Viva la FifaPerché Silvio Berlusconi ha salvato il nostro calcio

Il colpaccio di Mediaset

Nella stagione in cui la Uefa dovrebbe calare la propria mannaia sui club con i bilanci non in regola attraverso il fair Play Finanziario, i diritti tv potrebbero cambiare le carte in tavola. L’Europa del calcio, alle prese con la crisi economica, vedrebbe i conti un po’ meno rossi grazie ai proventi dei grandi broadcaster, pronti a versare nelle casse delle squadre valanghe di milioni di euro. A beneficiarne potrebbe essere soprattutto la nostra serie A, grazie al colpaccio Mediaset ed alla riforma Uefa in materia di market pool.

Tutto comincia con il mega assegno che l’azienda di Silvio Berlusconi staccherà per assicurarsi la trasmissione in esclusiva della Champions League per il triennio 2015-18: 700 milioni di euro. Una cifra gigantesca, che ha visto il maggiore competitor di Mediaset, ovvero Sky, ritrovarsi senza la “coppa dalle grandi orecchie” e con allo studio la possibilità di rilanciare tentando l’assalto ad un’altra esclusiva: quella della serie A. Già, perché la Lega Calcio è alle prese con la definizione delle linee guida per l’asta sui diritti tv del nostro campionato per il prossimo triennio e l’azienda di Rupert Murdoch starebbe pensando di elaborare un’offerta superiore a quella formulata da Mediaset per la Champions League. Secondo alcune voci, Sky sarebbe pronta a firmare un assegno da 1 miliardo di euro, per non perdere abbonamenti (nell’ultimo trimestre del 2013 erano 4,76 milioni, contro i 2,2 di Mediaset Premium) e mantenere allettante l’offerta di calcio per il mercato italiano. Una cifra importante, ma che è nulla in confronto ai 4 miliardi che la stessa  Sky ha sborsato in Germania per i diritti tv della Bundesliga a partire dall’attuale stagione fino al 2017.

Chi si sfrega le mani sono la Uefa e, a cascata, i top club italiani. Perché mentre gli analisti si interrogano su come farà Mediaset a sborsare una cifra così elevata (potrebbe arrivare ad un accordo con la stessa Sky, o far entrare nuovi soci in una newco dedicata al segmento pay tv), il mercato dei diritti tv della Champions League si è arricchito. Le cifre parlano chiaro. Nel triennio 2012-15, il massimo torneo europeo per club ha visto crescere il proprio valore rispetto all’Italia di 2,37 volte. A dirlo è il confronto con il biennio precedente: tra il 2010 e il 2012, la Uefa ha incassato 97 milioni di euro all’anno da Sky, Mediaset e Rai, con la prima azienda a comandare con 40 milioni contro i 30 di Mediaset e 27 del servizio pubblico. Nel triennio successivo, il governo continentale del calcio ne incassa (e ne incasserà) 190: anche qui, Sky è capofila con 130 milioni di euro. Un dato destinato a salire, grazie al colpaccio di Mediaset, a 230 milioni tra 2015 e 2018.

Un fiume di soldi che arricchirà i nostri club attraverso il market pool. Le squadre che partecipano alla Champions ricevono soldi attraverso due  meccanismi. Il primo è quello legato ai risultati sportivi di ogni singolo club nel torneo, tra girone di qualificazione (che diventa ancora più importante, come vedremo) e match ad eliminazione diretta. Il secondo è quello del market pool: con questo meccanismo, i soldi vengono distribuiti per il 50% sulla base della posizione in classifica delle squadre nel campionato nazionale precedente, mentre l’altra metà sulla base delle partite effettivamente giocate nella competizione europea. Il nuovo accordo tra Uefa e Mediaset agisce proprio sul market pool, perché va considerato che la Uefa dà soldi alle squadre di un Paese a seconda di quanto incassa dai broadcaster di quel Paese stesso.

