I dati nazionali del movimento dei procedimenti civili raccolti ed elaborati dalla Direzione generale di statistica sono aggiornati al 14 novembre 2013. Sono oltre 9 milioni i processi pendenti in campo tra civile e penale «alla data del 30 giugno 2013», ha spiegato il ministro uscente Annamaria Cancellieri lo scorso 21 gennaio, «si contano 5.257.693 di processi pendenti in campo civile e quasi 3 milioni e mezzo in quello penale». Per Cancellieri, «si registra un calo delle pendenze rispetto al 2012, per tutti i gradi di giudizio, del 4%, che arriva al 6% in Corte di appello; nonché la riduzione del 20% in tema di ricorsi in materia di equa riparazione per l’irragionevole durata dei processi».
IL PROCESSO CIVILE
Si legge nella relazione del ministero della Giustizia: «Pur considerando, quindi, per una parte provvisori i dati del primo semestre 2013, si evidenzia che l’analisi dei fascicoli pendenti al 30 giugno 2013, pari in totale a 5.257.693, mostra anche stavolta un confortante andamento decrescente, con un calo del 4% rispetto al dato rilevato dodici mesi prima. Tale decrescita si osserva per tutte le tipologie di ufficio, in particolare per le Corti d’Appello con un -6% nel solo ultimo semestre, quello compreso tra il 31 dicembre 2012 e il 30 giugno 2013; il calo risulta di entità più modesta invece per i Tribunali ordinari, pari complessivamente al -1%, mentre per i Tribunali per i minorenni si evidenzia un calo del -7% e per gli uffici dei Giudice di Pace del -4 per cento».
IL PROCESSO PENALE
Gli uffici giudicanti (Corte d’appello, Tribunale ordinario, Giudice di pace, Tribunale per i minorenni e Corte di Cassazione) e requirenti (Procura Generale e Procura della Repubblica) hanno registrato un trend in aumento tra il 2011 e il 2012 dal quale rimangono escluse le Procure per i minorenni. Al 30 giugno 2013 è confermato un aumento delle pendenze presso il dibattimento dei Tribunali e del Giudici di pace, mentre una diminuzione è registrata presso gli uffici requirenti e del giudice per le indagini e udienza preliminare (rispettivamente del -3,4% e -1,4%).
Tra gli uffici giudicanti quelli che risultano con i maggiori carichi di lavoro sono il Tribunale ordinario e il Giudice di Pace, e le corti d’appello:
– Tribunale e giudice di pace. «Nell’anno 2012 si conferma l’andamento dell’anno precedente, con una diminuzione delle iscrizioni (-0,7%) e delle definizioni (-3,3%) e conseguente aumento delle pendenze (+4,4%). In particolare è il dibattimento monocratico l’ufficio con il maggiore aumento di procedimenti pendenti a fine anno 2012 rispetto al 2011, con variazione del +9,4 per cento. Andando nel dettaglio dei riti e dei gradi, si osserva che le iscrizioni sono diminuite più sensibilmente in corte di assise (-6,4%) e presso l’ufficio del giudice per le indagini e l’udienza preliminare (-2,5%) così come le definizioni. Gli uffici del Giudice di pace registrano un aumento delle iscrizioni e definizioni in dibattimento (rispettivamente +0,8% e +3,7%) mentre nel registro noti del giudice in funzione di giudice per le indagini preliminari i procedimenti iscritti e definiti sono diminuiti del -6,7% e – 8,4%. Conseguentemente i procedimenti pendenti aumentano in media del 5%».
La relazione del ministro uscente Annamaria Cancellieri alla Camera dello scorso 21 gennaio
– Corte d’Appello. «In appello, tra l’anno 2011 e il 2012, si è registrato un aumento dei procedimenti iscritti del 9,4%, dei definiti del +20,3% e dei pendenti +4,7%, confermato anche nel primo semestre 2013. Tale andamento è quasi prevalentemente riconducibile al raddoppio delle iscrizioni nelle Corti di appello di Bologna e Salerno. Aumenti non marginali si registrano anche nelle Corti di appello di Roma, Genova e L’Aquila. A fronte di un andamento complessivo in aumento, evidenziato in più della metà delle Corti, tuttavia, le altre tredici, tra cui Napoli e Torino, presentano valori degli iscritti in diminuzione. Considerando i procedimenti definiti nell’anno 2012 dai Pm, si osserva che nel 42,6% dei casi si è iniziata l’azione penale mentre l’archiviazione è stata richiesta per il 44,4% dei procedimenti».
Per quanto riguarda invece gli organi requirenti, in particolare la Procura della Repubblica, i procedimenti con autore noto iscritti nell’anno 2012 sono aumentati nel complesso del 2,8% rispetto all’anno precedente. In particolare si registra un +2,8% per i reati ordinari, +1,2% per i reati di competenza della Dda e +2,7% per i reati di competenza del giudice di pace. Tale trend è confermato per il 1° semestre 2013: infatti il dato complessivo degli iscritti in Procura risulta praticamente in linea con quello registrato nel 1° semestre 2012 (+0,01%). Analogo trend si osserva nelle definizioni del 2012 rispetto al 2011: +1,7% di procedimenti definiti con reati ordinari, +2% per procedimenti di competenza Dda, e -1% di procedimenti definiti per reati di competenza del giudice di pace.
AREA AMMINISTRATIVO CONTABILE DEGLI UFFICI GIUDIZIARI
I dati riportano le spese a carico dell’erario liquidate da tutti gli uffici giudiziari. «Nel complesso», si legge nella relazione del ministero della Giustizia, «la spesa totale sostenuta dallo Stato per i procedimenti giudiziari mostra un lieve ma costante aumento negli ultimi tre anni solari, passando da circa 773 milioni di euro del 2010 a 785 milioni di euro nel 2012». Più avanti arriva anche una stoccata dalla relazione del ministero, in particolare sull’aumento delle aliquote Iva: se da un lato si rileva una riduzione degli importi liquidati per spese e indennità, dall’altro emerge la crescita di quelli liquidati per gli onorari (sia agli ausiliari del magistrato che ai difensori).
«In aumento anche gli oneri previdenziali e l’Iva in virtù del noto incremento delle aliquote di questa imposta nello scorso anno». Si sottolinea invece un decremento per quanto riguarda le spese sulle intercettazioni (-8%) passando da 237 milioni di euro liquidati nel 2010 a 218 milioni nel 2012. Anche se occorre però tener presente che gli importi liquidati per le intercettazioni nel triennio considerato non rappresentano esattamente i costi delle intercettazioni effettuate nello stesso periodo, in quanto esiste uno sfasamento temporale tra attuazione dell’intercettazione e annotazione della spesa nel registro.