«Ridaremo il centro di Firenze ai fiorentini». Questo è il leitmotiv dei candidati alla carica di sindaco nella città di Dante degli ultimi anni. Trovare un fiorentino in piazza del Duomo, piazza della Signoria o piazza San Giovanni è però ancora un’impresa. Così come resta un’impresa vedere Firenze senza un cantiere aperto: nella solita zona centrale ci sono impalcature e container un po’ ovunque, da piazza d’Azeglio a Santa Maria del Fiore, passando per l’Ospedale Santa Maria Nuova (una riqualificazione da poco meno di 44milioni di euro con data di fine lavori 31-12-2013, ma cantiere ancora apertissimo) alla Biblioteca delle Oblate di via dell’Oriuolo.
piazza d’Azeglio, lavori in Corso – Foto: Luca Rinaldi
Altre prospettive per il centro di Firenze, oltre a quelle di accogliere frotte di turisti stranieri (i dati dicono che Firenze accoglie circa lo stesso numero di turisti della città di Roma), non se ne vedono. «Certo» ci racconta un fiorentino doc mentre racconta la sua città in una bella serata di fine maggio dal Forte di Belvedere da cui si vede tutta la città «il turista ha la filosofia che una volta nella vita fare un pranzo nel centro di Firenze al triplo dei prezzi normali si può fare. Ma noi che qui ci viviamo non possiamo ragionare allo stesso modo». Così i fiorentini si sono allontanati dal centro, e anche le periferie negli anni non sempre sono cambiate in meglio. Una trasformazione urbanistica che negli ultimi venticinque anni ha cambiato il volto della città dei Medici a colpi di cemento e opere prossime all’inutilità andate a ingrassare le tasche dei soliti noti, impoverendo le casse pubbliche e alimentato sistemi di potere in nome del consenso e del sottile equilibrio tra blocchi di potere.
Tourist go home – Foto: Luca Rinaldi
«Certo noi non ce la prendiamo con i turisti» dicono i fiorentini, anche perché l’indotto generato dai visitatori della città è di circa due miliardi di euro, secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia, «però per riportare il centro di Firenze ai cittadini fiorentini non bastano le promesse da marinaio della campagna elettorale».
Essì, la campagna elettorale in città merita sempre una digressione e un discorso a parte. Questa volta poi è tutta particolare, e a pochi giorni dal voto si risolve in un misto di entusiasmo (poco), disillusione e rassegnazione per «un risultato già scritto» brontola qualcuno, mentre altri invece esultano. Perché i dubbi sulla vittoria «del Nardella», attuale sindaco “reggente” dopo lo sbarco di Renzi alla presidenza del Consiglio, sembrano essere davvero pochi.
Alle urne ce n’è per tutti i gusti e forse anche di più: i candidati alla carica di sindaco sono dieci: c’è Dario Nardella, classi 1975 da Torre del Greco che è stato il vice di Renzi, sostenuto da Pd, Sinistra Comune, Lista Nardella, Italia dei Valori, Firenze al Centro, Sostieni Firenze e Popolari per Firenze. Per Forza Italia, Lega Nord, Lista Galli e Pdl c’è Marco Stella, consigliere comunale a Palazzo Vecchio dal 2004. Il Movimento 5 Stelle, che ha visto Beppe Grillo arrivare in piazza Santissima Annunziata lo scorso 22 maggio con quasi tremila persone in piazza, candida la trentottenne calabrese Miriam Amato, che potrebbe giocare un ruolo da outsider, anche se, ci dicono gli addetti ai lavori «il Movimento 5 Stelle qui a Firenze è davvero poco riconoscibile sul territorio». Per Sel, Rifondazione Comunista e Firenze a Sinistra è candidato il ventinovenne Tommaso Grassi, già consigliere comunale nella passata legislatura. Nuovo Centrodestra e Udc presentano Gianna Scatizzi Presidente di Confartigianato imprese Firenze. Il due volte senatore, consigliere regionale e comunale Achille Totaro è il cadidato di Fratelli d’Italia e Alleanza per Firenze, mentre Cristina Scaletti, ex assessore regionale alla cultura è sostenuta dalla liste civiche La Città di Tutti, la Scaletti Sindaco e La Firenze del Saper Fare. A chiudere l’esercito dei candidati sindaco ci sono Laura Bennati, 35enne sostenuta dalla lista civica di sinistra Una Città in Comune, Attilio Armando Tronca, trentenne originario di Crotone, candidato per il Partito Comunista dei Lavoratori e Paolo Manneschi sostenuto dalla lista civica Repubblica Fiorentina.
