Editoria 2014: notte buia, e niente stelle

Editoria 2014: notte buia, e niente stelle

Ci sono due modi di prendere gli ultimi dati, aggiornati al 2013 e al primo trimestre del ‘14, della consueta ricerca Nielsen commissionata dall’Associazione Italiana Editori e presentata al salone del libro di Torino.

Il primo è continuare a raccontarsi la mitologia della crisi. Dirsi che il momento è difficile, che il tunnel che pensavamo di aver ultimato sarà ancora lungo, dirsi che, nonostante tutti i segni negativi davanti alle percentuali di crescita del settore, siamo in una fase di transizione e ricordarsi a vicenda che anche questa, come tutte le fasi e tutte le transizioni, prima o poi finirà.

Il secondo è affrontare la realtà, dirsi finalmente che questi dati negativi non rappresentano una fase, che non c’è nessuna transizione in atto, e che il tunnel in cui pensiamo di trovarci tunnel non è, ma notte buia, e niente stelle. Perché quella che il settore del libro sta attraversando da anni non serve più a niente chiamarla crisi.

La situazione è tragica, su tutti i fronti. Se ci trovassimo davanti a uno di quei tavoli enormi da Stato Maggiore, uno di quelli su cui i generali di un tempo piazzavano i carri armatini e le bandierine per studiare le mosse proprie e del nemico, quella che avremmo davanti agli occhi sarebbe la rappresentazione di un accerchiamento, una promessa di strage.

Praticamente ogni singola cifra è in negativo e la situazione è talmente nera che snocciolare le percentuali fornite da Nielsen non aggiunge molto alla tragedia: calano sia le vendite a volume che le vendite a valore, in due anni — dal 2011 al ‘13 — si sono venduti il 9% in meno di volumi, per un calo del valore del venduto che sfiora il 15%.

Le uniche due eccezioni sono rappresentate dai libri illustrati per bambini e dagli ebook: il primo, nonostante l’aumento delle vendite dei libri illustrati per bambini sia effettivamente un bellissimo segnale, è da incrociare con il dato che registra il crollo dell’abitudine alla lettura nei ragazzi, la cui passione sembrerebbe venir falciata come grano dal villano dagli anni della scuola secondaria.

Il secondo, invece, a ben vedere è un dato positivo che nasconde un dato negativo, foriero di brutte notizie: il mercato degli ebook in Italia, infatti, non stenta a decollare, proprio non decolla, e chi pensava che il digitale potesse essere il salvagente che ci aspettava in mare a Titanic affondato ora non è più così certo della salvezza: i dati parlano di una crescita del 14 per cento annuo, il che, parlando di un settore praticamente partito da zero tre anni fa e che dovrebbe avere ritmi di crescita a tre cifre, non è certo un dato positivo.

Insomma, le dimensioni della tragedia sono sconvolgenti, e il problema vero è che la soluzione non è più da cercare all’interno del settore.

Durante la chiacchierata che è seguita alla frigida esposizione dei dati Nielsen, chiacchierata che ha visto intervenire anche Laura Donnini di Rcs Libri e Vincenzo Russi di Messaggerie Italiane, l’editore Antonio Monaco, che condivideva il palco con gli altri relatori, ha detto una cosa che, al momento, è stata sottovalutata da tutti, ma che in realtà è l’unica cosa che valeva la pena di sentire.

Se la situazione e la tendenza attuale del mercato non cambierà piega, la maggior parte delle piccole e medie case editrici italiani ha davanti a sé una autonomia finanziaria di circa 20 mesi. Il che, contando che siamo ormai a metà maggio del 2014, significa che entro la fine del 2015, se tutto rimane così com’è — e purtroppo non ci sono segnali di una inversione di rotta — al salone del libro 2016 basterà ampiamente un padiglione su tre di quelli che impegna ora.

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