Una proposta per migliorare la qualità dei parlamentari

Una proposta per migliorare la qualità dei parlamentari

Qualunque sia il sistema elettorale che emergerà dal dibattito in corso (incluso l’Italicum) dovrà anche migliorare la qualità dei parlamentari indipendentemente dal loro orientamento politico. È strano che non se ne parli: i costi della politica sarebbero comunque più accettabili se abbinati a una selezione di eletti con qualità migliori.

Ma che significato è opportuno dare alla parola qualità nel caso dei parlamentari? Almeno tre caratteristiche ci sembrano importanti. La prima è che il parlamentare non finisca per essere selezionato come “il cavallo di Caligola”, ossia per meriti che nulla hanno a che fare con le capacità che dovrà dimostrare nello svolgimento delle sue funzioni. Il rischio che questo accada è alto in presenza di collegi “sicuri”, nei quali cioè il “Caligola” di turno possa candidare il suo “cavallo” con la certezza che sia eletto anche se inadatto a un’assemblea legislativa. Qualsiasi riforma della legge elettorale dovrà quindi ridurre al minimo la possibilità di collegi sicuri.

La seconda caratteristica è che gli eletti in un’assemblea nazionale, non siano espressione di interessi particolari. Ben venga il Senato delle Regioni in cui le esigenze locali devono essere rappresentate e tutelate, se meritevoli, ma chi deve scrivere leggi nell’interesse dell’intera nazione deve pensare solo alle esigenze della nazione, che non sono la somma di esigenze locali. Il disastroso “assalto alla diligenza” a cui assistiamo quando il Parlamento discute le leggi di bilancio, è la miglior dimostrazione dell’importanza di questa caratteristica. Se i parlamentari agiscono come rappresentanti di interessi particolari, la spesa pubblica esplode al servizio di questi interessi: dato un certo prelievo fiscale, ciascun eletto si preoccupa solo di portare maggiori risorse ai suoi elettori. Qualsiasi riforma della legge elettorale dovrà quindi spezzare, o almeno attenuare, il legame tra parlamentare e interessi particolari.

La terza caratteristica che ci sembra importante per la qualità di un parlamentare è la capacità di “guardare al centro e non agli estremi”. La politica è l’arte del compromesso. Parlamentari che abbiano vinto le elezioni, magari grazie ad un premio di maggioranza, ma che non sappiano ascoltare le controparti e dialogare con esse in modo civile e cooperativo, nel migliore dei casi realizzeranno riforme che verranno rimosse o comunque stravolte quando nel turno successivo a vincere saranno gli avversari. Le altalene ad ogni cambio di maggioranza sono dannose per il Paese che ha invece bisogno di un dialogo costruttivo tra parlamentari con orientamenti diversi ma non influenzati da interessi particolari. La legge elettorale che emergerà dal dibattito in corso dovrà favorire le candidature di persone non condizionate che, pur difendendo la realizzazione delle loro idee, capiscano la necessità di un confronto costruttivo con le controparti.

Un semplice accorgimento che, con ogni legge elettorale, favorirebbe il raggiungimento di questi obiettivi sarebbe di imporre ai partiti di scegliere i candidati ma non il collegio elettorale in cui essi dovranno competere per un posto in Parlamento.

Consideriamo un’assemblea di 100 eletti e immaginiamo che i 100 candidati scelti da ogni partito vengano poi sorteggiati nei diversi collegi (non importa che si tratti di 100 collegi uninominali o di 20 collegi per eleggere 5 parlamentari ciascuno; o se si preveda il turno singolo o doppio, con sbarramento o senza, e così via). Con questo vincolo, il partito “Caligola” non indicherà il suo “cavallo” tra i 100 prescelti, cosa che invece farebbe se potesse anche scegliere di presentarlo in un collegio sicuro. Inoltre selezionerà persone che non siano espressioni di interessi particolari, poiché questi avrebbero buone chance di vittoria nei collegi corrispondenti a quegli interessi ma non in altri. In terzo luogo, non sapendo in quale collegio ciascun candidato dovrà competere, il partito sceglierà persone con un profilo meno estremo e più propense al dialogo e alla cooperazione. Infine, possiamo aspettarci un mutamento del tono e dello stile della campagna elettorale: i candidati dovranno convincere gli elettori della loro effettiva capacità di risolvere i problemi della nazione e non potranno contare su promesse clientelari.

Questo accorgimento (adottato prima del 2002 per l’elezione del Csm ex legge 1958/195), aumenterebbe la probabilità di eleggere parlamentari in grado di disegnare in modo utile, stabile e costruttivo le riforme strutturali di cui oggi il Paese ha estremo bisogno:  non perdiamo questa occasione e comunque non trascuriamo il problema di migliorare la qualità della classe politica!

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