Cartellonistica elettorale Firenze
Spazio affissioni elettorali a Firenze – Foto: Luca Rinaldi
Uno spezzatino elettorale che non sembra comunque confondere troppo idee e convinzioni ai fiorentini, soprattutto riguardo il risultato finale, anche se l’astensionismo potrebbe risultare se non tra i vincitori, almeno tra le opzioni con un’alta percentuale. «Fortuna che so’ di Prato», ci risponde il dipendente di una pizzeria di via Gioberti. La corsa a Palazzo Vecchio per la successione di Matteo Renzi è partita, ma la competizione rimane tutto sommato tiepida, ne è una testimonianza la cartellonistica poco presente (peraltro abbastanza tipico) per le strade di Firenze. Il clima si è scaldato a pochi giorni dal voto quando a colpi di comizio si sono presentati Beppe Grillo in Santissima Annunziata (che ha preferito parlare più di sé stesso e dei programmi per le europee che non della competizione elettorale cittadina) e il 23 maggio con Matteo Renzi in piazza della Signoria a sostenere lo stesso Nardella. «Nardella si è autoconcesso piazza della Signoria» scherza qualcuno «probabilmente era dai tempi di Savonarola che non si teneva un comizio lì, e Savonarola alla fine lo hanno bruciato».
Con una destra così frammentata, che non governa Firenze dai tempi del pentapartito, anni ’80, la strada per Nardella sembra spianata, almeno per quanto riguarda il risultato elettorale. La vita da sindaco sarà un’altra storia: Nardella dice di «non voler essere il clone di Renzi», ma l’impresa non sarà facile, anche perché l’ex sindaco ha promesso a Firenze pure il summit G8 del 2017, previsto a Firenze Fiera e su cui potrebbero piovere 80milioni di euro freschi.
Vista di Palazzo Vecchio, sede del consiglio comunale – Foto: Luca Rinaldi
Il centro di Firenze brulica di turisti, la maggioranza, e pure quelli che spendono di più, dicono i dati della Banca d’Italia, sono gli americani. Nonostante i numerosi cantieri aperti, una costante nel corso dell’amministrazione Renzi per la riqualificazione urbana («che ha riqualificato anche dove avrebbe potuto evitare, magari risparmiando qualche euro»), i turisti guardano e fotografano, fanno la spola tra il Duomo e piazza della Signoria, centro della Firenze rinascimentale e vero e proprio trattato di storia dell’arte concentrato in centinaia di metri. Arrivano poi gli Uffizi, in questi anni al centro di una vicenda che ha visto la città, ma soprattutto la politica dividersi di nuovo tra guelfi e ghibellini: la costruzione della pensilina, mai realizzata, progettata dall’architetto giapponese Arata Isozaki. Una discussione durata dieci anni e risoltasi in niente se non in una schiera di gru piantate nel cortile della Galleria. Poco distante si staglia via dei Georgofili, teatro della strage avvenuta tra il 26 e il 27 maggio 1993.
Vista di via de’ Georgofili – Foto: Luca Rinaldi
Tuttavia Firenze non è solo quella del centro storico, del duomo, di piazza della Signoria, di Palazzo Vecchio, degli Uffizi, dei Medici. Firenze è anche e soprattutto, per la vita quotidiana dei fiorentini, tutto quello che è fuori dai circuiti del turismo. Anche le stesse opere d’arte e gli stessi monumenti travalicano i confini del centro storico da cui sono pochi i turisti che si muovono. «Ormai il centro è diventato un “divertimentificio” del turismo» dicono nei bar di Viale Mazzini che fa da croce via prima di immettersi sui viali che fanno da cintura al centro storico. «Firenze» diceva Ezra Pound «la più dannata città italiana dove non c’è posto per sedersi, stare in piedi o camminare». E gli abitanti di Firenze son d’accordo, dicono. «Tanto che di residenti nel centro della città non ce ne sono quasi più». Tra i prezzi e la movida in tanti sono fuggiti. Davanti a un caffè qui preferiscono parlare della Fiorentina, grande protagonista dell’annata calcistica: i tempi del fallimento di Cecchi Gori e della società sono lontani, oggi è concesso sognare, e i fiorentini si consolano con i viola e le domeniche all’Artemio Franchi.
Insomma a Firenze c’è molto da valorizzare, anche quello che sta tutti i giorni sotto gli occhi dei fiorentini. La “grande opera” di Matteo Renzi è iniziata dal centro «e li si è fermata» racconta un sostenitore del Renzi della prima ora che poi, al contrario invece di gran parte della politica e dell’informazione toscana, ha dovuto ricredersi: il fiore all’occhiello dell’ex sindaco è stata la pedonalizzazione del centro storico e l’abbattimento della “pensilina di Toraldo di Francia” alla stazione di Santa Maria Novella, in passato luogo degradato della Firenze più centrale. Non era certo un bel vedere appena fuori dal binario da cui i protagonisti di “Amici miei” schiaffeggiavano i passeggeri del treno.
