La privacy delle nostre chiamate

La privacy delle nostre chiamate

Al crescere della portata di Internet è corrisposta la crescita del suo business model preferito: le pubblicità mirate. Segnali che registrano le nostre attività vengono raccolti mentre navighiamo nella rete e, sempre più spesso, quando utilizziamo i nostri smartphone. Queste informazioni sono utilizzate per costruire profili che aiutano gli inserzionisti a indirizzare gli annunci, e raramente possiamo astenerci dal far parte di questo sistema.

Alcune piccole aziende stanno ora ridisegnando smartphone e browser per dare alle persone un maggiore controllo su questa forma di raccolta dati. I fondatori di queste startup sostengono che le persone desiderino un’alternativa all’attuale “abbuffata” di dati, e che servizi quali i motori di ricerca possano essere operati in maniera proficua senza raccogliere così tanti dati. Il Blackphone è forse il progetto più ambizioso di questo genere. Il dispositivo Android funziona come un normale smartphone ma ha una serie di modifiche atte a proteggere la privacy e la sicurezza del proprietario.

Il Blackphone è una joint venture tra la spagnola Geeksphone, che produce smartphone, e la Silent Circle, un’azienda fondata da Phil Zimmerman, inventore del software crittografico PGP (vedi “An App Keeps Spies Away from Your Phone”), per produrre apps attraverso le quali crittografare telefonate e messaggi di testo. Javier Agüera, cofondatore e CTO della Geeksphone, precisa che il dispositivo non è concepito per essere “a prova di NSA”, ma per permettere alle presone di decidere se autorizzare la raccolta di informazioni riguardanti le loro attività in rete o i loro spostamenti fisici da parte delle aziende che sono solite compilare un profilo comportamentale dei consumatori. Con questo fine, i browser web sul Blackphone bloccheranno di default le tecnologie di tracciamento implementate dai siti web.

Anche la funzione Wi-Fi verrà modificata affinché il dispositivo non venga rilevato dai sensori che stanno cominciando a comparire nei negozi per raccogliere informazioni sulla frequenza con la quale i consumatori visitano i negozi e i luoghi da loro visitati in precedenza. Il software della Silent Circle all’interno del Blackphone permette infine di crittografare le telefonate e i messaggi di testo rivolti verso altri possessori di Blackphone.

“Abbiamo creato un dispositivo che mette la privacy al primo posto e cerca di ridare il controllo delle informazioni che condividono agli utenti finali”, spiega Agüera. “Forse alcune persone gradiscono le pubblicità mirate, ma noi crediamo che a tutti spetti la possibilità di scegliere”. Le persone non tendono a disporre di una scelta nella rete. Gli sforzi per sviluppare un sistema standard attraverso il quale permettere alle persone di segnalare a tutti i siti web che non desiderano essere tracciati sono stati vanificati, mentre gli schemi per astenersi da gruppi e società industriali quali Google sono grezzi e poco conosciuti. Questa situazione è una delle ragioni per cui la WhiteHat Security, che offre soluzioni di sicurezza per gli operatori dei siti web, ha rilasciato lo scorso anno il proprio browser web per Mac. Il browser, denominato Aviator, blocca le pubblicità online e le tecnologie di tracciamento utilizzate per estrapolare un profilo dei surfisti della rete. Blocca persino l’avviamento automatico di elementi multimediali incorporati quali video Flash.

L’Aviator è basato sul Chromium, un browser open-source sviluppato da Google che sta alla base del Chrome. “Vorrei non fossimo costretti a fare questa cosa, ma il mercato non rispondeva al bisogno delle persone”, dice Grossman. Google e Microsoft gestiscono il mercato dei browser web, ed entrambe le società sono fortemente impegnate nelle pubblicità online. Persino Firefox, sviluppato dalla Mozilla Foundation, ha una connessione con il settore pubblicitario, perché il grosso dei finanziamenti alla fondazione proviene da Google. Nel 2012, Google ha pagato $247 milioni per adattare il suo motore di ricerca a quello di Firefox. “Non siamo contrari agli annunci pubblicitari, ma sostenitori della sicurezza e della privacy”, dice Grossman, che lo scorso anno ha mostrato come le reti di pubblicità online possono essere utilizzate per distribuire malware su larga scala (vedi “Web Ads Used to Launch Online Attacks”).

L’Aviator era stato sviluppato originariamente dalla WhiteHat per uso interno, ma Grossman ha deciso di rilasciarlo pubblicamente dopo innumerevoli richieste da parte di amici e contatti commerciali su come restare al sicuro online. Il browser è stato scaricato decine di migliaia di volte, e una versione per Windows dovrebbe uscire nei prossimi mesi. Grossman non ha contemplato l’ipotesi di trarre alcun profitto dall’Aviator, ma il Blackphone e altre società stanno scommettendo sui guadagni che possono derivare dalle tecnologie per la protezione della privacy e da versioni più riservate dei servizi commerciali di massa.

La società di cloud storage Pogoplug, ad esempio, ha lanciato lo scorso anno un dispositivo economico capace di anonimizzare e bloccare gli annunci diretti attraverso una connessione internet di casa (vedi “Online Anonymity in a Box, for $49″). Una startup fondata dal crowd di nome Adtrap offre un dispositivo da $129 che impedisce agli annunci di comparire su qualunque computer o dispositivo mobile connesso al Wi-Fi di casa. Gabriel Weinberg, fondatore del motore di ricerca DuckDuckGo (vedi “As Google Tinkers with Search, Upstarts Gain Ground”), che rispetto a Google cerca di conservare il minor numero possibile di dati, sostiene che la privacy non costituisce una barriera al profitto. “La necessità di tracciare le persone per fare soldi è un mito”, dice Weinberg, anche se non precisa se le entrate pubblicitarie su DuckDuckGo siano sufficienti a renderlo redditizio. “Se digitate ‘ipoteca’, ottenete una pubblicità sulle ipoteche”, dice per spiegare il suo motore di ricerca. “Non siamo tenuti a sapere, o immagazzinare alcunché dei nostri utenti per farlo”. Il motore di ricerca ha visto raddoppiare la propria utenza dalle rivelazioni dell’anno scorso sulle operazioni condotte dalla National Security Agengy, e l’azienda risponde ora a 4.3 milioni di ricerche al giorno. Weinberg ritiene che abbastanza consumatori tengano a sapere cosa succede ai loro dati da poter supportare altre aziende come la sua. “Credo che quasi tutte le categorie possano offrire un’alternativa più riservata, con una norma sulla privacy secondo la quale è sufficiente raccogliere il minor numero di informazioni piuttosto che la maggior quantità possibile”.

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