Juncker: «Meno debito contro la schiavitù dei mercati»

Juncker: «Meno debito contro la schiavitù dei mercati»

La sua campagna per la presidenza della Commissione europea l’ha cominciata in un bus in cui campeggia, a caratteri cubitali, lo slogan “Juncker for President”. Ma per girare 18 Paesi d’Europa, da Bratislava a Porto, da Atene ad Amburgo, creando ponti tra un Nord e un Sud sempre più divisi, questa volta volare è stato proprio necessario. «Sa, nel 1979 ero un giovane candidato al Parlamento nazionale del Lussemburgo e girai in bus. Avevo 24 anni». Quel primo pullman portò Jean-Claude Juncker, oggi cinquantanovenne, alla carica di segretario parlamentare del Partito polare cristiano sociale. Il primo passo di una lunga carriera nelle Istituzioni. Dal 1995 al 2013 è stato primo ministro del Lussemburgo – entità politica con tre lingue ufficiali per mezzo milione di abitanti, in una superficie che è appena il doppio di quella di Roma -. Nel frattempo, tra il 2005 e il 2013, in acque a dir poco tempestose, ha ricoperto la carica di presidente dell’Eurogruppo.

Dopo 18 anni alla guida del Granducato ha rassegnato le dimissioni lo scorso luglio, a seguito di uno scandalo che ha colpito i servizi segreti lussemburghesi e il loro “uso allegro” delle intercettazioni – lo stesso Juncker è stato vittima di registrazioni -. Lui, da premier, per la Camera non avrebbe vigilato né preso i dovuti provvedimenti.

Ora si ritrova candidato di punta del Partito popolare europeo, gruppo politico a cui aderiscono Forza Italia e Nuovo centro destra a Bruxelles, e attualmente prima forza all’Europarlamento e alla Commissione. Insieme a un team di giovani collaboratori che lo accompagnano nella campagna a colpi di tweet – la sua abilità tecnologica è tutta concentrata in questo autoironico video -, Juncker ha raccolto il guanto di sfida della successione a Barroso, presidente uscente, anche lui membro del Ppe. Con la consapevolezza che nell’attuale scenario politico ed economico la continuità non basta.

È tempo di bilanci. Qual è la sua valutazione della Commissione Barroso?
Barroso ha ridotto la burocrazia dell’Ue, abolendo 6mila leggi europee, ha abbassato i costi burocratici – cosa che non si fa certo in una settimana – ed è stato presidente di una Commissione che ha dovuto affrontare una situazione politicamente molto difficile. La stessa che anch’io mi sono trovato di fronte come presidente dell’Eurogruppo nel 2005, dopo che Francia e Olanda hanno detto no al trattato costituzionale europeo. Come primo ministro del Lussemburgo anch’io ho indetto un referendum, e mi sono trovato a dormire con accanto le mie dimissioni in caso di una bocciatura dei lussemburghesi. Ricordo questo periodo complicato, in cui Barroso ha dovuto scontrarsi con i problemi derivanti dall’allargamento a Est dell’Unione europea. Non fu certo facile, come sembra oggi, integrare queste nuove democrazie ed economie.  

Partiamo dall’Est. In una recente visita a Bratislava lei ha detto che si batte per un’Europa coraggiosa. È stata coraggiosa secondo lei la Commissione Barroso?
Questo è un gioco a cui non posso rispondere si o no. Conosco le difficoltà dell’incarico, le stesse che ho trovato di fronte come presidente dell’Eurogruppo. Barroso non solo ha fatto e sta facendo del suo meglio, ma i risultati sono visibili e provano che abbiamo preso le decisioni giuste in un momento molto difficile nella costruzione europea.

Ha già visitato diversi Paesi. Ha percepito il dilagare dell’euroscetticismo?
È vero che c’è un crescente euroscetticismo ovunque, ma con la crisi in Ucraina gli europei stanno anche riscoprendo il bisogno che abbiamo di Europa per organizzare la pace. Gli europei stanno riscoprendo che la pace non è scontata, e che gli equilibri internazionali possono essere messi in pericolo. Le persone criticano l’Unione europea e la Commissione, ma c’è una crescente consapevolezza che dobbiamo stare uniti per riuscire a superare le crisi.

Comunque il populismo si sta diffondendo. In Italia gli ultimi sondaggi danno Beppe Grillo sopra Silvio Berlusconi…
Non ho mai incontrato Beppe Grillo, ma mi piacerebbe per ascoltare le sue idee e che cosa propone. Voglio discutere con gli euroscettici come lui e sapere cosa propone. Seguendo la stampa italiana, non mi sembra che Grillo abbia mai dato idee utili a migliorare le performance europee. I rappresentanti di questi movimenti non stanno prendendo parte all’attività legislativa del Parlamento europeo. Una cosa è criticare ed esporre le proprie argomentazioni, un’altra organizzarsi per rendere l’Europa un posto migliore dove vivere.

