Sono stato un tifoso di Renzi durante le primarie. Ho salutato con entusiasmo l’accordo con Berlusconi. Mi pareva che Renzi avesse individuato il problema dei problemi, la debolezza delle istituzioni, e avesse scelto lucidamente l’unica strada per risolverlo, l’accordo col capo dell’opposizione. Renzi ha capito, mi dicevo, che nel pantano attuale è impossibile governare efficacemente, e che solo cambiando le regole si può arrestare il degrado. Per questo sono rimasto perplesso di fronte al suo assalto alla Presidenza del Consiglio, soprattutto per il timore che l’asse con Berlusconi venisse compromesso e si annullasse lo straordinario risultato politico raggiunto. A distanza di poche settimane devo dire con amarezza che quel timore si è trasformato in una quasi certezza. Il cammino delle riforme che si era improvvisamente aperto è diventato una prospettiva difficilissima. E per di più, bisogna ammetterlo, l’avventatezza con cui il governo si è mosso sembra rivelare una strategia basata solo sulla ricerca del consenso, sul colpo ad effetto giorno per giorno, inconciliabile con una cura seria e rigorosa dei veri problemi.
Della idea balzana di fare una riforma elettorale solo per la Camera c’è poco da dire: è un grandissimo pasticcio. Di stupefacente c’è la fantasia. Calvino aveva creato il visconte dimezzato: la riforma dimezzata non l’aveva ancora inventata nessuno. A che cosa serve assicurare la maggioranza in un ramo del Parlamento quando è certo che nell’altro c’è il caos? La sua incostituzionalità è grande come una casa. La Corte ha appena detto che il premio di maggioranza si giustifica in quanto può far raggiungere la governabilità: in questo caso la ingovernabilità è sicura. Per di più nemmeno quelli che la votano la vogliono così. La gran parte del PD dice apertamente che il meccanismo delle soglie e altro così come è congegnato è inaccettabile, ma che è meglio non presentare emendamenti perché la si cambierà più avanti. Ma se persino il testo della legge è da cambiare perché approvarla così come è?
Naturalmente i protagonisti dell’operazione queste cose le sanno benissimo, e non credo che ne difenderanno il contenuto. Ammetteranno che il tutto è assurdo, ma diranno che era necessario per non far saltare il governo e non chiudere la strada delle riforme che invece, avendo oggi evitata la catastrofe, può essere domani ripresa. E allora tre cose vanno dette per chiarezza.
La prima è che si sta giocando sulla pelle dell’Italia. La riforma dimezzata acquista una logica solo se passa la riforma costituzionale. Ma se non passasse e si dovesse andare ad elezioni con questo pasticcio? Non ci sarebbe solo la ingovernabilità. Ci sarebbe il discredito generale, la condanna popolare verso una classe politica che ha creato regole così assurde.
La seconda è che il metodo di non affrontare i problemi e di accettare schifezze per salvare equilibri politici è proprio ciò che ci sta portando al disastro. Ed è proprio il metodo che aveva caratterizzato il governo Letta e contro il quale si scagliava, con ragione, il segretario del PD Renzi. Ma se il metodo rimane lo stesso perché cambiare il governo? Non era meglio fare le riforme da segretario del PD?
La terza è l’errore strategico di fondo. Il segretario Renzi aveva fatto con Berlusconi un accordo politico diverso da quello che il premier Renzi ha fatto con Alfano. Arrivato al momento decisivo ha optato per quest’ultimo. Ma l’intesa con Berlusconi poteva veramente portare ad un vero maggioritario e ad un rafforzamento del governo, perché questo è l’interesse di Forza Italia. L’accordo con Alfano, che ha interessi opposti, porterà fatalmente a soluzioni pasticciate e compromissorie. Hanno già detto che bisognava farlo per salvare il governo. Ma, ancora una volta, di un governo che non fa le riforme che ce ne facciamo?
Naturalmente nulla è più imprevedibile della politica e bisogna continuare a sperare che i fragili equilibri durino un paio d’anni e che le riforme si facciano seriamente. Continuo a sperarlo anch’io, anche perché non si vedono per ora strade alternative. Ma proprio perché tutti, per il bene dell’Italia, ci auguriamo il successo di Renzi non solo nel campo delle riforme ma su tutto lo scenario, bisogna chiedergli di cambiare passo. Non serve a nulla promettere di risolvere in pochi mesi problemi immensi che richiedono cure di anni.
Proprio perché è giovane e non ha responsabilità per il passato ha tutti i titoli per usare con gli italiani il linguaggio della franchezza, descrivere la gravità dei nostri mali, dire chiaro e tondo che per uscirne ci vorranno anni e anni di duro lavoro, di sacrifici, di ristrettezze. Approfitti della messa in mora europea per spiegare che le cose sono ancora più difficili di come lui stesso pensava e che fare un piano al mese sarebbe stato bello ma è impossibile. Non abbiamo bisogno di proclami. Abbiamo bisogno di un governo che faccia seriamente, realisticamente le poche cose possibili. Questa sarebbe la vera rivoluzione.