Per imparare una lingua straniera, si dice, il modo migliore è vivere il Paese d’origine, immergersi nelle tradizione, negli usi e nei costumi locali. Viaggiare, però, può non essere possibile per tutti e, nell’era della comunicazione sul web in molti possono scambiarsi competenze e azzerare le distanze iscrivendosi a qualche piattaforma di e-learning linguistico.
Babbel.com, Live Mocha, MosaLingua, Mango Languages, Palabea, Interpals, per citarne alcuni, sono tra i più diffusi siti stranieri per l’apprendimento delle lingue. Ancora poche, invece, le realtà italiane a competere nello spazio virtuale delle social learning community.
Una start up di cui si comincia a sentir parlare è fluentify. Nata nel maggio 2013 dall’idea di quattro giovani studenti torinesi, Giacomo Moiso, Andrea Passadori, Matteo Avalle e Claudio Bosco, fluentify, società registrata a Londra, è una piattaforma web (per la quale è prevista a breve una versione mobile) con un sistema di videoconferenza integrato che permette a chiunque si registri (gratuitamente) di entrare in contatto, in maniera intuitiva, con tutor madrelingua, per fare conversazione a un costo accessibile, senza vincoli di abbonamento. «Tutta l’esperienza d’apprendimento è focalizzata su sessioni individuali di conversazione con tutor professionisti e non, capaci di aiutare i nostri utenti a raggiungere obiettivi specifici (colloqui, esami di lingua) o semplicemente allenarsi parlando di argomenti condivisi (telefilm, musica, arte, etc.)», dice Giacomo Moiso. La differenza con i principali competitor, anche internazionali, è nel fatto che «alcuni nostri “fluentifiers” (o tutor, ndr) sono manager in grosse società come Fiat e Michelin, consulenti ed ex banker, perfetti per preparare colloqui di lavoro – aggiunge Moiso -. Inoltre, tutti i tutor fluentify vengono selezionati attentamente attraverso un processo di candidatura, verifica delle competenze e feedback degli studenti dopo la sessione».
I quattro fondatori torinesi di fluentify: da sinistra, in basso, in senso orario: Giacomo Moiso, Andrea Passadori, Claudio Bosco e Matteo Avalle
Nel modello di business della piattaforma, i madrelingua che vogliono diventare tutor possono scegliere quale tariffa applicare e mettere a disposizione le proprie competenze. Le sessioni durano mezz’ora ed il loro prezzo varia da un euro della lezione di prova fino a un massimo di 12 euro. Il 20% viene trattenuto da fluentify. Le lezioni si pagano on line con i principali sistemi di pagamento (Visa, Mastercard, American Express, PayPal…).
Tra le otto start up finaliste al TechCrunch Italy, evento di riferimento nel settore tech organizzato dall’omonimo blog, fluentify registra oltre seimila iscritti, 70 tutor e 700 richieste arrivate da tutto il mondo (non solo Canada e Usa, ma anche Hong Kong, Indonesia, Malesia, Sud America e Africa), tremila ore di conversazione già effettuate. Ha stretto un accordo con Kaplan International Collages per una piattaforma co-branded, ha chiuso un finanziamento di 250mila sterline, con il supporto del neo business angel Stefano Marsaglia, co-Ceo di Mediobanca. E rispetto ai competitor on line e off line? «Siamo diversi – conclude Moiso -. Loro partono da un’esperienza pregressa di scuola di lingua, noi siamo partiti dalla lingua».
In partenza, tra le piattaforme italiane di apprendimento delle lingue straniere, c’è Naboomboo, una e-learnig community legata a Treatabit dell’I3P, l’Incubatore di imprese del Politecnico di Torino. Il nome, tutto disneyano, evoca l’isola del film d’animazione “Pomi d’ottone e manici di scopa”, popolata e governata da animali capaci di parlare la lingua umana e di comunicare tra loro. «Il meccanismo, in questa prima fase, è il mutuo aiuto – dice Daniele Pozzo, uno degli ideatori insieme a Antonio Matteo De Marco, Carlo Emanuele Lanzavecchia, Matteo Padovano, Riccardo Filippo Rebora, tutti trentenni -. Naboomboo è un luogo d’incontro per chi offre una conoscenza linguistica (trainer), chi desidera esercitarsi o apprendere (learner) e, infine, chi vuole cimentarsi con entrambe le attività (swapper). Nessun insegnante professionista, in questa fase. Il servizio è costituito da una piattaforma multimediale, dotata di sistema audio/video di ultima generazione, con caratteristiche innovative di accessibilità (cross-browser compatibility) e flessibilità (fruizione da pc, tablet e smartphone). Non necessita il download di software dedicati».
L’avvio d’impresa con il versamento del capitale sociale di 10 mila euro e la partecipazione ad un bando regionale che ha erogato 18mila euro, per partire. Il guadagno dovrebbe arrivare dagli utenti che compreranno pacchetti di minuti e dalla pubblicità, quando ci sarà un buon numero di iscritti alla piattaforma. Intanto, Naboomboo – progetto classificato tra i primi 10 all’edizione 2013 della Start Cup Piemonte e Valle d’ Aosta – entra nel settore “social learning”, «un mercato che vale circa 3.400 miliardi di euro e si espande con un tasso annuo del 7% circa, trainato dal sempre maggior accesso all’istruzione”, specifica Pozzo, facendo riferimento a dati Gsv Advisor Factbook 2012.