Cinque cose da sapere sulla crisi in Crimea

Uno sguardo sull’attualità

Se ne parla da giorni, e la tensione tra Russia e Ucraina sale sempre di più con il passare del tempo. In realtà non si tratta di un affare privato tra le due nazioni coinvolte, ma la questione è di interesse mondiale. Tanto che anche il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha ventilato la possibilità di conseguenze importanti per Mosca, nel caso in cui la situazione dovesse degenerare. Per farsi un quadro esaustivo della situazione ci viene in soccorso questo interessante articolo di Forbes. Di seguito i punti salienti dell’articolo.

Cos’è la Crimea
La Crimea è una regione semiautonoma dell’Ucraina, ciò significa che nonostante faccia parte del territorio sovrano ucraino, è sufficientemente autonoma dal punto di vista governativo. Si tratta di un luogo meraviglioso che sporge sul Mar Nero, con aspre montagne che dominano lunghe spiagge sabbiose. Tutti elementi che la rendono una meta turistica molto ambita. Ma rappresenta anche uno snodo politico critico. Nel 1954 Nikita Khrushev decretò che essa facesse parte dell’Ucraina, una mossa che tuttavia in Russia ancora molti considerano illegittima. La popolazione della Crimea per più della metà è di origine russa, un quarto di origine ucraina, mentre gran parte del resto sono Tartari della Crimea che essendo stati deportati da Stalin nel 1944, sono estremamente anti-russi. Nel 1992, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la Crimea decise di aderire alla nuova nazione Ucraina.

Perché la Russia è interessata alla Crimea
Innanzitutto stiamo parlando di una regione strategica nella storia russa. Fu infatti il luogo dove si combattè la famosa Guerra di Crimea, nel 1850 contro la Francia, e gli imperi Ottomano e Britannico. Sebbene la Russia perse la battaglia, il coraggio dei suoi soldati è ancora motivo di orgoglio per i russi. A Yalta, una delle città più famose, si tenne la famosa “Conferenza di Yalta”, durante la seconda guerra mondiale, nella quale i capi politici dei tre principali Paesi alleati presero alcune decisioni sul proseguimento del conflitto. I protagonisti di quel vertice furono Franklin Roosevelt, Winston Churchill e Stalin. Eppure gli interessi della Russia in Crimea vanno al di là della semplice nostalgia. Oltre all’importanza che la Crimea incarna dal punto di vista dell’orgoglio, per la Russia si tratta di una porzione di territorio che occupa una posizione geopoliticamente strategica. La base navale di Sebastopoli, nella punta sud-occidentale della Crimea, è il solo punto da cui i mezzi russi possono sprigionare la loro forza attraverso il Mediterraneo. Si presume che il porto sia stato anche utilizzato per rifornire il leader siriano Bashar al-Assad durante la guerra civile in Siria. E mentre il contratto di locazione con l’Ucraina, per quanto riguarda la base, rimane valido fino al 2047, la maggior parte della costa del Mar Nero è detenuto dagli alleati della Nato, tranne che per la Georgia a est, e l’Ucraina a nord. In poche parole, se la Russia non avesse una base navale in Crimea il suo potere militare globale sarebbe messo a repentaglio.

Perché l’Ucraina è interessata alla Crimea
Bisogna sottolineare che la Crimea fa parte del territorio Ucraino. Questa regione ha scelto volontariamente di far parte dell’Ucraina, è la patria di una buona parte della popolazione di origine ucraina e rappresenta il luogo in cui gli ucraini vanno in vacanza d’estate. In pratica la Crimea è importante per l’Ucraina come la Florida o il Texas lo sono per gli Stati Uniti. Se è vero che molte regioni della Crimea, specialmente Sebastopoli e la capitale Sinferopoli, sono esplicitamente pro-Russia, molte altre non lo sono. I Tartari specialmente non vogliono, in nessun modo, diventare cittadini russi. C’è poi la questione del memorandum di Budapest del 1994, in cui l’Ucraina ha accettato di rinunciare alle sue armi nucleari e la Russia si è impegnata a rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina. Violando questo trattato, Putin sta dimostrando come tutti gli accordi firmati durante il periodo di debolezza russo, negli anni ’90, siano nulli.

Cosa si sta facendo
Sfortunatamente, se Putin ha deciso di prendersi la Crimea, c’è relativamente poco che Ucraina, Stati Uniti e Nato possono fare per contrastarlo. La Russia dispone di ampie risorse militari in quell’area e non è sbagliato ipotizzare che, nel caso qualcuno decidesse di intromettersi, potrebbe scoppiare un conflitto. Ogni referendum libero e democratico sulla sovranità della Crimea verrebbe alterato, con Putin che si assicurerebbe una vittoria con una parvenza di legittimità.
Il presidente americano Obama in una conferenza fuori programma, tenutasi il 3 marzo, sugli eventi in Crimea, ha espresso profonda preoccupazione e pericolo nei confronti di Putin, sostenendo che il suo atteggiamento in Crimea “comporterà dei costi”. In questo momento è in atto un considerevole sforzo diplomatico, che coinvolge i funzionari di Russia e Ucraina, così come gli alleati europei. Anche in questo caso però, se Putin fosse deciso a perseguire il suo obiettivo, tutto questo potrebbe risultare inutile. Tuttavia il ruolo dell’Occidente non è di secondo piano. Ciò che è passato in sordina per la stampa internazionale è che il presidente Obama ha tenuto un incontro non programmato, assieme al suo vice Biden, con il primo Ministro georgiano Garibashvili, esprimendo sostegno per la creazione di legami più stretti, anche in relazione alla sua volontà di aderire alla NATO. Quest’ultima mossa potrebbe essere quella più significativa. La Russia infatti non è più una grande potenza. Mentre i suoi militari detengono ancora funzioni importanti, l’esercito è formato principalmente da coscritti mal equipaggiati e mal disciplinati, le cui famiglie non hanno i mezzi per per evitare loro il servizio.

Quali potrebbero essere le conseguenze?
Se Putin decide di annettere la Crimea, ci saranno probabilmente delle sanzioni a livello internazionale, così come ce ne saranno a livello commerciale. Con la sua economia indebolita, che non è qualcosa che la Russia può permettersi, una flessione può essere presa in considerazione. Se il prezzo del petrolio scendesse del 15-20%, il Paese potrebbe subire una crisi simile a quella del 1990. Inoltre Putin si vedrà messo alle strette dal punto di vista militare. L’adesione della NATO da parte della Georgia, con tutti i sistemi di armamenti avanzati che questo comporta, rappresenterebbe un declassamento per la sicurezza nazionale russa. Il porto di Batumi infatti potrebbe anche servire come base militare. Ma, cosa più importante, l’annessione della Crimea può significare la perdita definitiva dell’Ucraina da parte della Russia, un incentivo in più per Kiev nella direzione dell’integrazione europea.