Ieri mattina, mentre Putin firmava la bozza di annessione della Crimea alla Federazione russa, il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius avvisava che la Francia stava considerando la «sospensione» dei contratti per la costruzione di due portaelicotteri. Ma, aggiungeva, si tratta di una mossa fattibile solo se altri Paesi europei sono pronti a sacrificare i loro affari per fare pressioni sulla Russia. E chiedeva in particolar modo che la Gran Bretagna fosse disposta a colpire gli oligarchi russi di casa a Londra. Lo riferisce il Financial Times.
Londra e gli oligarchi russi, dunque.
Le minacce inglesi alla Russia e ai suoi oligarchi sono indebolite dal caldo benvenuto che i suoi miliardari continuano a ricevere in Occidente, scrive il 15 marzo Nick Cohen sul Guardian.
Alcuni passaggi dell’articolo:
«La Banca Centrale russa ha stimato che due terzi dei 56 miliardi usciti dalla Russia nel 2012 potrebbero essere la conseguenza di crimini, tangenti a ufficiali di stato e frodi fiscali. I banchieri e gli avvocati inglesi, i paradisi fiscali inglesi e tedeschi nei Caraibi, e le agenzie immobiliari a Mayfair, Costa azzurra e Manhattan riciclano il bottino»
«Non è chiaro quale scelta faranno i nostri governanti se dovranno scegliere tra opporsi all’avventurismo russo o attaccarsi al bottino russo. Cameron potrebbe stupire. Ma da come stanno le cose, pare che l’amore per il denaro non sia confinato al Cremlino. Coloro che lo desiderano, che lo hanno intascato o sperano di intascarlo, ne sono tanto schiavi quanto lo sono gli oligarchi che lo possiedono»
«Miliardari nati in Russia coprono tre dei cinque primi posti nella lista dei ricchi del Sunday Times. Uno è il proprietario del giornale satirico Independent e del londinese Evening Standard. Un altro possiede il Chelsea Football Club»
«La BP, azienda in difficoltà con molti legami con Downing Street, ha bisogno dei favori di Putin (…). Il coinvolgimento dell’azienda in Russia aggiunge un milione circa di barili al giorno alla sua produzione. È diventata così dipendente dalla volontà di Mosca che l’Economist ha addirittura supposto che ora “fa pressione sul governo britannico per perseguire una politica amica della Russia”»
«Non è facile per gli analisti calcolare con precisione la quantità di denaro russo che scorre nel sistema finanziario britannico: la City non accennano nemmeno a conoscenze. Ma Thomson Reuters calcola che le aziende russe e l’ex stato sovietico hanno portato 82,6 miliardi di dollari negli ultimi due decenni, larga parte dei quali sono stati stracciati in commissioni»
La Gran Bretagna ha il potere di mandare in bancarotta la combriccola di Putin
«Negli anni dell’austerity e della crescita zero che seguono la crisi finanziaria del 2008 non si può resistere a questa nuova fonte di benessere». La nuova fonte di ricchezza di cui parla il New York Times in un articolo del 7 marzo 2014 sono i visti per investitori, in vendita in Gran Bretagna a partire da 1 milione di sterline e che finiscono per lo più nelle mani di ricchi oligarchi russi e dell’Est Europa. Una presenza proficua per la city inglese, ma anche scomoda quando si tratta di prendere misure politiche ed economiche contro la loro madre patria.
Alcuni passaggi dell’articolo:
«L’establishment inglese non è più quello di una volta, la vecchia elite imperiale è diventata grezza e venale. Lunedì un funzionario britannico è stato fotografato mentre arrivava a Downing Street per un meeting del National security council con un documento aperto nelle sue mani. Era possibile leggervi le righe di un rapporto confidenziale su come il governo di David Cameron dovrebbe rispondere alla crisi in Crimea. Suggeriva che la Gran Bretagna “non supportasse, per il momento, le sanzioni commerciali” e che nemmeno “chiudesse il centro finanziario di Londra ai russi”».
