Rinat Akhmetov, l’uomo più ricco d’Ucraina, potrebbe riuscire a risolvere il problema per cui il governo di Kiev, insieme agli Usa e all’Unione europea, cercano una soluzione da settimane: come espugnare gli edifici governativi nel Sud-est del Paese, occupati dai separatisti filo-russi, prima delle presidenziali del 25 maggio, senza accrescere la tensione nel Paese, scongiurando il più possibile il rischio di una guerra civile e ponendo un tetto al numero di vittime che gli scontri hanno finora provocato (sono 127 secondo l’Onu che parla anche di torture, rapimenti, violenze).
Perché adesso che anche il presidente russo Vladimir Putin ha deciso di fare marcia indietro con i ribelli ucraini (dichiarandosi a favore delle Presidenziali ucraine prima, chiedendo poi ai separatisti di Donetsk e Luhansk di rinviare il referendum per l’indipendenza dell’11 maggio, e ordinando infine il ritiro delle truppe russe mandate a esercitarsi per mesi al confine con l’Ucraina), restano da convincere solo loro: i separatisti che ancora restano dentro i palazzi governativi o nelle strade di Sloviansk, Donetsk, Luhansk e in molte altre cittadine che compaiono in questa mappa della Bbc. A queste va tolta Mariupol, ormai tolta ai ribelli.
Proprio a Mariupol è sceso in campo l’oligarca Rinat Akhmetov, forte della presa di cui gode su operai, impiegati, dipendenti. Sono 300.000 quelli sul suo libro paga, riferisce la Reuters.
Il 14 maggio diffonde una dichiarazione in cui rifiuta la causa separatista ma si dichiara favorevole a una maggiore autonomia – da raggiungere con una riforma costituzionale – della regione di Donetsk da Kiev. Il 15 maggio, a Mariupol, la seconda città ucraina per numero di abitanti, Akhmetov porta per le strade della città migliaia di lavoratori metalmeccanici. Sono tutti impiegati delle sue Metinvest e Dtek, società del settore metallurgico e estrattivo che insieme contano 280 dipendenti solo nell’Est ucraino, lavoratori, riferisce il New York Times, che vantano una lunga storia di attivismo politico, fin dai tempi dell’Unione sovietica. «Dobbiamo riportare l’ordine nella città», dicono al quotidiano statunitense, dichiarandosi «al di fuori della politica». Alla guida della pattuglia c’è Yuri Zinchenko, amministratore delegato della Ilych Steel (Metinvest).
Il video di Rinat Akhmetov diffuso su You Tube il 15 maggio con cui si schiera contro i separatisti
I soldati di Kiev avevano già riconquistato il municipio di Mariupol (occupato da giorni dai filo-russi) nella notte tra il 6 e il 7 maggio. Nei giorni successivi, tuttavia, i separatisti estromessi dal palazzo avevano provato a riprenderlo, alzando barricate nelle strade adiacenti e cercando continuamente scontri con le forze di Kiev, fino all’incendio del 9 maggio, esito di una giornata di violenze in cui perdono la vita 20 ribelli e un poliziotto ucraino.
Con la discesa in campo degli operai di Akhmetov, la città torna all’ordine. Tanto che il 17 maggio, riferisce l’Osce nel suo aggiornamento costante dall’Ucraina, Mariupol è circondata dai checkpoint della Guardia nazionale e dall’esercito ucraino, il centro è stato ripulito dalle barricate dei ribelli e il porto ha ripreso a funzionare normalmente (questo video di Ukraine One News mostra il lavoro degli operai di Akhmetov). Dimostrazione che il potere economico in Ucraina vale più di quello politico. Che Akhmetov e i suoi operai sono riusciti dove hanno fallito le istituzioni provvisorie nate a Kiev dopo l’accordo tra Yanukovich e i leader dell’opposizione lo scorso 21 febbraio.
E così l’oligarca ha deciso di riprovarci, in una mossa finale che punta dritta alle elezioni del 25 maggio.
Con un nuovo video, apparso nella notte del 19 maggio sul canale Ucraina, Akhmetov ha criticato aspramente i piani dei separatisti della autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, accusandoli di essere responsabili del «genocidio del Donbass», e ha chiesto ai suoi operai e non solo di tornare a manifestare contro i separatisti della città. Ha invitato tutti gli ucraini a una «pacifica protesta di avvertimento», da fare sul posto di lavoro ogni giorno da mezzogiorno alle 15.00 finché «non sarà ristabilita la pace». Perché il rischio più grande, ha detto il magnate, è la crisi economica della regione del Donbass, cioé disoccupazione e povertà.
«Cosa ha fatto la Repubblica popolare di Donetsk per la regione? Quali posti di lavoro ha creato? Si possono difendere i diritti dei residenti della regione di Donetsk girando per i paesi con le pistole nelle mani? È una lotta per la felicità della nostra regione quella fatta saccheggiando le città e facendo ostaggi tra i cittadini? No, non lo è. È una lotta contro i cittadini della nostra regione. È una lotta contro il Donbass», urla Akhmetov nel video:
Il video di Rinat Akhmetov diffuso sullla televisione Canale Ucraina nella notte tra lunedì 19 e martedì 20 maggio. La traduzione dei passaggi più importanti in questo articolo del Financial Times o sul Kyiv Post
«Faccio appello a tutti i dipendenti del Donbass di partecipare a proteste pacifiche nelle aziende per cui lavorano. Le manifestazioni inizieranno domani a mezzogiorno, quando una sirena suonerà in tutte le indistrie del Donbass a favore della pace e contro lo spargimento di sangue. E quella campana suonerà ogni giorno a mezzogiorno in tutto il Donbass finché la pace non sarà riaffermata. Mi rivolgo anche a tutti i possessori di auto e a tutti i patrioti della regione, affinché si uniscano alla manifestazione».
Nello stadio del FC Shakhtar Donetsk (la squadra di calcio di Donetsk posseduta da Akmetov) si sono radunate oggi tra le 12.00 e le 15.00 circa 1000 persone (John Moore/Gety Images)
Riferisce il Kyiv Post che non tutti gli operai hanno potuto partecipare oggi alle manifestazioni: impossibile interrompere la produzione per tre ore per chi lavora nei reparti centrali. I lavoratori della Metinvest, tuttavia, hanno già formato milizie popolari per contrastare quelle separatiste.
Potere economico e politico si fondono e cercano compromessi, nella nazione dei magnati.
«Gli oligarchi ucraini sono una razza potente, mettono lo zampino dappertutto. E continueranno a farlo. Nessuno vuole farsi fagocitare dalla Russia, ma nemmeno rivoluzionare un sistema a nel nome di un’Europa che restringerebbe il loro spazio di manovra», scriveva Stefano Grazioli a introduzione di questa breve mappa del potere in Ucraina pubblicata su Linkiesta. Rinat Akhmetov, grande sostenitore del Partito delle regioni del presidente deposto Yanukovich e schierato per la soluzione pacifica della crisi, ne è una conferma.