Ragazzi e ragazze s’incontrano, diventano adulti e s’innamorano. Ma la tecnologia interferisce con questo felice gioco di coppia e minaccia di distruggerlo. Il potenziale distruttivo delle tecnologie di comunicazione è al centro di Dreams and Misunderstandigs, un romanzo di Stephanie Jones (AuthorHouse UK, 2012). Due fidanzatini sin dall’infanzia, Rick e Jessie, usano sms, telefonate e posta elettronica per ridurre la distanza che si è creata tra loro da quando Jessie frequenta il college sulla costa Est degli Stati Uniti e Rick fa la spola tra la Gran Bretagna e la costa Ovest. Poco prima del loro ricongiungimento per l’estate, il legame tecnologico viene a mancare quando Jessie viene ricoverata in ospedale per avere subito una brutale aggressione. Di conseguenza, i due innamorati non riescono a incontrarsi e vivono per anni esistenze separate, entrambi convinti di essere stati abbandonati.
La Jones dà alle nuove tecnologie digitali la colpa delle incomprensioni che impediscono la riunificazione tra Rick e Jessie. Non sorprende che un tema come questo pervada un intero romanzo d’amore: è il frutto di un timore molto diffuso nella cultura generale, quello per cui le tecnologie non rafforzano il legame tra esseri umani, ma lo ostacolano. Uno dei primissimi promotori di Internet, la docente del MIT Sherry Turkle, sostiene qualcosa di molto simile in Alone together: why we expect more of technology and less from each other (Basic Books, 2011). Malgrado il loro potenziale, le tecnologie della comunicazione rappresenterebbero una minaccia per le relazioni umane, specialmente quelle di natura più intima, perché si offrono come «surrogato dell’incontrarsi faccia a faccia». Se la tecnologia non logora o mette a rischio le relazioni preesistenti, fioccano in compenso le storie di come contribuisca a generare rapporti fasulli o distruttivi tra giovani che si scambiano fotografie sessualmente esplicite con il telefonino, o che in rete si spacciano per qualcun altro, attirando gli ingenui in amicizie on-line con identità fittizie.
Nel suo recente volume dedicato alla cultura del “rimorchio”, The end of sex (Basic Books, 2013) Donna Freitas mette sotto processo le tecnologie mobili per la facilità con cui consentono incontri occasionali. È innegabile che le tecnologie della comunicazione hanno contribuito a plasmare aspetti come l’amore, il corteggiamento e il sesso negli ultimi dieci anni. Internet, secondo due sociologi come Michael Rosenfeld e Reuben Thomas, rappresenta ormai la terza modalità più diffusa per la ricerca di un partner, dopo l’incontro casuale tra amici in bar, ristoranti e altri locali pubblici. Il 22 per cento delle coppie eterosessuali oggi si incontra on-line. Panico morale è una adeguata descrizione delle paure manifestate da autori come Jones, Turkle e Freitas in merito al ruolo della tecnologie nella relazione d’amore. Tuttavia, piuttosto che allontanare le persone le une dalle altre, Joseph Walther ha scoperto che le comunicazioni mediate attraverso una tecnologia tendono piuttosto ad avere un effetto “iper-personale”. Consentono cioè di entrare in maggiore intimità reciproca: una intimità che non sarebbe sostenibile nel rapporto de visu. Inoltre, entrando in una relazione più impegnata, le persone utilizzano queste tecnologie per conservare una prossimità digitale indipendente da ogni tipo di distanza. Con tecnologie come il telefono cellulare e i social network, una coppia non deve mai restare veramente separata.
Spesso, tutto ciò rafforza le relazioni intime: da uno studio svolto da Borae Jin e Jorge Peña sull’uso delle tecnologie finalizzato alla relazione romantica tra coppie, si rileva come le coppie che mantengono più frequenti contatti attraverso il telefonino, mostrino meno incertezza sulla propria relazione e livelli di coinvolgimento più elevati. A onore del vero alcuni degli attuali timori si basano sulla indubbia constatazione che le tecnologie della comunicazione non sempre si prestano a un proficuo “lavoro di relazione”. La natura pubblica dei commenti su Facebook, per esempio, sembra piuttosto promuovere la gelosia, riducendo il senso di intimità. Per altro, l’idea dei nuovi media come forza spersonalizzante appare esagerata. Le ricerche ci dicono che la tecnologia non crea le relazioni, ma neppure le distrugge, anche se cambia le modalità relazionali. Può facilitare lo sviluppo di un’intimità emotiva. Può agire da lubrificante del rapporto sessuale tra estranei. Può anche aumentare il rischio che persone in intimità possano ingannarsi reciprocamente. Tutto ciò può rappresentare un fardello in più per una relazione, costringendo le coppie a lavorare sui loro rapporti, sia negli ambiti off-line, sia in quelli on-line. Se Rick e Jessie fossero stati consci di questa necessità, forse si sarebbero risparmiati anni di separazione.