Amartya Sen, lezione semplice sulla fame nel mondo

Amartya Sen, lezione semplice sulla fame nel mondo

Amartya Sen arriva a Milano e riceve dalle mani del sindaco Giuliano Pisapia il Sigillo della città, onorificienza concessa al professore di Harvard che è l’«ispiratore e la guida» della ricerca scientifica alla base dell’Esposizione universale 2015. Così spiega Enrica Chiappero, una delle ricercatrici responsabili del Laboratorio Expo di Fondazione Feltrinelli, che, sotto la supervisione scientifica di Salvatore Veca, punta a sviluppare la ricerca e il confronto sui temi chiave dell’Esposizione 2015: Nutrire il pianeta, energie per la vita.

Quella in Sala Alessi è una «lezione elementare sulle cause da rimuovere per eliminare la fame nel mondo», dice il professore indiano nato nel 1933 a Santiniketan, Bengala.  

Povertà, fame, carestie sono al centro del discorso del premio Nobel per l’Economia. Un’oretta scarsa di tempo e Sen affronta i temi chiave di una ricerca lunga una vita: quella che ruota attorno a un’idea di sviluppo umano un po’ fuori dai ranghi, misurato non solo come reddito a disposizione del singolo, ma come opportunità crescenti di realizzare il tipo di vita che ciascuno intende perseguire. Sen guarda al benessere delle persone, più che alla crescita del Pil di un Paese, e alla dimensione puramente materiale contrappone un’idea di sviluppo umano fatta di tenore di vita dignitoso, accesso all’istruzione, possibilità di condurre una vita sana e di partecipare alla vita politica e sociale del proprio Paese, ma anche opportunità di sviluppo dei talenti e della creatività personali. 

Per questo, il premio Nobel accosta nelle sue ricerche all’analisi della quantità di beni a disposizione di ciascuno, anche la capacità di fruirne correttamente, introducendo il concetto chiave di “capability”. E nella sua “lezione elementare” in Sala Alessi la fame non è solo un problema economico, ma anche culturale, sociale, politico. 

«Non ci sono numeri precisi di quante siano le persone che nel mondo soffrono la fame», spiega Sen. «Esiste una serie di stime, diverse per le modalità di raccolta dati o di definire i concetti “fame” e “sottonutrizione”». Tuttavia, «i calcoli dell’Hunger Project di pochi anni fa parlano di 870 milioni di persone “carenti di cibo” e “affamati”. Una persona su dieci in tutto il mondo»

Quali sono i fattori di causa dietro queste cifre?
Argomentazione semplice e serrata, quella di Sen, che muove da ragioni economiche e arriva alle condizioni del sistema sanitario, dei media e alle relazioni sociali e familiari di un Paese. In questo modo:

Un’idea semplice come base di partenza. Dal momento che cibo e beni di prima necessità (commodities) non sono distribuiti liberamente alle persone, il loro consumo dipende dal paniere di beni e servizi cui ciascun essere umano può accedere.

Cosa significa accesso alle commodities. In un’economia di mercato, la variabile cruciale è la quantità di cibo che ciascuna persona può comprare oppure produrre direttamente nel proprio appezzamento di terra. Non la quantità di cibo che una regione o un Paese può produrre o mettere a disposizione. 

Una puntualizzazione. La fame e la denutrizione dipendono dal fatto che le singole persone non hanno cibo da mangiare, non è una conseguenza del non esserci sufficiente cibo da mangiare nella regione o nel Paese. Sen introduce il concetto di «entitlements», tradotto in Italia con «attribuzioni». 

Le attribuzioni o «entitlements». Si intende il diritto di accesso a dei panieri di beni, tra cui i singoli o le famiglie possono scegliere cosa comprare e in che quantità. La quantità di cibo in ciascun paniere determina ciò che ciascuna famiglia è in grado di mangiare, e quindi se i suoi membri soffrono o no la fame. 

Comprare. In una economia di mercato, la quantità di commodities che ciascuno può comprare dipende da due fattori: lo stipendio o il denaro a disposizione, e il prezzo dei prodotti.