Proviamo a fare due conti. In questa stagione, la serie A ha visto 3 squadre qualificarsi alla Champions: Juventus, Napoli e Milan, con solo quest’ultima che è riuscita ad avanzare fino agli ottavi di finale. Da quest’anno, nell’ambito del market pool è cambiata la spartizione in base alla posizione in classifica in campionato nella stagione precedente: chi vince la propria competizione nazionale ha diritto al 50% della prima quota del market pool, il cui valore è di 81,1 milioni di euro. Allo stato attuale delle cose, quindi, la Juventus campione d’Italia in carica incasserà 32,4 milioni di euro, il Napoli 26,3 milioni e il Milan (che però è ancora in corsa nel torneo) 22,3 milioni. A partire dal 2015, l’incremento del valore del market pool dovrebbe salire di circa 30 milioni di euro: chi si qualificherò al girone iniziale da campione d’Italia, anche senza andare poi agli ottavi, dovrebbe portarsi a casa 55 milioni di euro.

Una situazione che aiuterebbe i top club del calcio italiano a mantenere a galla i propri bilanci, ma che allo stesso tempo rappresenta il mantenimento di uno status quo che rischia di non farlo progredire. Sul totale degli introiti della nostre squadre, il 60% dipende ancora dai diritti tv nazionali, mentre nel movimento calcistico leader in Europa, quello tedesco, il solo Bayern Monaco ha incassato nell’ultima stagione 37 milioni di euro dai diritti tv della Bundesliga contro gli 82 milioni dal merchandising.

Ma la Bundesliga è una caso virtuoso. Nel resto d’Europa, sono molte le squadre che rischiano le sanzioni del Fair Play Finanziario. Sanzioni che, nei casi più gravi, prevedono l’esclusione dalla Champions League (o la partecipazione con una rosa più ridotta) proprio a partire dal 2015. Ecco che la Uefa, se da un alto non vuole ritirare il pungo di ferro, dall’altra elargisce sempre più soldi alle squadre per evitare ulteriori tracolli. L’ultimo studio dell’organo presieduto da Michel Platini dice che la strada intrapresa è quella giusta. Il totale delle perdite dei club si è attestato a 1,06 miliardi di euro, contro gli 1,67 miliardi del 2011. Nel 2008, però, la cifra era di 633 milioni di euro. Lo stesso studio, però, ha rivelato come i ricavi dalle competizioni europee – tra diritti tv, marekt pool e bonus legati ai risultati – siano cresciuti negli ultimi 10 anni, passando da 600 milioni a 1,3 miliardi di euro, con un tasso di crescita del +12% a stagione.

Non solo. Secondo il rapporto “Football Media Money League” realizzato da TV Sports Markets, il mercato dei diritti televisivi nei cinque principali campionati europei calcistici nell’ultimo ciclo è cresciuto del 25%, arrivando a toccare quota 5 miliardi di euro. Grazie agli ultimi accordi, il dato totale è cresciuto di 1 miliardo di euro. E se si guarda la classifica dei primi 10 club europei per introiti dalle tv, solo due (Bayern e Arsenal) sono le squadre che attualmente rispettano il Fair Play Finanziario.

Insomma, la Uefa punirà i club con il Fpf e poi li salverà grazie alla tv. Un piano perfetto, anche alla luce di quanto sta combinando il governo spagnolo. Che, bisognoso di soldi, sta cercando di rastrellarne ovunque. Anche multando Real Madrid e Barcellona per aver firmato accordi per i diritti tv in patria superiori ai 3 anni, cosa non consentita. Le multe, rispettivamente di 3,6 e 3,9 milioni di euro, sono state comminate dalla Comision Nacional de la Competencia, paragonabile al nostro Antitrust. E sarebbero solo il preludio a un emendamento che il governo di Madrid sta preparando per tagliare i ricavi dai diritti tv per le due big della Liga, per far sì che tutte le squadre del campionato abbiano pari trattamento ed avere così una competizione più livellata sul campo. Attualmente, Real e Barça intascano 150 milioni di euro dai diritti tv. Una cifra che, se verrà tagliata, recupererebbero in Europa. 

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