Negli ultimi anni, sono state tante le spiegazioni date riguardo al fallimento delle squadre italiane in Europa. Alcune ricorrono come un mantra, a cominciare dallo strapotere finanziario di squadre come Bayern Monaco e Psg. Non è un caso che i bavaresi consegnino ai propri soci il bilancio in attivo dal 1979 e che siano la squadra più forte al momento; come non è un caso che i parigini (ma sarebbe meglio dire i qatarioti) abbiano appena sculacciato fortissimo un esperto di Champions League come Mourinho nel 3-1 dei quarti di finale contro il Chelsea. Non solo. Le spiegazioni vengono ricercate in campionati più competitivi (Fabio Capello dixit), in arbitri che nelle altre leghe fischiano meno e quindi fanno correre di più i giocatori in campo (spezzettando meno il gioco), in pressioni meno forti da parte della stampa, in maggiori attenzione ai vivai e meno a pindariche plusvalenze.
C’è però un altro aspetto, di cui forse si parla meno, perché nel Paese della tattica suonerebbe come una lesa maestà: il nostro calcio è tatticamente vecchio e pavido. Un’arretratezza che si nasconderebbe dietro quel modulo che in Italia spopola, mentre in Europa è ampiamente snobbato: il 3-5-2. Basterebbe cominciare a guardare a ciò che succede sul campo. Forse è solo un caso, ma la squadra bicampione d’Italia in carica vince in casa ma fallisce con puntualità nell’Europa che conta (vedi alla voce Champions) con tale modulo.
Cominciamo dalla stagione scorsa. Mentre la Juventus usciva ai quarti di coppa contro il Bayern Monaco e Conte la metteva sul piano innanzitutto economico (sarà per questo che poi Benitez lo ha imitato nella medesima polemica pochi giorni fa?), nella nostra Serie A 11 squadre su 20 imitavano il tecnico bianconero, scendendo in campo con il 3-5-2. Perché? Non si tratta di semplice imitazione di chi vince. Si tratta di inserirsi nel solco di una tradizione consolidata, la stessa che in fondo animava il critico Capello. Ovvero, primo comandamento: non prenderai gol. E così il 3-5-2 ben si presta al cambio verso il 5-3-2 in fase di non possesso. Dei 22 esterni scesi in campo nelle 11 squadre con questo modulo nel turno di campionato giocato vicino ai quarti di Champions, solo quattro erano centrocampisti puri, o con doti offensive. Gli altri si dividono in due tipologie. Da una parte, gli esterni che possono fare entrambe le fasi. Dall’altra, la maggioranza assoluta, ovvero i difensori veri e propri.
Già. Perché contro una squadra più forte, per un’italiana è una tendenza quasi naturale chiudersi e attendere. Così la Juve, in Italia, si è abituata a tenere palla e schiacciare un po’ sull’acceleratore per decidere quando fare gol e portare a casa il risultato: tanto di fronte ha un avversario che si chiude e spera di portare a casa la pelle. Nelle altre leghe europee, specialmente in Spagna, la questione è un po’ diversa. Spesso, dopo 30 minuti di gioco, è facile vedere il Barcellona vincere 3-0 in casa contro il Rayo Vallecano piuttosto che il Betis o l’Elche. Le provinciali della Liga non vanno allo sbaraglio, non si aprono per autolesionismo calcistico: è per mentalità. Se la giocano. Così il Barça, al pari del Real Madrid, quando arriva in Europa è più abituato ad incontrare squadre che non si chiudono, visto che anche le danesi piuttosto che le inglesi hanno un atteggiamento uguale a quelle spagnole. Ecco spiegato, in maniera piuttosto semplice (banale?) il perché nella scorsa Champions, la Juventus fece solo 1-1 contro il Nordsjaelland fuori casa.
Il tutto mentre le altre big d’Europa aveva il proprio modulo, ma non il 3-5-2. Delle squadre che hanno raggiunto i quarti di Champions lo scorso anno insieme alla Juventus, la maggior parte hanno giocato con il 4-2-3-1: Borussia Dortmund, Malaga, Real Madrid e Bayern Monaco. Solo il Galatasaray ha usato il rombo, mentre Barça e Psg hanno schierato il 4-3-3. Certo, poi sono intervenute le variabili chiamate in causa da Conte, come la maggiore disponibilità economica di molte di esse sul mercato. Forse è questo a spiegare il medesimo utilizzo del 3-5-2 anche in questa stagione nella campagna europea della Juventus. Andata peggio, con l’uscita al primo turno.
In questo senso, i numeri inchiodano la Juve. Secondo i dati elaborati dal sito specializzato Squawka, confrontando le prestazioni delle squadre oggi ai quarti con quelle della squadra di Conte, i coefficienti pongono i campioni d’Italia ultimi sia nella fase difensiva che in quella offensiva. Un dato che fa riflettere sull’effettiva tenuta di un modulo considerato ormai da tempo morto in Europa.
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Ma la mentalità non cambia. Forse non è un caso che Conte abbia deciso di cambiare modulo in Europa nelle due sfide contro il Real Madrid, passando dal 3-5-2 al 4-3-3. Non perché volesse adeguarsi agli standard europei, ma perché – udite udite – il tecnico considera il 4-3-3 un modulo più di copertura rispetto al solito schema usato . Nelle partite in cui voleva coprirsi, quindi, Conte ha preferito lo schema a 4 dietro (cogliendo 2 pareggi), mentre in casa contro il Copenaghen, dove doveva assolutamente vincere, ha preferito il vecchio caro 3-5-2 e passando al 4-3-3 solo a risultato acquisito.
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E nonostante la predilezione alla copertura tipica di una squadra italiana, le performance dei bianconeri in quanto a tenuta difensiva non sono le migliori nemmeno se confrontate con le altre big dei grandi campionati europei. La migliore di tutte in fase di non possesso è il Psg, seguita dalla Roma (che non fa la Champions quest’anno, ma il prossimo sì) e dal Barcellona; la Juve è quinta. Non che le cose vadano meglio in attacco: la migliore per coefficiente è il Bayern Monaco, seguito da Barcellona, Liverpool (stesso discorso fatto per la Roma) e Real. Guardando il totale, la Juve è quinta. Davanti a lei ci sono Barça, Bayern, Psg e Real. Dietro, tutte squadre che sono state eliminate dalla competizione o che non sono presenti quest’anno, Chelsea a parte (sconfitta guarda caso dal Psg).
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Se il grafico di cui sopra può addirittura rivelare con un certo anticipo che Roma e Liverpool il prossimo anno potrebbero fare un’ottima annata in Europa (a proposito: guardate la classifica delle top italiane di quest’anno qui sotto), quello delle top 10 di Champions non fa altro che rispecchiare quanto sta accadendo ora nei quarti. Una top 10 nella quale la Juve non c’è.