Stipendio o denaro a disposizione. Il denaro a disposizione per comprare commodities dipende dal nostro status occupazionale (quanto è remunerativo il nostro lavoro) o da altre forme di remunerazione di cui siamo in possesso (in generale, il nostro reddito).  A sua volta, lo status occupazionale o le altre remunerazioni dipendono da quel che abbiamo da vendere: i servizi che possiamo offrire, i beni che produciamo, assets che possiamo godere drettamente (coltivando il nostro orticello) o vendere, o la forza lavoro che possiamo vendere in cambio di un salario.

Ma, dipende anche dalle opportunità di lavoro che il mercato offre, o le opportunità di vendere i prodotti o gli assets d cui siamo in possesso.

E ancora, dai prezzi dei beni contenuti nei panieri e dalla loro minore o maggiore disponibilità. 

Riassumendo questa parte: la quantità di commodities cui possiamo accedere dipende sia dalle nostre condizioni che da quelle del mercato di produzione e scambio. (O anche: stipendio o assets posseduti e condizioni del mercato determinano le nostre «attribuzioni» o “diritto di accesso ai beni”)  

Produzione di cibo. La scarsa produzione di cibo non è la causa diretta della fame (per Amartya Sen la fame è una questione di diritto o possibilità di accesso ai beni più che mera questione di produzione sufficiente di beni) ma fame e denutrizione possono essere influenzate – tra le altre cose – dalla scarsa produzione di cibo. Alcuni esempi: una famiglia di contadini può soffrire la fame a causa di inondazioni o siccità che provocano un crollo della loro stessa produzione di beni. Oppure, una famiglia di lavoratori salariati può arrivare a soffrire la fame a causa dell’aumento dei prezzi provocato da cattivi raccolti. Oppure ancora, persone che lavorano nel settore agricolo possono soffrire la fame perché restano senza lavoro a causa della riduzione della produzione. Esempi che possono essere trasferiti anche nel mercato di beni di prima necessità diversi dal cibo. 

Diverso accesso ai beni tra membri di una famiglia. Per cogliere i fattori causali della fame diversi da quelli economici, occorre spostare il ragionamento dai singoli alle famiglie. Non tutti i membri della famiglia hanno un reddito. I bambini non lo hanno, in molte regioni del mondo, gli anziani e le donne non lo hanno. La condizione delle persone dentro la famiglia dipende dalle convenzioni sociali che governano la distribuzione del cibo nella famiglia. Anche nel caso in cui – spiega Sen – i percettori di salario non potrebbero essere in grado di svolgere lo stesso lavoro se dovessero occuparsi anche dei lavori domestici (compreso il prendersi cura dei bambini, dei membri ammalati e anziani della famiglia), e anche se il lavoro domestico è un ingrediente fondamentale nel processo di acquisizione di un salario esterno, le convenzioni sociali di molti Paesi hanno fatto discriminazioni nella distribuzione di cibo a favore dei «bread-winner», i percettori di salario, a discapito di chi si è occupato dei lavori domestici (La Fao, tuttavia, evidenzia che si tratta di un fenomeno in diminuzione, almeno secondo le ultime ricerche a disposizione).

Salute e strutture sanitarie. La denutrizione non è solo causa di malattia, ma può anche esserne una conseguenza. Ci sono infatti malattie endemiche che impediscono il corretto assorbimento di sostanze nutritive. Anche il sottosviluppo di strutture sanitarie nel mondo contribuisce quindi direttamente alla diffusione dei casi di malnutrizione. 

Il caso della denutrizione materna. Secondo recenti ricerche mediche la denutrizione materna rovina la salute della madre ma diventa anche causa di gravi problemi di salute per i suoi figli, che nasceranno sottopeso e saranno maggiormente a rischio di malattie dell’infanzia o adulte, che svilupperanno più tardi (problemi cardiovascolari, ad esempio)

Education. Il livello di educazione è un fattore importante nel determinare la denutrizione di una persona. La possibilità di ottenere un lavoro – quindi un salario – dipendono dal livello di educazione del singolo. Sistemi educativi pubblici deficitari, influenzano quindi il livello di fame della popolazione. 

Capabilities. La fame è un problema di accesso ai beni ma anche di «capabilities», competenze tecniche come quelle sanitarie che, mancando, influenzano la maggiore o minore presenza di denutrizione nel mondo. 

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