Il 14 marzo è uscito, nei cinema statunitensi e sui computer dei suoi 91 mila finanziatori, il film di Veronica Mars. Noto per due ragioni: dà un seguito all’omonima serie dopo otto anni dalla cancellazione ed è stato in gran parte finanziato dai fan grazie al crowdfunding, diventando il progetto che ha ricevuto più soldi su Kickstarter.
(Parentesi: cos’è Kickstarter? È una piattaforma online su cui chiunque può proporre dei progetti a qualsiasi livello di professionalità/amatorialità, spiegarne le caratteristiche e chiedere agli utenti di contribuire al budget per lo sviluppo – signore e signori, il crowdfunding. Ci trovate di tutto, dai videogiochi alle lampade.)
Ovviamente, in un periodo in cui la crisi è diventata quotidianità in ogni settore, prima ancora che il film uscisse le chiacchiere al riguardo si dividevano equamente (e spesso si sovrapponevano e si mischiavano) tra l’entusiasmo dei fan e la curiosità di chi voleva capire se stessimo assistendo alla nascita di nuovo metodo di finanziamento dei film. Ora, a una settimana dall’uscita nelle sale – e contemporaneamente online –, e soprattutto dopo averlo visto, è possibile fare qualche valutazione oggettiva.
(Parentesi: «Ma io la serie non l’ho vista, di che parla?». Veronica Mars è una serie tv creata nel 2004 da Rob Thomas — protagonista Kristen Bell — e andata in onda per tre stagioni. Racconta le vicende della protagonista omonima, una liceale la cui vita è stata sconvolta dagli eventi collegati all’omicidio di Lilly Kane, la sua migliore amica. La serie, per quanto leggera e rivolta a un pubblico molto giovane, affronta una serie di temi scomodi con una forza e una sensibilità difficili da ritrovare in altri prodotti rivolti allo stesso target, usa un linguaggio articolato, dialoghi brillanti, storie (quasi) mai banali. Dopo il declino e la cancellazione è rimasta nel cuore dei fan, con tanto di tentativi disperati per farla tornare in vita. L’ultimo di questi ha funzionato.)
Dicevo. A una settimana abbondante dall’uscita del film, la domanda è: dati ormai per assodati entusiasmo e disponibilità dei fan, si può dire che l’esperimento di crowdfunding sia riuscito e replicabile? La risposta a questa domanda va separata in due parti distinte: il lato economico e l’aspetto (chiamiamolo) etico.
Il lato economico
Il film non è andato affatto male, tutto considerato: distribuito in 291 sale, ha fatto 2,85 milioni di dollari al botteghino. Dico “tutto considerato” perché si tratta di un dato viziato da una serie di fattori: 291 sale sono molto poche, e di questi 2,85 milioni due sono stati fatti solo il primo weekend e uno il primo venerdì di proiezione. Altro elemento: Veronica Mars è il primo film statunitense, rilasciato da una grossa casa di distribuzione, a essere distribuito contemporaneamente nei cinema e online. Su iTunes e simili è andato bene (i dati precisi sul numero di download non sono stati diffusi) raggiungendo le prime posizioni in tutte le classifiche.
Volendo tentare un’analisi, questo significa che (come prevedibile) i fan che hanno aspettato otto anni per una continuazione alla serie amata si sono fiondati al cinema appena possibile, se e dove possibile. Gli altri hanno scaricato il film, acquistandolo, o usando il download gratuito regalato ai finanziatori, o… oppure no.
Arrotondando il costo complessivo a 6 milioni di dollari, e facendo i conti come se fosse stato finanziato da una major, il film dovrebbe incassarne 12 per andare più o meno in pari: la cifra sembra lontana, al netto dei download legali, e con poche speranze di essere raggiunta.
Al suo picco, la serie tv aveva negli Stati Uniti 3 milioni di spettatori. Questo picco, già magrino di per sé per gli anni in cui andava in onda, non è stato raggiunto spesso. Quindi facciamo una media ottimista di 2,5 milioni: oggi una serie con questi dati otterrebbe tranquillamente il rinnovo su un canale “minore” come la CW, ma oggi è un’altra storia e questo è un altro articolo.
Se da questi 2,5 togliamo i cosiddetti “casual viewers”, gli spettatori occasionali, il numero di persone disposte ad andare a vedere il film al cinema scende ulteriormente. I finanziatori, per quanto numerosi e indubbiamente determinati a garantire il successo del film, sono distribuiti in tutto il mondo, e al di fuori degli Stati Uniti il film è stato proiettato in una manciata di sale.
