Mettiamola così. Le principesse Disney non devono più morire per poter baciare un uomo. Non devono andare a vivere con una bestia per salvare la vita al padre. E non fanno più il bucato a sette piccoli nanetti pur di trovare un rifugio sicuro da una matrigna gelosa. Hanno conquistato nuovi ruoli e fare le ingenue o le vittime per loro non è più un dovere. Elsa e Anna, le protagoniste di Frozen, l’ultimo Classico Disney, prendono di petto le situazioni. Pagano il conto in negozio, si fidanzano alle feste, si sfidanzano e sposano un altro. Possono persino abbandonare il castello diventato troppo stretto e rifugiarsi in un palazzo ghiacciato dove dispiegare la propria anima, potenza, forza. Merida, protagonista di Ribelle – The Brave, è una piccola adolescente irriverente che corre a cavallo, tira con l’arco, addenta mele nella sala dei ricevimenti. Sono principesse in cerca di identità o di amore, come un tempo potevano esserlo solo i cavalieri erranti.
Ma. Se da un lato questi personaggi vivono una nuova gamma di situazioni, dall’altro restano ancora strette dentro una forma — forse più velata ma potente — di schiavitù. «Elsa e Anna hanno proporzioni tali da far sembrare massiccia persino Barbie», ha commentato a suo tempo Anna Smith sulle colonne del Guardian. Potremmo, più concretamente, dire che sono principesse anoressiche. Con guance arrossate dal trucco più che dalla salute. E seni che nella realtà sarebbero così gonfi solo grazie a un push-up.
Anna, la principessa “anoressica” protagonista di Frozen
Perché le nuove principesse non si sono ancora liberate dell’obbligo più tosto e impegnativo, lo stesso che pesa su tutte le donne del mondo reale: quelle di apparire graziose sempre, qualsiasi cosa accada attorno a loro. Belle mentre mangiano, sono annoiate, stanno male. Attraenti mentre combattono contro un orso. Devono essere aggraziate persino mentre stanno per morire. Insomma: tutto è concesso, purché restino carine — secondo standard che uccidono il corpo e la sua vitalità.
Lino di Salvo, capo dell’animazione Disney, ha commentato: «Creare personaggi femminili è sempre stato davvero, davvero difficile. Perché devono attraversare un’intera gamma di emozioni e, allo stesso tempo, devi fare in modo che rimangano sempre graziose». E questo grazioso si ottiene oggi con vitini di vespa dentro cui si riesce a malapena a respirare, lunghe gambe magre, spalle ossute, fianchi inesistenti. Zigomi sporgenti e occhioni grandi quanto metà volto. Attraenti e spalancati.
Corpi sani, vigorosi, morbidi — un po’ selvaggi e irregolari — restano categorie ancora proibite alle principesse. E per le ragazzine, identificarsi con loro è davvero impegnativo. Significa continuare a castrare un parte — quella più vitale — di sé. Significa lottare contro un corpo che vuole mettere qualche rotolino sui fianchi, vuole correre e allargare i muscoli delle cosce, avere una schiena più forte, vuole nuotare e avere spalle meno ingobbite e spigolose. Significa non potersi permettere occhi gonfi di sana rabbia senza avere sensi di colpa, non concedersi l’aggressività che serve per zittire chi si prende troppe libertà, o fare occhi duri e stretti contro le offese dell’imbecille di turno.
È contro questa “schiavitù” che negli Usa si leva la voce di Jewel Moore, una studentessa di liceo che ha già dalla sua la firma di 22 mila persone. «Non esiste una sola forma di bellezza. C’è bellezza anche in un corpo robusto», o “plus-sized” come lo chiama. Every body is Beautiful è il nome della petizione che sta facendo per chiedere alla Disney di disegnare principesse con corpi più reali, anche in carne. «Sono una ragazza sovrappeso, dice, e conosco molte ragazze e donne sovrappeso con problemi di autostima e che hanno bisogno di personaggi sovrappeso positivi […] Sarebbe un toccasana per quelle donne là fuori, bombardate da immagini che le fanno sembrare brutte perché non rientrano nella categoria dello smilzo», grida Jewel.
Ci sono ragazze sane e in carne in cerca di rappresentanza. Che siano semplicemente “regular”, né grasse né magre, grassocce o muscolose, vogliono anche loro le loro eroine positive da ammirare sugli schermi. Giovani donne stufe di passeggiare per strada e sentirsi osservate da modelle con completini intimi che scoprono tutte le loro ossa. E quando cercano rifugio in un cinema, o in libreria, non vogliono ritrovarsi il vitino sottile della principessa Anna. Ghiacciata e anoressica, piena di rimproveri per quel loro filo di ciccetta di troppo. Quello di Jewel è un inno alla diversità e alla bellezza femminile in tutte le sue forme, un grido, disperato, in cerca di nuovi spazi di libertà. Perché di corpi nudi e magri – tutti uguali – che ti puntano gli occhi addosso mentre passeggi nelle vie dello shopping o vai al cinema in cerca di svago e di umanità non se ne può davvero più.
Jewel Moore, la teenager americana che ha lanciato la petizione per avere una principessa Disney plus-sized