GroezRock e Primavera: due festival da non perdere

GroezRock e Primavera: due festival da non perdere

Le regole son sempre quelle: buttati i vuoti di Capodanno tiriamo i remi dei bagordi in barca e ci ripetiamo che sì, bevendo tre o quattro birre in meno a settimana e calcolando scientificamente quali concerti possiamo perderci nei primi quattro mesi dell’anno, ce la faremo. Perché a maggio ci sono i nostri due festival preferiti: il Groez e il Primavera. Il conto in banca ci farà meno paura e terremo monitorati i siti dei voli low cost e le offerte sui pacchetti full festival più a cuor leggero. Trovare da dormire è l’ultimo dei problemi: un amico di un amico con un divano spunterà fuori, alla peggio una camera in ostello o una stanza a poco, riusciremo a trovarla.

Poi invece arriviamo a inizio aprile e ci rendiamo conto che quelle tre birre a settimana ce le siamo ingollate tutte, che non ci siamo risparmiati nulla, neanche l’ennesimo concerto dei Mogwai; e come abbiamo fatto a non sapere che quest’anno, maggio sarebbe stato il mese dei ponti? Niente, continuiamo a fare F5 ogni dieci secondi, ma i cazzo di prezzi dell’aereo non scendono. Ah, e l’amico dell’amico ha cambiato città, lavoro, vita, amici.

Quando è evidente che la soluzione più intelligente sarebbe gettare tutto all’aria e vivere di amarezza, ripensiamo agli anni passati, e a come uno dei pochi momenti di pura gioia della nostra vita sia bere birra all’aperto e piantarsi un’infilata di live che il monte ore finale farebbe impallidire il più accanito accumulatore di straordinari.

Quindi, anche quest’anno cediamo. Qualche decina di giri di email per organizzarci con gli spostamenti, una preghiera perché la stanza prenotata non faccia così schifo come da voti su Tripadvisor, la solita lista di santi invocati contro Easyjet – perché sa il Signore come mai se paghi con carta di credito la commissione è più alta – e ci siamo. Belgio a inizio mese e Barcellona l’ultimo weekend.

Per onestà, dobbiamo ammettere che questa volta c’è il trucco: abbatteremo il costo dei biglietti di ingresso grazie alla magia degli accrediti stampa; ma, secondo voi, i soldi risparmiati in cosa li butteremo?

Questi sono i nostri consigli: due festival imperdibili – line-up oltre ogni immaginazione, scenari incredibili, organizzazione impeccabile, meraviglia e stupore – due lunghi weekend che vi ritroverete a raccontare alla prossima generazione di musicomani.

GroezRock, 2-3 maggio, Meerhout
Meerhout è l’equivalente belga di uno di quegli insulsi paesini che punteggiano la Brianza più grigia. Case basse, gente spenta, silenzio soffocante e puzza di letame. Ecco, per due giorni, ogni anno, questo monumento urbano alla noia viene travolto da un ciclone che non lascia feriti. Quattro palchi, una costellazione di stand che offrono ogni genere di conforto, dagli esemplari più rifritti della cucina belga, alle birre artigianali fino bancarelle zeppe di vinili che ormai davate per introvabili.

Credeteci, di festival ne abbiamo bazzicati tanti, questo è l’unico in cui si riesce a non fare coda, mai, nemmeno per andare a pisciare. Che ci vuoi fare, i belgi sono così ordinati che organizzano tutto nel minimo dettaglio, e poi finisce che te li ritrovi sottopalco, a pogare violentemente, coi tappi di spugna ficcati nelle orecchie (è anche l’unico festival in cui metà degli astanti, dal secchione inamidato al metallaro sdentato, circola con le orecchie tappate: tenerottoli).

Ah, è un festival pensato per chi ogni anno consuma tonnellate di punk, hardcore, metalcore, post-core e qualunque genere a cui si possa appiccicare quel suffisso prezzemolo. Ma, a meno che siate hipster coi baffi a manubrio e l’acqua in casa, il consiglio è di prenotarsi un weekend a Meerhout e di lasciarsi rimbalzare da un palco all’altro come la biglia di un flipper distorto, anche perché quest’anno la line-up è bella intensa: NOFX, Offspring (è il ventennale di Smash, lo suoneranno tutto), The Hives, Brand New, Descendents, Alkaline Trio, Menzingers, Taking Back Sunday, La Dispute, Saves The Day, e una miriade d’altri.

Il tutto avviene in uno sterminato prato, e anche se piove ci sono degli inossidabili tendoni da circo impermeabili che vi custodiranno con amore e sudore.

Andate, pogate, bevete, scartavetrate i brutti pensieri dalla corteccia cerebrale esterna e lasciate che il Groez vi travolga. Poi diteci com’è andata. Occhio però: se tornate a casa con il fegato rilassato e tutti i denti in bocca, vuol dire che non ve lo siete goduto.

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Primavera Sound, 28-31 maggio, Barcellona
Al Primavera vige una regola non scritta che dice: se non ci sono gli Shellac, il tuo festival non vale nulla. E così, anche quest’anno e con nostro sommo gaudio, la band di Steve Albini calcherà le assi del Parc del Fòrum. Ma a prescindere dagli amori personali, il festival di Barcellona da anni brilla lassù in alto nell’olimpo degli eventi musicali più belli di sempre: irraggiungibile per la quantità (209 sono i nomi in cartellone quest’anno), la varietà e la qualità delle band che si avvicendano, puntuali come orologi, sugli otto palchi – che forse sono sette, o nove, il conto si perde sempre nella memoria. E soprattutto per il totale polleggio in cui tutto si svolge: il Mediterraneo di fronte alla sera che man mano cala, le luci che spingono i watt giù oltre l’orizzonte, gli ultimi concerti con l’alba che nasce. Tutto immerso nel verde, in uno spazio enorme, in cui la quantità di gente è folle, ma ogni ingranaggio organizzativo è talmente ben oliato che difficilmente si creano anche solo code o ingorghi.

La vera prova cui ti sottopone il Primavera è la scelta. Solo nel momento in cui ti trovi con il programma in mano, ti accorgi che non potrai mai vedere davvero tutto, che almeno due band per te imprescindibili suoneranno simultaneamente. Ma è questo che rende il Primavera unico: poter raccontare, come ci è accaduto lo scorso anno, di aver volontariamente saltato il set di Nick Cave perché c’erano i Meat Puppets, che quando mai ci ricapiteranno sotto mano?

E la programmazione di quest’anno non fa eccezione. Leggendo già solo i nomi di prima fascia in cartellone, quasi viene un coccolone: Neutral Milk Hotel, Arcade Fire, Pixies, National, Slint, Slowdive, Television, Superchhunk, Cloud Nothings, Godspeed You! Black Emperor, Nine Inch Nails, Mogwai. Ma siamo sicuri, come ogni anno saranno le sorprese improbabili, le band che non conosciamo e che spunteranno a metà pomeriggio o a notte inoltrata, a rendere il Primavera, ancora una volta, indimenticabile.

Nota di colore: come al solito avranno l’onore di esibirsi al Primavera un manipolo di band italiane. Quest’anno toccherà a C+C=Maxigross, Junkfood e LNRipley. Ascolteremo e vi faremo sapere, a meno che non suonino in concomitanza con gli Shellac, ovviamente.

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