«La residenza britannica è in vendita. I “visti per investitori” possono essere acquistati a partire da un milione di sterline (1,6 milioni di dollari). Gli avvocati londinesi della Commercial Court ottengono il 60% del loro lavoro da clienti russi e dell’Est Europa. Più di 50 compagnie con sede in Russia ingrossano i commerci del London’s stock exchange. I giovani britannici più brillanti diventano consulenti, commercianti d’arte, banchieri privati e hedge funders. O, per dirla con altre parole, i valletti degli oligarchi»
«È questo il business britannico in crescita: riciclare i miliardi sporchi degli oligarchi, lavare la loro reputazione. Ma potrebbe essere diversamente. Le sanzioni bancarie potrebbero chiudere i gasdotti finanziari attraverso cui ufficiali corrotti incanalano il denaro russo. restrizioni sui visti potrebbero impedire ai ministri del Cremlino di raggiungere le loro abitazioni. I paradisi fiscali che sottraggono miliardi al budget nazionale potrebbero essere costretti a risponderne. La Gran Bretagna ha il potere di mandare in bancarotta la combriccola di Putin»
Le case degli oligarchi a Londra
«Una casa appena restaurata nella via più costosa di Londra potrebbe valere anche 200 milioni di sterline, dicono gli agenti». La stima compare in un articolo del Daily Mail del 29 aprile 2013 e si riferisce alla casa da 13 stanze che il secondo uomo più ricco d’Inghilterra, il tycoon russo Leonard Blavatnik possiede presso i Kensington palace gardens di Londra.
Nell’articolo:
«Il proprietario della Warner Music Group possiede una piscina da 25 metri, con una sezione indoor e una outdoor, una proprietà che gli esperti considerano unica nel centro di Londra. Il primo piano ha una vasca riscaldata, una palestra, una sala massaggi, un cinema e una cantina per i vini»
Londra, campo di battaglia per oligarchi in esilio politico
Il giorno successivo alla morte di Boris Berezovsky, il ricco oligarca oppositore di Putin e un tempo stretto collaboratore di Boris Yeltsin che ottenne asilo politico in Gran Bretagna nel 2003, John Kampfner, sul Guardian del 24 marzo metteva in guardia la Gran Bretagna dal promuoversi come destinazione per super-ricchi, per lo più russi, cui avrebbe lavato reputazione e denaro, «mentre questi godevano alti stili di vita e basse tasse. Per poi scoprire che non tutto è come sembra».
La morte di Berezovsky arrivava a sette anni di distanza da quella per avvelenamento da polonio nel sushi bar Itsu di Piccadilly di Alexander Litvinenko.
Alcuni passaggi:
«I consulenti finanziari si accertano che gli oligarchi paghino il meno possibile sui loro guadagni, risparmi e anche per le tasse comunali. Scuole private accolgono i loro figli e il loro libretti degli assegni. Una economia parallela di designers, jet privati, motoscafi e guardie di sicurezza esiste solo per loro e per i nuovi ricchi di Cina, Brasile, Medio Oriente e altrove. La sommità del mercato immobiliare di Londra e del Sud-Est esiste solo per loro».
«Determinare la moralità delle nostre attività assortite spetta ad altri (…) i servizi offerti ai super ricchi sono legali. Il punto è l’effetto che hanno sul nostro corpo politico»
«Il governo britannico è candido sulle sue intenzioni: potenziare il commercio è ciò che conta ora, e a piccoli fastidiosi problemi come gli omicidi non è concesso interferire (…) David Cameron ama usare il termine “corsa globale”. Non è ben chiaro quel che intenda ma i diplomatici (e i finanzieri) vedono il pragmatismo come una forma matura delle relazioni internazionali. Dopo tutto, se non facciamo noi queste cose, altri prenderanno il posto e gestiranno il business»