Non pensa che Silvio Berlusconi sia un populista come Grillo?
Non penso che Berlusconi possa essere comparato a Grillo. L’Europa è un continente complicato e gli europei lo sono altrettanto. L’Unione europea non è d’accordo su tutto. Non mi piace l’idea che qualcuno aizzi un Paese contro l’altro. La mia concezione è quella di unire le persone, non di separarle.

È stato primo ministro del Lussemburgo, ministro delle finanze e presidente dell’Eurogruppo. Qual è stato  l’incarico più duro nella sua esperienza?
I tre combinati insieme. Ho dovuto portarli avanti in parallelo. Sono stato presidente dell’Eurogruppo nel momento più pericoloso della crisi economica e finanziaria che l’Europa ha mai attraversato. Ho sempre cercato, nonostante le pesanti critiche nel Nord Europa, di costruire ponti tra il Nord e il Sud. Prima ancora dell’introduzione dell’euro difendevo i Paesi meridionali in Germania, Austria, Olanda, Finlandia, Svezia, dove venivano descritti come il “Club méditerranée”. Io ho sempre rifiutato l’idea di un’Unione europea e un’Eurozona senza l’Italia. Non sarebbero complete senza una nazione con il genio che ha l’Italia, che deve avere un ruolo da protagonista in Europa. È stato tra i membri fondatori dell’Unione. Ammiro gli italiani per il loro genio, di cui abbiamo bisogno. Noi difenderemo sempre l’Italia, ma questo non significa non criticarla quando sbaglia…

Perché dovrebbe essere criticata l’Italia ora?
Non penso che l’Italia sia da criticare più di altri Paesi. Il primo ministro italiano ha detto chiaramente che ha intenzione di rispettare i criteri del Patto di stabilità come riformati nel 2005. Romano Prodi disse che il Patto di stabilità era stupido, ma dopo gli emendamenti che abbiamo fatto è diventato ragionevole. A priori, penso che non dovrebbe essere concesso nessun rinvio al periodo di aggiustamento a Italia e Francia. Questo dipende dalla valutazione che la Commissione e gli Stati membri dell’Eurogruppo faranno sui programmi  di stabilità presentati dai governi, ma sono stato molto soddisfatto di leggere le dichiarazioni di Renzi per “rispettare i criteri”, perché è il punto da cui partire.

Comunque l’Italia è un Paese su 28, per quanto la terza economia dell’Ue…
No,no, no. L’Italia è speciale, indipendentemente dal lato economico, e gli italiani non lo sanno. Gli altri europei  ammirano il genio del popolo italiano e ne parlano.

Ma quali sono i punti chiave del suo programma per l’Europa, non solo per l’Italia…
Penso che la medaglia europea abbia due lati. Il consolidamento fiscale è necessario per ragioni intergenerazionali, perché i giovani dovranno pagare il debito che stiamo aumentando. L’Europa ha bisogno di queste politiche perché l’organizzazione del futuro dipende da quanto saremo capaci di ridurre il deficit e il debito pubblico. Ma le politiche di crescita e orientate al lavoro hanno la stessa importanza di quelle di consolidamento…

Non ora. In Italia la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 42 per cento e la sensazione è che l’Europa non stia facendo nulla…
No, è l’Italia che non sta facendo abbastanza per la disoccupazione giovanile, questo è il punto. L’Unione europea non è responsabile di combattere la disoccupazione giovanile italiana. È una questione per il governo, il parlamento e la società italiani. E non puoi combattere contro la disoccupazione accrescendo il debito pubblico. Non c’è esempio nella storia economica mondiale di un Paese che abbia raggiunto una crescita sostenibile aggiungendo deficit al deficit, debito al debito. Bisogna essere seri quando si tratta di politiche budgetarie e fiscali. Quando si spende denaro che non si ha si accresce il debito, e si va verso una schiavitù dei mercati finanziari. I Paesi che seguono queste politiche abbandonano la propria sovranità monetaria e la mettono nelle mani dei mercati. Un Paese che ha una propria dignità combatte il debito pubblico e ha un deficit “intelligente”. Non è una questione di austerità. Credo che in alcuni Paesi abbiamo avuto un eccesso di austerity, ma la responsabilità fiscale è essenziale.

Che Commissione vuole Jean-Claude Juncker?
Una Commissione più efficiente, composta da politici di alto profilo, e non da funzionari. Una Commissione coraggiosa.

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