Nonostante la crisi e contrazione dei consumi, ci sono settori che continuano a crescere e non sembrano risentire di questo fenomeno: come il mercato degli integratori alimentari, in continua crescita da oltre 10 anni. «Addirittura – spiega a Linkiesta Marco Fiorani del Gruppo Angelini e presidente di FederSalus (Associazione Nazionale Produttori Prodotti Salutistici) – si è registrata una dinamica positiva anche nel corso della crisi economica, con tassi di crescita anche del 10-15% dopo il 2008 e negli anni a seguire».
Secondo i dati presentati lo scorso 28 febbraio da una ricerca della Nielsen Market Track Healthcare condotta per FederSalus, è emerso che «nell’ultimo anno (terminante gennaio 2014) il mercato degli integratori alimentari ha registrato un fatturato pari a 1.965 milioni di euro per un totale di 141 milioni di confezioni vendute». Un incremento del fatturato del 3,1% rispetto all’anno precedente, e del 2,1% in termini di confezioni vendute. Una crescita più contenuta rispetto a qualche anno fa, perché come spiega Fiorani, «negli ultimi due anni l’effetto di riduzione della disponibilità finanziaria dei consumatori si è fatta sentire anche in questo settore. Ma nonostante questo il mercato è in controtendenza rispetto la contrazione di altri consumi. Basta pensare all’abbigliamento, o allo stesso comparto alimentare: gli ultimi dati sulla contrazione del carrello della spesa, segnano un -5,7% mentre il comparto degli integratori alimentari cresce del 3 per cento».
Gli italiani quindi stanno più attenti al carrello della spesa ma non rinunciano al proprio benessere e alla cura della salute. Segno che negli ultimi 10-15 anni è avvenuto anche un forte cambiamento culturale. Come dimostra anche un’indagine condotta da Gfk Eurisko per FederSalus, secondo cui per gli italiani, anche in contesto di grandi difficoltà, il prendersi cura di sé e del proprio benessere continua a essere un bisogno primario. La fascia dei consumatori che oggi si interessa alla propria salute in maniera attiva, non è più una nicchia come 10-15 anni fa: oggi ne fanno parte anche tutte quelle persone un tempo “disattente” che prima rispondevano in maniera passiva, preoccupandosi del proprio benessere solo di fronte a un problema. «Pensare alla salute è un progetto a cui devo lavorare oggi per stare bene domani – continua Fiorani – e per realizzarlo posso usare diversi strumenti, come intervenire sullo stile di vita, sull’attività fisica, sulle abitudini alimentari o appunto assumendo integratori alimentari. Il passaggio di questo concetto da un gruppo ristretto di consumatori alla massa, è uno dei motivi che ha contributo alla crescita di questo mercato».
Il canale distributivo preferito dagli italiani continua a essere la farmacia, probabilmente a causa della figura del farmacista, che come il medico di base, ha un’influenza determinante per il consumatore. Secondo i dati riferiti a gennaio 2014, l’87,2% del mercato totale passa attraverso la farmacia, per un valore pari a circa 1713 milioni di euro, e circa 112 milioni di confezioni vendute (+1,4% rispetto all’anno precedente). Mentre un leggero aumento dei prezzi ha comportato, sempre per questo canale, un incremento del valore del 2,9 per cento.
Un altro fattore determinante per lo sviluppo del mercato è stato l’ingresso di questi prodotti nella pratica quotidiana del medico di base, come ha confermato la stessa ricerca condotta da Gfk Eurisko. «Il medico oggi consiglia l’integratore non solo in termini di benessere e prevenzione – precisa Fiorani – ma anche per risolvere specifiche richieste del paziente, come dormire o digerire meglio, o risolvere piccoli disturbi dell’umore o di affaticamento fisico e mentale per esempio. Anche perché oggi le aziende propongono al medico prodotti di qualità, supportati da studi scientifici. Perciò si è creato un meccanismo per cui il medico, quando non serve necessariamente il farmaco, consiglia un integratore in grado di risolvere questi piccoli disagi o migliorare la qualità della vita. Questo è un altro motivo per cui il mercato cresce».
La restante fetta del mercato viene spartita tra parafarmacia e Grande distribuzione organizzata (Gdo) entrambi in crescita ma con trend leggermente diversi. La parafarmacia, che rappresenta il 5,8 dell’intero mercato, nell’ultimo anno ha registrato un incremento delle vendite a valore del 2,4% rispetto all’anno precedente, per un fatturato complessivo pari a 113,8 milioni di euro, e un totale di 7,4 milioni di confezioni vendute (+0,9% sull’anno precedente). Mentre i dati riferiti all’anno prima avevano registrato un calo delle vendite. Il perché è da attribuirsi, secondo Fiorani, a una sorta di crisi d’identità di questo canale, che «non è, né una farmacia né un negozio specializzato per integratori o alimenti, ed è stato anche penalizzato dal piano regolatorio: prima sono state create le premesse per farle nascere, e poi i farmacisti in qualche modo hanno reagito, e sono venute a mancare alcune condizioni, come l’ingresso del cosiddetto “farmaco di fascia C” nelle parafarmacie. Soffrono un po’ anche per questo motivo».
La Gdo invece ha registrato una crescita del valore del mercato pari a 6,3% rispetto all’anno precedente per un totale di 137,3 milioni di euro, e 21,5 milioni di confezioni vendute (+6,4% rispetto ai 12 mesi precedenti). Soprattutto perché il libero servizio è più comodo e offre prezzi più bassi, e in momento di crisi economica è normale che cresca. «Ma non bisogna trascurare i rapporti dimensionale: il mercato degli integratori vale circa 2 miliardi di euro (più del farmaco da automedicazione), di cui quasi il 90% passa per la farmacia, un 6% circa attraverso la parafarmacie e il restante per la Gdo. Per la grande distribuzione parliamo quindi di numeri molto piccoli: dire che la Gdo cresce del 6% su un valore di circa 140 milioni e la farmacia del 3% su un valore di quasi due miliardi è ben diverso».
L’ultimo fenomeno, ma non per importanza, che ha generato il boom del mercato degli integratori, è stato l’ingresso nel mercato delle aziende farmaceutiche. «Io stesso rappresento un’azienda farmaceutica – conclude Fiorani – che da più di 10 anni ha deciso di investire nel mondo degli integratori alimentari. L’interesse del medico verso l’integratore alimentare è cresciuto anche grazie alla presenza delle ditte farmaceutiche che comunicano con il medico: oggi, infatti, l’informatore farmaceutico presenta al medico non più solo il farmaco ma anche l’integratore alimentare».