Acquisizioni da record, che succede a Big Pharma

Acquisizioni da record, che succede a Big Pharma

In poco più di 24 ore l’annuncio di grandi accordi, già stretti o in fase di trattativa, ha sconvolto l’orizzonte del mercato farmaceutico mondiale. Oggi, martedì 22 aprile, Novartis e GlaxoSmithKline (Gsk) hanno comunicato l’accordo per lo scambio di una serie di asset in un deal che complessivamente vale 25 miliardi di dollari, pari a circa 18 miliardi di euro. 

Novartis comprerà da Gsk il suo portfolio di farmaci anti-cancro, per 14,5 miliardi di dollari, che potrebbero diventare 16 (11,5 miliardi di euro) in caso di successo di una nuova terapia antitumorale in sperimentazione. Venderà invece a Gsk l’unità vaccini del gruppo, per 7,1 miliardi di euro (5,1 miliardi di euro). Le due società creeranno anche una joint-venture per la vendita di farmaci da banco. Sarà il maggiore player al mondo in questo business, con ricavi attesi di 11 miliardi di dollari (8 miliardi di euro) all’anno, avendo farmaci come Excedrin e Panadol.

In aggiunta a questo, Novartis venderà le proprie attività di medicine per animali a Eli Lilly, per 5,4 miliardi di dollari (3,9 miliardi di euro).  

Questi movimenti hanno lo scopo di far concentrare di più ciascun colosso farmaceutico sul proprio core business. Anche per questo motivo le azioni dei due gruppi sono cresciute questa mattina (+5% Gsk e +2% circa per Novartis), segno che il mercato ha visto una logica win-win nello scambio. 

Una logica simile ha guidato le due grandi operazioni annunciate nel week-end tra altri operatori di Big Pharma. 

Uno dei più famosi “activist investor” (grandi scalatori di società) al mondo, Bill Ackman e la Valeant Pharmaceuticals si sono uniti per lanciare un’offerta dal valore di oltre 50 miliardi di dollari (36,2 miliardi di euro) per Allergan, il produttore del Botox. 

Le azioni di AstraZeneca sono invece salite del 6% oggi, dopo che si è saputo del tentativo di acquisizione fatto da Pfizer. Un’operazione che avrebbe un valore di 100 miliardi di dollari (72,4 miliardi di euro) e che sarebbe il più grande deal nella storia del settore farmaceutico, se venisse accettato. 

La tendenza del settore ad arroccarsi nelle aree di forza e a dismettere asset non centrali non è nuova. L’anno scorso la Pfizer aveva venduto i suoi farmaci veterinari, mentre Gsk aveva venduto i suoi marchi di bevande, mentre Johnson & Johnson e Novartis avevano ceduto le divisioni di diagnostica. 

Ora Gsk rimane focalizzata su quattro business: condizioni respiratorie, Hiv, vaccini e medicine senza ricetta. Novartis mantiene invece tre divisioni core: farmaceutica, cura degli occhi e farmaci generici. 

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