Proprio la pedonalizzazione del centro storico fiorentino è stata la culla per l’ascesa di Renzi e la prima vera prova di “rottamazione”: il tema fu al centro della contrapposizione tra l’ex sindaco Leonardo Domenici, primo cittadino per dieci anni tra il 1999 e il 2009 e il più giovane Matteo Renzi. Contrapposizione che ha evidenziato le due anime del Pd fiorentino, quella più vicina ai Ds rappresentata da Domenici e quella invece espressione di quella che fu La Margherita da cui arriva l’attuale presidente del Consiglio.
Dunque siamo usciti dal centro di Firenze diretti alla periferia fiorentina, quartiere Novoli, serbatoio di voti di Matteo Renzi. Qui ha lavorato sodo per l’attuale presidente del Consiglio nella campagna elettorale del 2009 Massimo Mattei, all’epoca 38enne che Renzi nomina nella sua prima squadra di governo come assessore con deleghe a mobilità, infrastrutture, decoro urbano e opere pubbliche, poi dimessosi nel 2013.
Qui, tra il quartiere popolare di Novoli, ai confini del comune di Firenze, e il quartiere Castello si comprende la storia degli ultimi 30 anni del capoluogo toscano. Rischiava di arrivare il cemento durante gli anni ’80, ci è arrivato vent’anni dopo con l’amministrazione Domenici per finire con quella Renzi. Tra i quartieri Novoli e Castello sorgono il nuovo complesso universitario, la scuola marescialli e il nuovo palazzo di giustizia. Tre luoghi con una storia recente ma su cui si sono concentrati i grandi blocchi del potere economico e politico italiano: le Coop, i Ligresti e la Fiat.
In quel del quartiere Novoli, appena svoltati su via Forlanini compaiono nell’ordine il centro commerciale San Donato e il nuovo polo universitario. Un tempo qui l’area era spartita tra Fiat e Fondiaria della famiglia Ligresti, un binomio che a Firenze viaggia spesso a braccetto. Alla fine degli anni ’80 Fiat lascia l’area e parte quello che avrebbe dovuto essere un “processo di urbanizzazione”. I progetti ci sono da subito: 1 milione e centomila metri cubi da edificare. Negli anni ’80, ricordano i ben informati, sarà una telefonata di Achille Occhetto a bloccare la cementificazione dell’area, venti anni l’ex sindaco Domenici la porta a compimento. Qui si sono giocati i destini politici della città, che in parte sono finiti anche davanti al giudice, come nel caso del processo per le aree di “Castello”, che ha visto prima imputati e poi assolti il presidente onorario di Fondiaria-Sai, Salvatore Ligresti, la stessa Fondiaria-Sai, Fausto Rapisarda, l’ex assessore comunale di Firenze Graziano Cioni nell’ambito del processo sulla trasformazione urbanistica dei 170 ettari di Castello, l’area urbanistica edificabile a nord di Firenze. «Un processo istruito malissimo» ricorda un cronista fiorentino «in cui c’era un teorema che poteva anche stare in piedi, ma, di fatto non erano state raccolte le prove», che portò alla fine alla sola condanna per abuso d’ufficio all’ex assessore all’Urbanistica, Gianni Biagi.
Vista dell’Università di Firenze – Foto: Luca Rinaldi
Fatto sta che tra centro commerciale, nuovo polo universitario e nuovo palazzo di giustizia costruiscono e fanno fortuna parecchi consorzi “rossi”. Insomma, da lì in avanti la partita del cemento fiorentino si è giocata tra galassie di Ds, Pd e Fondiaria. Per non parlare della nuova Scuola Marescialli, edificata su un’ area che si estende per circa un chilometro nella stessa area di Castello. Qui giudiziariamente fu pizzicata la cosiddetta “cricca” degli appalti emersa in relazione alle indagini sui Grandi Eventi e sulle opere per il G8 della Maddalena. «Un’opera del tutto inutile» fa notare più d’una voce a Firenze: «la scuola si poteva fare benissimo all’interno delle caserme dismesse». Per ora la nuova scuola Marescialli è una cattedrale nel deserto. L’apertura, prevista per questo 2014, dovrebbe portare entro l’anno successivo circa 2000 carabinieri all’interno della struttura. La nuova cittadella della Giustizia invece nasce disgraziata: un progetto architettonicamente avveniristico con un problema alla consegna delle chiavi: mancavano le aule giudiziarie, in cui svolgere i processi, in seguito ricavate nei parcheggi. La posizione anche logisticamente è servita male dal trasporto pubblico. Nasce male, si diceva, e qualcuno mormora che «potrebbe essere la prossima inchiesta fiorentina che farà rumore», anche se «non è che si può sequestrare il tribunale» ci si scherza su tra gli addetti ai lavori.