Riassumendo: la base di spettatori più o meno garantiti era bassa, e a causa della scarsa distribuzione nelle sale solo una parte di questi ha avuto la possibilità di vedere il film al cinema. Per la natura stessa del progetto e del suo pubblico è difficile che il film recuperi in incassi sul lungo periodo; al tempo stesso, pur non avendo dati precisi, sappiamo che è andato molto bene online. E si tratta pur sempre di un progetto finanziato dai fan, quindi è difficile capire come calcolare se il film andrà in pari coi costi. Un’altra considerazione da fare è che i soldi richiesti su Kickstarter per realizzare il progetto erano solo 2 milioni, quindi in questo senso il film ha già triplicato le aspettative: restando sull’ipotesi di costo iniziale, il film avrebbe quasi sicuramente incassato i 4 milioni necessari ad andare in pari; d’altra parte, senza il successo incontrato su Kickstarter probabilmente il film non sarebbe mai arrivato al cinema, neanche in quella manciata di sale, rendendo più complicato un calcolo ipotetico.
Insomma, il film è andato bene tutto considerato, ma la dimensione del “tutto considerato” non può essere ignorata nelle valutazioni oggettive.
L’aspetto etico
Lamentiamo spesso, come spettatori, l’intervento eccessivo delle case di produzione sulle scelte creative di registi e sceneggiatori. Le pressioni di chi, passatemi la definizione, tiene in mano i soldi spesso portano a svolte narrative poco interessanti, tagli, riscritture, imposizioni nella scelta del cast e altre dolorose violazioni dell’autorialità di film e serie.
Ovvio, nessuno dei fan che hanno contribuito al film ha potuto intervenire sulla sceneggiatura o sul girato come un vero e proprio produttore, ma le pressioni a compiacerli, dopo otto anni di attesa, si sono sentite tutte.
(Parentesi: Ma insomma, com’era il film? Eh. Potrei dire: molto bello, bello, e anche decisamente poco riuscito. Per un fan della serie — contate anche me nel gruppo — è stato bellissimo rivedere dei personaggi che per tre anni sono stati quasi un gruppo di amici, una seconda famiglia. Le loro interazioni e relazioni sono ciò che ha reso bella la serie, e nel film vengono riportate in vita. Al tempo stesso, dalla prospettiva di uno che la serie non la conosce, il film è ricco di momenti divertenti, dialoghi brillanti. E Kristen Bell è sempre favolosa. Poi c’è il lato negativo: il caso di omicidio su cui Veronica indaga non è male, ma sta stretto nell’ora e mezza di film, tanto da dover essere tramite con una serie di epifanie improvvise. E in ultima analisi: sì, in alcuni aspetti si è tentato di soddisfare i fan, e il tentativo è venuto fuori un po’ storto.)
Sarebbe impossibile, e anche ingiusto, tirare le fila del metodo Kickstarter sulla base della singola esperienza: il soggetto dell’esperimento è caratterizzato da troppe eccezioni, e né il pubblico che ha donato né i partecipanti al film avevano il distacco emotivo necessario da farne un modello per tentativi successivi. In parole semplici: non sarà possibile fare altri film come Veronica Mars perché gli altri soggetti là fuori non sono Veronica Mars. Probabilmente se Tarantino chiedesse ai fan di finanziare il suo prossimo film raccoglierebbe milioni di dollari in donazioni, e i fan si aspetterebbero semplicemente di vedere un Tarantino sullo schermo. Ma anche in quel caso il triplo ruolo di fan a priori, spettatore e finanziatore avrebbe il suo impatto: difficile che con quei soldi Tarantino si senta libero di fare una commedia romantica.
(Parentesi: ok, esempio sbagliato, probabilmente Tarantino farebbe quello che gli gira per la testa a prescindere.)
È anche da considerare l’obiezione di chi sostiene, probabilmente a ragione, che case di produzione e affini sono formate da professionisti capaci di valutare la bontà o meno di un progetto, e che il metodo Kickstarter ha un impatto meno determinante sul settore se ragioniamo sul fatto che a ricevere questo tipo di finanziamenti saranno sempre franchise o autori o attori con un seguito già definito. Insomma, tornando a Tarantino (scusate), si rischia di andare a finanziare un progetto scadente, scartato per anni dai produttori, semplicemente perché è Tarantino.
Se Veronica Mars dovesse avere, come si è discusso in questi giorni, un ulteriore seguito, non sarebbe male rivederla in tv e farle fare ciò che riesce meglio: costruire relazioni, sulla base delle quali risolve i casi. La relazione più importante, quella che ha costruito con i fan, si è dimostrata un moderato successo.