Vent’anni di migrazioni nel mondo, in un grafico

Popoli in movimento

Nel giro di 20 anni gli abitanti del pianeta si sono spostati molto. Dal loro paese di origine hanno viaggiato verso zone nuove, perlopiù in cerca di lavoro o perché spinte da situazioni estreme. Sono i fenomeni migratori del mondo. Una squadra di geografi del Wittgenstein Centre for Demography and Global Human Capital di Vienna ha lavorato per creare un’ampia analisi delle migrazioni globali negli ultimi 20 anni. Si tratta di un lavoro unico perché prende in considerazione oltre 150 paesi e li colloca in una serie di flussi dinamici del movimento dell’uomo.

Fino a poco tempo fa le difficoltà del calcolo erano dovute alla scarsità di dati precisi (l’Europa ne possiede in abbondanza, ma altri paesi no) e alla diversa metodologia di raccolta e trattamento. Nel 2013, però, l’Onu ha armonizzato le differenze, e ha raggiunto risultati chiari, mettendo in luce alcune tendenze globali. Quali? Se ne possono trovare almeno due: dal 1995 oggi il tasso di migrazione è rimasto stabile; i migranti non partono dai paesi più poveri, ma dai paesi in transizione, che hanno cioè acquisito un minimo livello di istruzione e mobilità.

Il flusso più grande, poi, va dalle regioni del sudest asiatico dirette in medioriente. La spiegazione si trova nel boom edilizio della regione, finanziata con il petrolio.

Per quanto riguarda i Paesi singoli, il flusso più grande è quello dal Messico agli Usa. Infine – e questo è un dato molto interessante – è molto più grande la circolazione di migranti tra le regioni subsahariane rispetto a al flusso diretto verso l’Europa, ma l’attenzione mediatica è sproporzionata e motivata da ragioni ideologico-politiche.

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