Scuola dei Marescialli e dei Brigadieri di Firenze Castello – Foto: Ministero Infrastrutture e Trasporti
Poco distante dalla nuova scuola marescialli troviamo la fermata dei bus urbani di Firenze. La società che li gestisce è l’Ataf, un tempo del Comune di Firenze, poi privatizzata. Una privatizzazione che in realtà è stata una statalizzazione in piena regola targata Renzi-Moretti: Nel 2012 la compagnia è stata ceduta a Ferrovie dello Stato, società partecipata dal ministero dell’economia e delle finanze. Il rapporto Renzi-Moretti per altro torna anche nell’affaire Alta Velocità in Toscana: un neoeletto sindaco di Firenze tuona «un miliardo per un tunnel inutile» (11 novembre 2010), salvo poi firmare l’accordo di nuovo con Moretti per il Tav nel 2011. Insomma, per i maligni un “do ut des” che alla fine ha portato l’ex ad di Ferrovie dritto alla nomina in Finmeccanica.
Al netto di speculazioni economiche e politiche le periferie fiorentine sono dimenticate. Poco per i fiorentini, poco per tutti, con una immigrazione arrivata a Firenze scomposta, ma che non ha faticato anche a dividersi militarmente il territorio. Perché se ci sono soldi e speculazioni tra poteri politici e poteri criminali italiani non manca il proliferare di alcune mafie etniche che si dividono le piazze dello spaccio, della prostituzione e della vendita di merce contraffatta. Non è un caso che Firenze negli ultimi dieci anni si sia guadagnata un posto tra le dieci città col tasso di criminalità più alto in italia.
Di nuovo, quartieri della zona orientale come Rovezzano e Le Piagge in quella orientale, zone di grande edilizia popolare richiedono sono lì che richiedono una riqualificazione. Così come di nuovo torna la necessità di sviluppare di nuovo un tessuto sociale e portare Firenze anche fuori dalle mura del centro storico. Qualcuno ci ha rinunciato e ritira fuori il detto “Firenze non si duole se tutta non si muove”. E muoverla tutta è tutt’altro che semplice.
Mercato di Sant’Ambrogio – Foto: Luca Rinaldi
Il candidato sindaco Nardella sta pensando di affidare l’incarico di un assessorato all’urbanistica e alla cultura a Stefano Boeri, archistar, già assessore nella giunta milanese di Giuliano Pisapia, poi dimissionario a causa di uno scontro di potere, che viste le anime della sinistra fiorentina potrebbe ripresentarsi tale e quale. Nella testa di Nardella c’è anche il rilancio della moda a Firenze, attività che in passato era fiore all’occhiello della città con le grandi sfilate, salvo poi vedersi scippare il primato negli anni ’80 dalla Milano da bere.
Al di qua dell’Arno invece, oltrepassato il Ponte Vecchio, siamo risaliti fino a piazza Michelangelo. Da qui si vede tutta Firenze: davanti a noi il quartiere di San Niccolò, quartiere della Firenze bene dai prezzi proibitivi. La stessa Firenze bene finita in quell’inchiesta rimasta “arenata” in procura sul giro di escort nelle residenze di via Guerra. Quattordici indagati nel troncone noto che ha portato a qualche mal di pancia nella giunta Renzi, e un altro filone, mormora qualcuno, «prono a scendere a Roma», magari nelle stanze di qualche sottosegretario.
Vista notturna di Firenze da piazza Michelangelo – Foto Luca Rinaldi
Le ultime ore fiorentine le passiamo tra il mercato di Sant’Ambrogio e il mercatino delle pulci di Piazza dei Ciompi, oggi un po’ malandato e dove ogni due per tre parte una maledizione per l’ex sindaco che ha promesso e mai mantenuto sulla riqualificazione di quel mercato. Andiamo anche lungo il Parco delle Cascine, uno di quei progetti a metà, inaugurati con cantieri aperti. Lì incrociamo un fiorentino che ci guarda e dice «abituatevi, che queste so’ Renzate». Dal ponte per attraversare il Parco delle Cascine si vede passare la tramvia, un’altra opera che ha fatto discutere e spendere il comune di Firenze, che ha portato più disagi che guadagni. Anche su questo si gioca la tornata elettorale del 25 maggio.