Il Fondo Strategico Italiano e Shanghai Electric hanno siglato oggi, 8 maggio, un accordo strategico di lungo periodo che prevede l’acquisizione da parte di Shanghai Electric di una quota del 40% di Ansaldo Energia e la costituzione di 2 joint venture. Nel dettaglio, Fondo Strategico Italiano cede a Shanghai Electric il 40% di Ansaldo Energia per 400 milioni di euro. Contestualmente vengono costituite due joint venture in Cina, per la produzione di turbine a gas destinate ai mercati asiatici e la costituzione di un centro R&S a Shanghai, entrambe sinergiche con lo stabilimento di Genova. Viene inoltre avviato un progetto di cooperazione tra i centri di R&S di Genova e Shanghai per lo sviluppo di una nuova tecnologia di turbina a gas. Il closing dell’operazione è atteso entro fine anno a seguito di approvazioni governative e antitrust (da Tmnews.it).
Una cessione parziale a un partner industriale che era stata anticipata ma che non cambia il controllo, che rimane nelle mani del Fondo strategico italiano. Una strategia che vale anche per Ansaldo Sts e Ansaldobreda. Riproponiamo la nostra analisi.
Non si vende più nulla. Ricordate la possibile vendita del settore civile di Finmeccanica? Dimenticatevela. Già quando cominciavano a farsi le prime ipotesi di vendita (agosto-settembre 2013) si pensava a come mantenere Ansaldo Energia, Ansaldobreda e Ansaldo Sts in mano italiana. E magari anche in mano pubblica. In questo senso la nomina di Mauro Moretti ad amministratore delegato di Finmeccanica è il coronamento di un cambio di strategia, con lo Stato italiano che ripensa il proprio ruolo prendendo esempio dal vicino francese.
Vediamo com’è andata a finire per ognuna delle singole aziende.
Ansaldo Energia
Vero e proprio gioiello della Corona di Finmeccanica, costruisce principalmente centrali elettriche, turbine a vapore e a gas e, attraverso la sua controllata Ansaldo Nucleare, centrali nucleari all’estero.
Infatti ha sempre collezionato interessamenti di possibili compratori: Siemens, Samsung e i coreani di Doosan. Ma nonostante qualche accordo preliminare con questi ultimi, il governo Letta decise diversamente: ad acquisire Ansaldo Energia doveva essere il Fondo strategico italiano.
E non solo la quota di Ansaldo Energia detenuta da Finmeccanica, ovvero il 55% del pacchetto azionario. Ma anche quella detenuta dal fondo statunitense First Reserve Corporation.
Così si legge nel comunicato del Fondo strategico:
Si tratta dell’intera quota di proprietà del fondo First Reserve, pari al 45%, e del 39,55% di proprietà di Finmeccanica. Fsi si è impegnato ad acquistare entro il 2017 il rimanente 15% di Ansaldo Energia in portafoglio a Finmeccanica.
Quindi l’84% del totale, pagato 657 milioni di euro. Certo, serve un partner industriale. Da statuto il Fondo può avere partecipazioni di maggioranza solo di natura “tendenzialmente transitoria”.
E il 9 aprile scorso, l’amministratore delegato del Fondo Giovanni Gorno Tempini ha dichiarato che «entro un mese o due» verrà trovato un partner industriale. Forse tra gli ex potenziali compratori: Doosan o Siemens. Oppure altrove: si parla di China State Grid o di Mitsubishi. Come dire, il capitale straniero ci fa comodo. Se però il controllo rimane saldamente in mano italiana.
Ansaldo Sts e Ansaldobreda
Le due aziende operanti nel settore ferroviario (Ansaldo Sts prima costruisce sistemi di segnalamento, Ansaldobreda costruisce treni veri e propri) vengono ormai considerate un tutt’uno nei dossier di analisi su Finmeccanica, non foss’altro che, in caso di eventuale vendita, verrebbero vendute in un pacchetto unico, per rendere più appetibile Ansaldobreda, i cui bilanci sono in forte passivo (181 milioni di debiti nel 2012, 227 nel 2013). Tutto questo però veniva discusso prima dell’arrivo di Moretti a Finmeccanica. Da amministratore delegato di Fs, Moretti non aveva nascosto le sue visioni eterodosse su possibili accorpamenti aziendali (tra tutti, spicca quello tra Alitalia acquistata da Trenitalia, proposto a fine 2012). E così adesso, secondo quanto scritto dall’Unità il 29 aprile, Ansaldobreda potrebbe diventare l’architrave di un nuovo polo del trasporto ferroviario, aggregando anche Firema (azienda costruttrice di elettrotreni in amministrazione straordinaria dal 2010), Officine Ferroviarie Veronesi (azienda di progettazione di veicoli ferroviari, in amministrazione straordinaria dal febbraio scorso) e la New Sardinia Railways, ex Keller, di Villacidro, che costruisce carrozze.
Poi, sempre rimanendo a livello di ipotesi, questo incontrerebbe quanto chiesto dall’amministratore delegato di Ansaldobreda, Maurizio Manfellotto, che in occasione di Expo Ferroviaria a Torino il 1° aprile dichiarò di voler tornare a «una pianificazione delle commesse, in modo da garantire la continuità produttiva delle varie aziende». E qualora venisse posto a vertice delle Fs un interno, come Michele Mario Elia, amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, i mille treni pendolari promessi da Moretti nel lontano 2006 potrebbero concretizzarsi come maxicommessa per Ansaldobreda. E così si allontanerebbe definitivamente quella che, fino a pochi mesi fa, appariva come una cessione quasi inevitabile.
Ma sul tavolo rimangono ancora altre possibilità. Il Fondo strategico ha ancora sul tavolo il dossier Sts-Ansaldobreda, per il quale però sarebbe necessaria una bad company, vista la pesante situazione di Ansaldobreda. Oppure ci potrebbe un interessamento da Oltralpe, con Alstom che si prepara a cedere il suo settore energetico a General Electric (ma la partita è ancora in corso), liberando risorse per acquisire le due controllate Finmeccanica e realizzare un polo francese del trasporto ferroviaria. Tutte le ipotesi sono aperte. Almeno fino al 15 maggio, quando il nuovo Cda di Finmeccanica eleggerà ufficialmente Moretti.