonima sulla discriminazione verso gli omosessuali. Più del 50% dei circa duemila intervistati ha risposto di aver subito abusi psicologici, il 15 percento anche violenza fisica. Solo il 6 % delle vittime ha contattato la polizia».