Precisa a tarda sera (di ieri, lunedì 5 maggio, ndr) l’assessore Mario Mantovani e la precisazione suona quasi peggio della dichiarazione: «Cerchiamo medici (per fare le infusioni di Stamina) ma nella certezza che nessuno sarà disponibile». Forse il miglior esegeta di una dichiarazione del genere sarebbe potuto essere Totò, ma di fatto le parole del numero uno della sanità a Palazzo Lombardia in merito a questa vicenda per l’ennesima volta suonano come dichiarazioni di chi non sa ancora bene da che parte stare. Potenza di una campagna elettorale su cui è evidente che nel centro-destra entra ufficialmente da ieri anche la vicenda Stamina. Cosa aveva detto Mantovani solo qualche ora prima? «Noi — aveva affermato poco dopo le due del pomeriggio — abbiamo scritto a tutti i dirigenti delle aziende ospedaliere chiedendo se c’è qualche medico disponibile a fare le infusioni e stamattina stiamo facendo questa richiesta, vediamo se qualche medico si renderà disponibile».
Se lo abbia detto anche solo per dire no a Marino Andolina, il vicepresidente di Stamina che si era dichiarato disponibile a fare lui le infusioni «anche senza la presenza di un anestesista, tanto le ho già fatte anche così», di certo per l’opposizione in Consiglio regionale siamo alle solite: la Giunta continua a non prendere una parte netta. «La richiesta di Mantovani e le posizioni costantemente ondivaghe e poco chiare della Giunta — affermano Umberto Ambrosoli del Patto civico e Sara Valmaggi del Pd — evidenziano la difficoltà a nascondere l’errore originale dei responsabili della Sanità lombarda che hanno aperto le porte o lasciato aprire le porte degli Spedali Civili alla Stamina Foundation. Adesso il paradosso: A.A.A. Medici Disponibili Cercasi».
Ambrosoli e Valmaggi fanno una richiesta precisa: «Questo appello di Mantovani — dicono — dovrebbe essere sostituito con l’annuncio che Regione Lombardia si rende finalmente disponibile a supportare gli Spedali Civili di Brescia in quei procedimenti i quali, invece, privi di contraddittorio, generano ordinanze inconcepibili, che si appoggiano proprio sulla colpa originale dei vertici della struttura sanitaria. E incalzano: «Invece di perdere tempo dietro improbabili annunci di collocamento, la Regione si attivi in tutte le sedi per proteggere senza ulteriori perdita di tempo gli Spedali Civili dal paradosso che si sta consumando, aggiungendo confusione a confusione».
Davide Vannoni, su cui pendono una quantità di vicende giudiziarie tali da sollevare qualche dubbio rispetto a un futuro impegno politico disinteressato alla propria immunità, è candidato alle Europee con la formazione politica Io cambio, nata da alcuni fuorisciti della Lega Nord. Sede a Monza, dove proprio una settimana fa con un gruppo di malati hanno presentato la candidatura di Vannoni. Ieri mattina il professore di comunicazione che secondo le carte dell’avviso di chiusura delle indagini di Guariniello si metteva il camice e dispensava consigli medici quando Stamina era nei laboratori di via Giolitti a Torino ha imperversato nei telegiornali durante i collegamenti fuori dagli Spedali Civli.
A trattare con il direttore generale del nosocomio bresciano è andato l’avvocato Agostino D’Antuoni, che appartiene sempre alla formazione politica “Io cambio”. Nel suo curriculum sul sito di questo patito si legge anche: «Il presidente senatore Renato Schifani lo ha nominato consulente della Commissione Straordinaria per il controllo dei prezzi del Senato presieduta dal Senatore Sergio Divina nella sedicesima legislatura». Divina è senza dubbio il più forte leghista trentino. Nel pomeriggio di ieri dunque D’Antuoni aveva annunciato una denuncia contro i vertici dell’azienda ospedaliera bresciana, rei a suo avviso di non riprendere le cure come impongono le sentenze dei tribunali. In uno scenario kafkiano in cui l’inchiesta di Torino, che vede indagati otto medici del nosocomio, compreso il direttore sanitario Ermanna Derelli continua ad essere bellamente ignorata dai pro Stamina. Davanti alle telecamere televisive, Vannoni è arrivato ad affermare equivocamente «quella è chiusa» riferendosi all’avviso di chiusura. Che è invece il preludio dell’avanzamento del procedimento giudiziario.
Sempre nel pomeriggio di ieri il piccolo Daniele Tortorelli, affetto da una malattia rara, la sindrome di Nieman Pick, portato con un camper davanti ai Civili e dichiarato in gravi condizioni di salute è stato ricoverato d’urgenza in Pronto soccorso. Sembra per ricevere una trasfusione di sangue: i valori delle sue piastrine, ha dichiarato ieri il nonno Vito, si sono abbassate. Per lui una settimana fa la sentenza di ripresa delle cure del tribunale di Matera. Per la quale i Civili non hanno ottenuto una sospensione, come sono riusciti a fare con quella di un altro bambino, Gioele Genova, a Marsala, arrivata qualche settimana prima. Daniele non è un bambino a caso: per lui nel 2010 fu scritta dalla famiglia una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e all’allora sottosegretaria Eugenia Roccella per chiedere cure per il piccolo. Di lui si interessarono i vertici ministeriali come testimonia questa lettera, agli atti della Commissione di indagine su Stamina della Regione Lombardia e mostrata nella prima audizione dal direttore generale degli Spedali Civili Ezio Belleri.
La lettera, che proviene dal Ministero della Salute ed è firmata dal direttore generale del dipartimento di sanità pubblica e innovazione Massimo Casciello, risale all’aprile 2012 è un documento importante. Perché ricostruisce il modo in cui dall’inizio delle infusioni al Burlo Garofalo fatte da Marino Andolina (su cui da documenti e testimonianze, Stamina ancora non entrerebbe in modo ufficiale, ndr) fino all’approdo a Brescia ci sia stato un tentativo di seguire l’iter di queste presunte terapie riportandole in un alveo di ufficialità e di controllo. Ma poi a Brescia la situazione sembra essere sfuggita di mano. Il protocollo di ricevimento della lettera ai Civili è datato 23 aprile 2012. Quindici giorni dopo arriveranno nel capoluogo lombardo i Nas assieme ai vertici dell’Aifa per interdire il laboratorio alla sola produzione delle staminali mesenchimali. Blocco che come ha ribadito una settimana fa Luca Pani, direttore generale di Aifa in audizione in Regione in tutto questo tempo è rimasto in piedi ed è valido. Cosa che i tribunali che hanno ordinato la ripresa delle cure in questi due anni non hanno voluto prendere in considerazione. E ancora non si capisce perché.