Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
Il bello di lavorare, solo, tra tante donne
Dopo tanto tempo mi trovo a lavorare solo con donne. La differenza di genere c’è ed è una ricchezza. Tralascio di parlare dell’efficienza e mi piace dire che lavorare con le donne ti spinge a essere migliore. Quel cameratismo fatto di battute da caserma che ha la pretesa di stemperare il clima dell’ufficio cede il passo a una complicità ugualmente divertente ma meno greve. E poi sapere di doversi sottoporre all’occhio vigile delle colleghe impone anche una maggiore attenzione alla cura della persona. Che non guasta.
Luigi Marchese, Catanzaro, lettera a la Repubblica, 28 maggio
Quando l’eletto rinuncia è lui a scegliere al posto mio
Leggo, col solito sentimento di stupore misto a indignazione, che i più illustri tra gli eletti al Parlamento europeo lasceranno il loro posto ad altro candidato (e tra essi populisti di destra ma anche intellettuali di sinistra). Allora vorrei che i vari Alfano, Meloni e similia mi spiegassero dove sta la bontà democratica di un sistema elettorale col quale indico il sign. X e mi ritrovo il sign. Y.
Arnaldo Brignoli, 28 maggio
Renzi ha vinto ma resta un usurpatore
Allora, mettiamoci d’accordo. Renzi ha vinto le europee. Ma occupa la poltrona di premier abusivamente, in quanto non è passato dalle urne per chiedere il consenso. Tutti noi ci riempiamo la bocca con la parola “democrazia” poi però lasciamo correre questo particolare non da poco. Ho sempre paura di chi ammalia la folla e usurpa un posto che nessuno gli ha dato, a prescindere dal suo colore. “La folla è femmina”, disse un dittatore. Le dittature nascono sempre per colpa della cattiva democrazia. E questa è mia.
Massimiliano Sciò, lettera al Giornale, 28 maggio