Viva la FifaLa guerra Sky-Mediaset ha già un vincitore: la Serie A

La guerra Sky-Mediaset ha già un vincitore: la Serie A

l’Italia del calcio tornò ad interessare l’Europa. Se sul campo la Serie A perde tifosi, è davanti alla televisione che le grandi aziende si danno battaglia per accaparrarsi i diritti del fu campionato più bello del mondo. Com’è possibile? Semplice: il terreno di battaglia italiano non è altro che il palcoscenico di una lotta a suon di miliardi in vasta scala e che comprende tutta l’Europa del calcio.

Già, l’Europa. Quella che grazie al tubo catodico e ai satelliti sta gonfiando di banconote i grandi campionati. Secondo i dati di Forbes, la Premier League inglese incassa in tutto 2,6 miliardi di dollari, risultando così davanti a tutti nella classifica degli introiti da diritti tv. Subito dopo, sorpresa, non c’è la tanto elogiata (giustamente, perché in crescita) Bundesliga, bensì la nostra Serie A con 1,3 miliardi di dollari incassati nel triennio 2011/14.

Ed ora che si avvicina l’asta per il nuovo triennio, i grandi broadcaster sono pronti ad affilare le armi, ognuno con la propria strategia. Lo scorso 7 maggio, la Lega Calcio di Serie A e l’advisor Infront hanno raggiunto un accordo di base per il periodo 2015/18. Infront continuerà ad occuparsi dei diritti tv per conto della Lega, garantendo ad essa un risultato minimo di 980 milioni di euro dalla cessione dei diritti stessi ed ottenendo il rinnovo automatico per il triennio successivo nel caso in cui riuscirà a garantire 1 miliardo e 400 milioni di euro per il triennio. Il prossimo 16 maggio, all’assemblea di Lega, si comincerà con l’asta vera e propria (previo nulla osta da parte della Commissione Antitrust): da quel giorno, i broadcaster avranno 10 giorni di tempo per presentare le proprie offerte.

Della contesa faranno parte di sicuro Mediaset e Sky. Al momento, Rai e La7 sembrerebbero escluse. L’azienda di Stato da una parte è impegnata in un’opera di spending review, dall’altra ha deciso di dirottare i propri investimenti sui diritti delle partite di qualificazione agli Europei 2016 della Nazionale italiana. La tv di Cairo, invece, è ancora una realtà di piccolo cabotaggio per poter puntare a un pesce così grosso. Chi può farlo invece sono le aziende di Murdoch e Berlusconi. Con la seconda in vantaggio sulla prima. A inizio anno, Mediaset Premium ha infatti acquisito la trasmissione in esclusiva in Italia di tutta la Champions League per il triennio 2015/18, per l’importante cifra di 700 milioni di euro in totale. Un’operazione che ha non solo ha destato molta sorpresa nell’ambiente, ma che ha soprattutto messo Mediaset in una condizione di grande vantaggio nei confronti di Sky, costretta da una parte a trattare con l’azienda di Cologno per avere una parte dei diritti del massimo torneo continentale. Non solo: Sky risulta essere in una posizione di minoranza rispetto a Mediaset nell’asta sui diritti della Serie A, visto che dietro Berlusconi si nasconde un terzo incomodo. Anzi, due: Al Jazeera e Fox Sports.

Complicato? Parliamo di una questione di incastri. Il più grande broadcaster arabo, alla testa del quale opera la BeIn Sports di Al-Thani (sì, proprio lui: il proprietario del Paris Saint Germain) non solo detiene già i diritti di Serie A e Liga per la Francia ed è entrata nel mercato britannico, ma è anche in trattativa con Mediaset per la creazione di una newco nella quale far confluire i capitali necessari a Berlusconi per trasmettere la Champions League. Una newco nella quale confluirebbe anche il 22% degli spagnoli di Digital + e che permetterebbe dunque a Mediaset di portare avanti l’operazione-Champions senza dover vendere una parte dei propri diritti a Sky. Ma gli spagnoli stanno subendo la scalata di Telefonica, che ha manifestato l’interesse a rilevare il 56% di Digital + (operazione da 750 milioni di euro) e che ha di recente siglato un accordo proprio con Sky attraverso la propria controllata Telecom.

Ecco perché la battaglia italiana è il riflesso di quella europea. Con Sky costretta a riguadagnare terreno nei confronti del “Biscione” almeno per quanto riguarda la Serie A. Il colosso di Murdoch non è rimasto a guardare. In questo senso, ecco spiegata la mossa dell’accordo con Telecom: Sky vuole risorpassare Mediaset sul mercato nazionale usando i comparti internet e mobile. L’accordo tra il segmento sportivo di Sky e la controllata di Telefonica prevede che gli abbonati possano vedere i contenuti calcistici su smartphone e tablet, oltre che accedere alle partite attraverso un decoder ad hoc per l’internet tv che poggia sulle reti broadband di Telecom. Una mossa studiata sulla base della decisione da parte della Lega Calcio di allargare il ventaglio dell’offerta, nel periodo 2015/18, dal satellite al web: da via Allegri sperano così di recuperare il calo degli abbonati che ha colpito le due grandi tv, in tutto 350mila utenti, che hanno deciso di lasciare il grande schermo per quello più piccolo di computer e mobile.

Non solo internet, però. Murdoch è pronto a dare battaglia anche battendo la via del digitale terrestre. Non con Sky, ma con FoxSports. I due player condividono lo stesso azionista di riferimento, ovvero la 20th Century Fox del magnate australiano, ma entrambe sono divise a livello di organigramma: una carta che Murdoch sarebbe pronto a giocare per evitare lo stop dell’Antitrust. Se le Istituzioni dovesero dare il nulla osta anche a FoxSports, sul piatto della Serie A sarebbero pronti 310 milioni di euro da parte di un canale che già trasmette i gol della Liga e della Premier

A guadagnarci, nella lotta tra le due contendenti, è il sistema calcio della Serie A. Grazie ad Infront, le squadre italiane nel triennio in corso si sono messe in tasca in totale il 6,7% in più rispetto allo scorso. Nel prossimo triennio, l’asticella potrebbe salire fino al 10% in più di introiti. Un effetto “naturale” dovuto alla concorrenza tra i due blocchi e da chi li alimenta. Un effetto simile si è avuto in Francia proprio grazie alla presenza di Al Jazeera, che grazie all’accordo con Canal + ha fatto sì che le squadre di Ligue 1 si mettessero in tasca un +20% di ricavi

In un certo senso, invece, a perderci sarebbero i tifosi formato-tv, costretti a orientarsi nei meandri di un campionato che si preannuncia sempre più “spezzatino”. Non solo a livello di orari, quindi, ma anche di piattaforme. Con il rischio che, per fare un esempio, chi volesse seguire una giornata di Serie A dovrebbe avere un abbonamento a Sky per vedere l’anticipo del sabato, un abbonamento a Mediaset per almeno una partita il posticipo delle 20.45 e un altro ancora a internet per le altre gare. 

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